Koulibaly rovescia la medaglia di un anno e mezzo fa e amareggia il doppio appuntamento in trasferta che nelle prime due giornate ha messo a dura prova l’ingranaggio che Ancelotti sta mettendo a punto per l’anno del consolidamento. Firenze e Torino con la Juve nei piani azzurri sarebbero state due trasferte da quattro punti. Fino all’ultimo istante fatale è stato così. Il pari conquistato nella maniera più inattesa nella trasferta più difficile del campionato avrebbe liberato un Napoli spensierato, nonostante un inizio sgangherato e stracolmo di contraddizioni già dopo due giornate. Ma l’agosto del pronti via non ha fatto grossi danni. La battaglia di Firenze e il carattere mostrato con la Juve sono l’incipit quasi necessario di un romanzo d’avventura in cui i mostri più feroci si sono presentati nelle prime pagine.

Tralasciando le riflessioni intorno alla tattica e al solito retorico senno di poi, a Torino il Napoli ha fatto tutto da solo. Una partita in cui l’ha visto prevalere nel possesso palla (56% a 44% per i partenopei) e nei tiri totali (12 a 10), la fase difensiva del Napoli ha mandato in scena un colabrodo peggiore di quello di Firenze. Se non fosse stato per un paio di parate enormi di un Meret che con un’altra maglia addosso sarebbe molto più al centro dell’attenzione nazionale, i goal della Juventus sarebbero stati di più. Ma il copione ha visto le parti capovolgersi e scambiarsi più volte anche a favore degli azzurri. Pure Szczesny ha salvato un paio di reti che sembravano già fatte e senza la sciagurata autorete di Koulibaly, il pareggio finale non avrebbe spostato dalla serena equità le giuste valutazioni. Ma il pallone a volte sa essere fuoco e acqua nei momenti più imprevedibili. 

A proposito di imprevedibilità, al di là dei tanti errori del Napoli e dell’episodio finale, la partita sta nel cambio a cui è stata costretta la Juve nel primo tempo. De Sciglio poco a poco è apparso in sofferenza e lì, forse, i padroni di casa avrebbero potuto patire non poche difficoltà. La sua uscita ha consentito l’ingresso di un Danilo che avrebbe meritato la maglia da titolare. Appena entrato, complice una copertura difensiva molto ingenua e sprovveduta da parte del Napoli, proprio Danilo è andato a segno per il goal che ha sbloccato la partita e ha fortemente turbato gli avversari. A volte, nel calcio una scelta sbagliata e un episodio sfortunato (l’infortunio di De Sciglio) possono anche essere soggetti a correzioni involontarie, rivelandosi quest’ultime anche fortunate.

Senza voler buttare croci addosso a qualcuno, a Torino Ancelotti si è prima fidato di una condizione fisica che non c’era, schierando un Napoli d’assalto con un 4-2-3-1 troppo prematuro in agosto e subito corretto nella ripresa da un 4-4-2 a cui è bastato un quarto d’ora per mettere all’angolo la Juve. Koulibaly e Allan hanno sulla coscienza gli errori più incisivi, così come, al tempo stesso, Di Lorenzo, Lozano, Manolas ed Elmas hanno fornito elementi che nella gara più complicata rassicurano l’allenatore sul valore della campagna acquisti della società. E mancano all’appello Milik e Llorente, per un attacco che tra Fiorentina e Juventus ha messo a segno 7 reti. Tante, considerando l’ambiente ostile trovato in Toscana e il livello di difficoltà della trasferta piemontese. Un Napoli che in 180 minuti almeno la metà li ha spesi molto male è riuscito comunque mostrare tanta qualità. La sosta servirà per recuperare la condizione di uomini fondamentali. Soprattutto quelli che, come Fabian Ruiz, Koulibaly e Allan, hanno dovuto spendere non poche energie nelle competizioni sostenute durante l’estate con le rispettive nazionali.

“La qualità difensiva non dipende dai singoli e dal reparto, ma dalla fase collettiva”. Parole didattiche e ineccepibili di un Ancelotti che in maniera intelligente, come al solito, ha dato peso più alla mancanza di equilibrio visto nel primo tempo di Torino che alla grande rimonta della ripresa. “Sarei stato insoddisfatto anche se avessimo pareggiato”.

Probabilmente nessuno si sarebbe aspettato un Napoli così smarrito sul piano dell’equilibrio. Un elemento in costante predicato del suo allenatore. Firenze e Torino hanno visto Callejon soffrire entrambi i primi tempi, per poi riaversi nelle riprese. La linea a tre trequartisti è apparsa in affanno tattico in entrambe le uscite, con Fabian Ruiz smarrito quando ha dovuto agire a ridosso dell’esterno destro. La ricerca della posizione in cui il mediano spagnolo preferisce rientrare sul sinistro non libera adeguatamente l’altro spagnolo del Napoli, senza, così, consentire nemmeno sovrapposizioni efficaci a Di Lorenzo. Dall’altra parte, invece, Ghoulam è apparso più lucido con la Fiorentina a gara in corso che a Torino partendo titolare. La corsa e la progressione sono quelle di un tempo, ma, probabilmente l’incerto funzionamento del primo tempo, con la Juve non si è visto il Ghoulam sperato. 

Meccanismi determinati dal momento atletico di alcuni calciatori o dalla necessità di ricorrere a soluzioni tattiche più performanti in relazione allo stato di forma di alcuni elementi? Ancelotti darà le dovute risposte dopo aver ricevuto, per adesso, anche le sue.