Nel calcio la componente mentale è quella che spariglia nel maggior numero dei casi la situazione, soprattutto in concomitanza di gare bloccate. È esattamente quello che è successo negli ultimi 7 minuti di Inter-Tottenham quando gli Spurs hanno avuto il braccino non chiudendo la partita e lasciando clamorosamente all'interno del match sia i nerazzurri che i 65mila scalmananti che hanno gremito San Siro. Questa situazione mentale aumenta esponenzialmente in determinate condizioni, su tutte quando la squadra non è dotata di un tasso tecnico di base non elevatissimo, in cui ci sono pochi giocatori in grado di determinare il risultato sulla base di una singola, improvvisa giocata.

L'Inter è questo tipo di squadra e non sarà il risultato contro il Tottenham a ribaltare questa valutazione, semmai l'accrescerà solamente. All'Inter - che pur ha modificato sostanzialmente la propria rosa in estate - mancano giocatori di estro tecnico e in situazioni difficili la componente mentale aiuta a colmare questa carenza. Su di essa, però, non si può fare continuamente affidamento: non sempre ci sono le condizioni tali per mettere in moto la componente emotiva nel verso giusto e, anche se accadesse, è difficile cavalcare quest'onda; alle volte questa spinta è complicata da gestire, specialmente quando la si dà per scontata e quasi di routine finendo col venir ribaltato da essa stessa. Come fare dunque per non dipendere totalmente dalla componente mentale limitandola a determinate situazioni?

Migliorare la condizione fisica.

Anche Nainggolan e Icardi hanno bisogno di una migliore condizione atletica (Getty Images)

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Ieri si è visto nettamente: l'Inter è una squadra in grado di seguire alla lettera i dettami che escono dalla bocca di Spalletti; il pressing alto e sistematico è stato eseguito alla perfezione, i movimenti in fase difensiva sono stati frutto più prelibato di sessioni video intense e ben recepite dalla squadra. Il problema è stato il ribaltamento di fronte. Quando i movimenti non si possono studiare è lì che i nerazzurri, ampiamente fuori condizione, hanno mostrato i propri limiti.

Skriniar non ha mai il passaggio sulla verticale, Politano - positivissimo - gioca più di intuito che con la mente sgombra, Vecino sbaglia controlli elementari perché smanioso di buttarsi in avanti, Nainggolan prova a prendere per mano la squadra, ma finisce con l'arrancare palla al piede in attesa di movimento altrui. Questo perché non c'è fiducia nei propri mezzi allo stato attuale e fa sì che il pallone scotti tantissimo fra i piedi, specialmente fra quelli di coloro i quali quel pallone - adesso blu - non l'avevano mai toccato prima di ieri sera.

L'Inter della gara contro il Tottenham è apparsa palesemente lenta di pensiero - prevedibile - e lenta nell'esecuzione delle ripartenze e questo è quello che alla lunga dovrà fare la differenza nelle gare dei nerazzurri. Con una condizione atletica e fisica migliore, con delle gambe meno macchinose le giocate potranno venire più facilmente, si potrà fare affidamento su di essa per sopperire ai limiti tecnici della rosa. Più fiato e più ritmo per aiutarsi vicendevolmente, correre più e meglio tutti per far correre meno chi già corre per 3 adesso, avere le gambe libere dall'acido lattico per dare una soluzione in più a chi detiene il possesso del pallone e per provare - magari - uno strappo individuale con il quale risolvere o indirizzare positivamente la gara.

Perché la spinta mentale è un fattore fondamentale, specialmente in una competizione come la Champions League, ma nell'arco di un campionato dove le gare sono molte di più e le aspettative in alcune gare sono ben diverse da quelle della gara con il Tottenham non si può fare sempre e solo affidamento su di essa. Non può sempre prenderla Vecino. Sebbene ieri l'abbia presa, di nuovo. Eccome se l'ha presa.

Didascalia superflua (Getty Images)

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