E' ormai da diverse settimane che in Italia come nel resto del mondo si sta cercando di capire quale sia stata la reale portata, in termini di decessi, del Covid-19. La sensazione, confermata dalle prime statistiche accurate del settore, pubblicate dall'Istat che aveva provato a fare una prima luce sulla reale situazione italiana, nelle ultime ore è stata rinforzata anche dalla voce dell'Inps.

Tra marzo e aprile, secondo l'ente previdenziale, è stato registrato un aumento di vittime di 47mila persone. Preoccupante la stima del Nord Italia: +84% di morti rispetto alla media degli anni precedenti, ma quel che appare certo per l'Istituto è ormai la sostanziale inutilità dei dati forniti quotidianamente dalla Protezione Civile, dall'Inps considerati "ormai poco attendibili poiché escludenti tutte quelle persone morte all'interno delle propria mura domestiche e dunque non inospitale. 

La considerazione fatta è semplice: "Il numero di decessi è piuttosto stabile nel tempo. con le dovute cautele, possiamo attribuire una gran parte dei maggiori decessi avvenuti negli ultimi due mesi, rispetto a quelli della baseline riferita allo stesso periodo, all’epidemia in atto”. Lo scarto tra i decessi contati dalla Protezione civile, 27.938, e quelli registrati dall'Inps, circa 47mila, è precisamente di 18.971, uno scarto che non ci si può fare a meno di domandare, in assenza di notizie certe, a cosa sia dovuto. 

La risposta, in buona parte, dovrebbe essere proprio legata al coronavirus. Anche per le caratteristiche dei decessi: “La distribuzione territoriale dei decessi strettamente correlata alla propagazione dell’epidemia e la maggiore mortalità registrata negli uomini rispetto alle donne è coerente con l’ipotesi che la sovra-mortalità sia dovuta a un fattore esterno, in assenza del quale una eventuale crescita di decessi dovrebbe registrare delle dimensioni indipendenti sia dal territorio che dal sesso”. I dati parlano chiaro: le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza presentano tutte una percentuale di decessi superiore al 200% e quasi tutto il nord-ovest dell’Italia ha avuto, sino a questo momento, un incremento dei decessi superiore al 50%.