Chiamatele pure Sliding doors. Prendi un treno e la tua vita scorre in un modo, perdi quel treno e tutto cambia, basta anche un solo dettaglio e il futuro prende una forma diversa. E magari il futuro del Napoli sarebbe stato diverso se alcuni giovani fossero rimasti all'ombra del Vesuvio a proseguire la loro carriera invece di cercare fortuna altrove. E allora vediamo questa top 11 di rimpianti per la squadra azzurra, un mix di talenti lasciati crescere (e vincere in molti casi) in altri lidi. Enjoy.

MARCO STORARI

"Manitta al Napoli, Storari al Messina". Questo lo scambio di mercato concluso dagli azzurri nel gennaio 2003, all'epoca alla ricerca di un secondo affidabile da affiancare a Francesco Mancini, allora titolare. Risultato? Storari non solo diventa una colonna dei messinesi, con cui conquista anche la Serie A, ma la sua carriera è in continuo crescendo tanto da arrivare prima al Milan (dove vince la Champions League nel 2007 con Ancelotti) e poi alla Juventus, dove seppur da comprimario vince 4 scudetti, 1 Coppa Italia e 2 Supercoppe italiane. 

MASSIMO ODDO

Pochi lo ricorderanno, ma il buon Oddo prima di vincere tutto con le maglie di Lazio e soprattutto Milan ha giocato anche con la maglia del Napoli, giocando un campionato da protagonista in Serie B nella stagione '99-2000 con ben 36 presenze e 1 gol, stagione poi culminata con la promozione nella massima Serie. Ma da lì le strade si divisero, non arrivò la riconferma e anzi ci fu un'offerta importante dal Verona, dove Oddo iniziò la sua lunga cavalcata fino alla Nazionale di Marcello Lippi, culminata col titolo di Campione del Mondo a Germania 2006.

FABIO CANNAVARO

Probabilmente il più grande rimpianto della storia del club partenopeo. Cresciuto nel quartiere popolare de La Loggetta, a pochi passi dallo stadio San Paolo, Fabio cresce calcisticamente nel settore giovanile azzurro, imponendosi subito tra i prospetti più interessanti del panorama italiano. Ma le difficoltà economiche del club impongono cessioni dolorose e anche Cannavaro viene sacrificato in nome del Dio denaro, ceduto per 13 miliardi al Parma di Tanzi nel 1995. Quasi un regalo considerata la carriera fatta dal ragazzo che di lì in poi vincerà tutto prima in giallo-blu e poi con le maglie di Juventus e Real Madrid fino al Mondiale del 2006 con l'Italia e il conseguente Pallone d'Oro nello stesso anno, prima volta per un difensore italiano. Rammarico, nonostante il club versasse in acque complicate e determinate cessioni furono di fatto obbligatorie, quando si tratta di Cannavaro è dire poco...

ARMANDO IZZO

90mila euro. Tanto offrì l'Avellino per aggiudicarsi un giovanissimo Armando Izzo nel giugno 2014, strappandolo alla buste al Napoli di Benitez e del ds Bigon. Una beffa non da poco se consideriamo la carriera intrapresa dal ragazzo di Scampia, che in pochi anni si è imposto prima con la maglia degli irpini, poi al Genoa e infine al Torino di Walter Mazzarri, dove attualmente è una delle colonne portanti della difesa granata. Valore attuale: 10 milioni di euro. Altro che 90mila...

MAREK JANKULOVSKI

Valuto fortemente dall'allora tecnico Zdenek Zeman, Jankulovski muove i suoi primi passi in Italia proprio col Napoli, dove mette in mostra le sue qualità (gran corsa e mancino educato), siglando anche 9 reti in 53 partite e attirando su di sè le attenzioni di tanti club italiani. Tra questi spunta l'Udinese, che nel gennaio 2002 lo acquista per circa 3.5 milioni di euro più le comproprietà di Montezine e Pavan e il prestito di Esteban Lopez. Non un grande affare vista la carriera del ceco, che in poco tempo si imporrà come uno dei migliori terzini sinistri d'Europa e vincerà tutto col Milan di Ancelotti: Scudetto, Champions League, Supercoppa europea e persino una Coppa Intercontinetale.

MATUZALEM

Il professore, così era soprannominato il brasiliano, muove i suoi primi passi in Italia proprio nel Napoli dove gioca due buone stagioni dal '99 al 2001, con 53 presenze e persino 1 gol nell'1-0 all'Inter del 18 febbraio 2001, un bel sinistro da fuori area che non lascia scampo a Frey. Ma il suo cartellino non è interamente degli azzurri, che infatti lo perdono alle buste col Parma, ma è da Piacenza che comincia la sua lunga carriera da giramondo che lo porterà a vestire le maglie di Brescia, Shakhtar Donetsk, Real Saragozza, Lazio e Genoa con alterne fortune. Chissà cosa sarebbe successo se fosse rimasto in azzurro...

