Sono stati tre; dovevano essere quattro; avrebbero potuto essere cinque.

Non sono gli episodi della saga di Ritorno al Futuro - per quanto la storia del Divin Codino sia altrettanto coinvolgente e profonda, tanto da attraversare il tempo in lungo e in largo -, ma il numero dei Mondiali giocati da Roberto Baggio.

Un'icona italiana, più che del calcio italiano. Un idolo, che ha sempre prevaricato i confini del suo - e nostro - sport. Un riferimento, per generazioni di calciatori.

Colui grazie al quale tantissimi - compresi il sottoscritto e Jvan Sica, autore de 'Il sublime e la speranza' - ragazzi degli anni '80 hanno iniziato ad appassionarsi visceralmente, trasversalmente e quasi tridimensionalmente al calcio.

E non, necessariamente, a una singola accoppiata cromatica.  

Rose Bowl. July 17, 1994 in Pasadena, California, United States (getty)
Rose Bowl. July 17, 1994 in Pasadena, California, United States (getty)

I) Perché un punto di vista come quello di Jvan, così avvolgente e immersivo, è assolutamente raro da reperire, nell'ambito della letteratura sportiva. E la storia del Divin Codino è quanto di meglio possa prestarsi, a una tecnica scrittorica così complice.

II) Perché gli eventi sportivi su cui si fonda il racconto vanno a nozze, col loro carico di innato romanticismo, con quelli del loro contesto storico, artistico e culturale. Celebrante il sacro rito è ovviamente l'autore, che conosce a menadito vizi, virtù e sfaccettature di ambo i coniugi.

III) Per gli intermezzi. Finestre narrative magistralmente inserite che consentono al lettore, tra un capitolo e l'altro, di affacciarsi su panorami collaterali altrettanto interessanti. Talvolta capaci di generare addirittura un piacevolissimo 'effetto sorpresa'.

IV) Perché gli anni '90 di Roberto Baggio sono gli gli anni in cui ci siamo re-innamorati della Nazionale, dopo il ciclo della seconda metà degli '80 che ci aveva lasciato, e non poco, con l'amaro in bocca. E il merito, in buonissima parte, è proprio del protagonista e dei suoi tre Mondiali.

V) Perché Baggio è carnificazione del sublime. E, come scrive Jvan in riferimento a un suo specifico - non spoilero - gol, "Il Sublime è vertice e vortice, che ha la grandezza assoluta come limite pensato, ma è anche sub-limo, sotto il fango, nel vortice della poltiglia di sangue, piscio e feci che ha costellato la vita di Maradona". 

13 Jul 1994:  Giants Stadium in New York, USA (getty)
13 Jul 1994: Giants Stadium in New York, USA (getty)

VI), VII) e VIII) Perché non c'è epoca storica migliore, per rinverdire i fasti dei Mondiali '90, '94 e '98, di questo. A pochi mesi dal più glorioso dei trionfi recenti azzurri, e a pochi giorni dal play-off più atteso, dare in pasto alla propria nostalgia quei momenti provoca inaudite sensazioni di benessere, miste a un pungente risvolto di malinconia. Di cui però è a sua volta velata l'intera carriera di Roberto.

IX) Perché ' Il sublime e la speranza' offre una lettura scorrevole e ricca di spunti sia a chi, vita, morte e miracoli del '10' azzurro più amato, conosce come la Bibbia, sia a chi, suo malgrado, non ha vissuto quei momenti in prima persona, da tifoso, appassionato, o, addirittura, addetto ai lavori.

X) Per rivivere, insieme all'autore (e, virtualmente, abbracciati all'intera anima pallonara azzurra), il momento del "più bello e importante non-goal della storia del calcio italiano". Un frammento mondiale che chiude non solo il libro, ma anche, in sostanza, la carriera azzurra del protagonista. Ma talmente evocativo che da solo basta a riassumere la sua intera storia sportiva.