EUGENIO CORINI

Ebbene sì, anche Eugenio Corini ha avuto un passato con la maglia del Napoli. Un passato breve e burrascoso che risale agli anni '93-'94-'95, quando il centrocampista allora 24enne iniziò a far parte della rosa azzurra. La prima stagione fu incoraggiante e fu chiusa con 4 gol e 24 presenze, ma l'anno successivo le cose si complicano con l'addio di Marcello Lippi e l'arrivo in panchina di Guerini. Tra i due il feeling non si instaura e i rapporti si rompono definitivamente il 2 ottobre 1994, giorno di Napoli-Padova 3-3: Corini sta per entrare, ma Guerini rimanda ancora una volta la sostituzione ed Eugenio abbandona la panchina rifugiandosi negli spogliatoi. A quel punto la cessione è inevitabile, un addio amaro visto il prosieguo della carriera del ragazzo che in pochi anni diventerà un punto fermo del Chievo prima e del Palermo di Guidolin poi, conquistando persino l'Europa.

ALAIN BOGHOSSIAN

Francese, ma di origini armene, Alain Boghossian è uno di quei calciatori che nonostante il passato breve in azzurro restano legati indissolubilmente alla storia di questi colori. 54 presenze, 4 gol siglati e 3 anni vissuti intesamente per il centrocampista nato a Digne-Les-Bains, ricordato da tutti per quel rigore decisivo siglato contro l'Inter nella semifinale di Coppa Italia del '97 (persa in finale contro il Vicenza), con tanto di corsa sotto la curva. Peccato che poi il ragazzo fu lasciato andar via, prima alla Samp e poi al Parma, dove vincerà 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana e 1 Coppa Uefa, oltre al Mondiale casalingo di Francia '98 con i galletti.

AMAURI

"Sono grato al Napoli perché mi ha fatto esordire in serie A e perché mi ha permesso di segnare il primo goal, contro il Verona al San Paolo. E sono grato al Napoli per avermi portato mia moglie, che ho conosciuto proprio lì". Pochi mesi in maglia azzurra per Amauri nella stagione 2000/2001, ma il ricordo è ancora vivo sia in lui che in una parte dei tifosi. Altro rimpianto vista la carriera del brasiliano che s'imporrà nel grande calcio con le maglie di Chievo Verona, Palermo e Juventus, pur non riuscendo a vincere trofei.

nota a margine: al posto di Amauri avremmo potuto inserire il grande Gianfranco Zola, lasciato andare al Parma causa dissesto finanziario (un po' come con Fabio Cannavaro), ma alla fine non lo abbiamo fatto per un semplice motivo: lui comunque uno scudetto in azzurro lo ha vinto, quello della stagione '89/'90. Insomma, un rimpianto...a metà.

DUVAN ZAPATA

Intuizione di mercato dell'allora ds azzurro Bigon, Zapata fu acquistato nel 2013 dall'Estudiantes per una cifra vicina agli 8 milioni di euro, superando al fotofinish la concorrenza del Qpr e del Sassuolo. Alto 1.85, il buon Duvan mette subito in mostra il suo strapotere fisico, ma la sua carriera in azzurro non decolla causa concorrenza spietata, essendo chiuso da Gonzalo Higuain prima, da Mertens e Milik poi. E allora Zapata va prima in prestito biennale all'Udinese, poi nel 2017 viene ceduto per 20 milioni alla Sampdoria, che a sua volta lo vede l'estate scorsa all'Atalanta in prestito biennale con riscatto, affare complessivo da 26 milioni. Intato lui continua a segnare (già 15 gol in Serie A quest'anno, più 2 nelle qualificazione di Europa League e 1 in Coppa Italia), il valore continua a crescere e le big d'Europa lo monitorano. Che la sua cessione sia stata troppo affrettata?

FABIO QUAGLIARELLA

Acclamato da tutti al suo arrivo dall'Udinese nel 2009, Quagliarella divenne ben presto "Masaniello", in onore del protagonista della rivolta napoletana del 1647 contro la dominazione spagnola. Ma solo un anno dopo arriva la cessione, tanto dolorosa quanto inaspettata, alla Juventus e da Masaniello Fabio diventa subito "Core 'ngrato". (cuore ingrato, letteralmente). Soltanto anni dopo si scoprirà che Quagliarella fu costretto a lasciare Napoli perché ricattato e minacciato da un agente della polizia postale, vicenda scoperta solo nel 2017 quando si concluse il processo con la condanna in primo grado per l'agente. Fabio fu riabilitato, tutta Napoli si scusò e lui continuò a fare ciò che sapeva far meglio: segnare. E arrivamo al presente, ad una carriera che prosegue a ritmi incredibili con la maglia della Sampdoria, tanto da eguagliare il record di Batistuta come gol consecutivi in Serie A (11 reti). E chissà quanti gol avrebbe fatto in azzurro senza questa triste vicenda...