Il più forte attaccante del mondo, due tra i più forti centravanti del mondo. Probabilmente Uruguay-Portogallo, gara valevole per l’ottavo di finale del Campionato mondiale edizione 2018, è la gara col più alto livello di attaccanti in campo. Cristiano Ronaldo, Cavani e Suarez. Centinaia di goal, probabilmente quasi mille, per una sfida tra realizzatori di rara caratura.
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Uruguay e Portogallo, due scuole che hanno rappresentato momenti fondamentali per la storia del calcio, che hanno dato a questa disciplina calciatori e squadre destinate a restare nella storia.

Eppure, nonostante le numerose partecipazioni ai campionati del mondo da parte di queste due nazionali, l’unico precedente significativo è rappresentato da un incontro disputato nel 1972 in Brasile, allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro, valido per la Coppa d’indipendenza Brasiliana, un trofeo che ebbe in quell’anno l’unica edizione della sua storia. Quasi un mese fu la durata di un torneo istituito per celebrare il 150º anniversario della Dichiarazione d'indipendenza del Brasile. A quella manifestazione parteciparono 18 selezioni nazionali provenienti da America, Europa e Asia. Portogallo e Uruguay giocarono a Rio il loro secondo incontro ufficiale, dopo l’amichevole del 1966 in cui i portoghesi avevano battuto per 3-0 gli uruguaiani grazie a una tripletta di Torres. La gara del Maracanã, invece, si concluse col punteggio di 1-1, mentre la vittoria finale di quel torneo andò ai padroni di casa del Brasile campione del mondo.

Nella finale disputata a Rio de Janeiro i brasiliani affrontarono proprio il Portogallo. Ironia della sorte, l’atto conclusivo valido per il primo posto vide fronteggiarsi il paese che celebrava l’anno della sua indipendenza e quello che lo aveva colonizzato secoli prima. Il Portogallo del grande Eusébio, che aveva vinto il suo girone formato da Uruguay, Argentina e Russia, dovette arrendersi a un goal allo scadere di Jairzinho.

Uruguay-Portogallo è una partita che sulla carta si presenta di difficile valutazione, sia dall’esterno e sia per i rispettivi allenatori. I lusitani, fino a questo momento, non hanno espresso un buon gioco. La qualificazione, piuttosto sofferta, è arrivata per merito di giocate individuali e per la verve realizzativa di Cristiano Ronaldo, già autore di quattro segnature. L’impianto tattico di Santos si affida alle sortite di Quaresma e a una mobilità, che dalla trequarti in avanti oscilla da destra a sinistra, di un Cristiano Ronaldo che interpreta sia il ruolo di suggeritore che di finalizzatore. Carvalho è l’uomo che di fatto regge gli equilibri della linea mediana. La sua presenza in campo è spesso fondamentale. I dubbi maggiori arrivano dalla posizione della prima punta. Quando non è Ronaldo a occupare quel ruolo, la zona più avanzata del 4-4-2 di Santos alterna l’utilizzo di Gonçalo Guedes e di André Silva. Eppure, sottraendo i numeri registrati dalle prestazioni del numero 7 del Real, il Portogallo non sembra aver ancora trovato la strada per dei meccanismi di gioco in grado di mandare a rete più calciatori. Anche la fase difensiva non è sembrata perfetta. Con la Spagna, tre i goal subiti, i centrali difensivi hanno sofferto il peso di Diego Costa e gli esterni di difesa hanno subito gli inserimenti dei centrocampisti. Anche col Marocco si sono registrati gli stessi difetti, con la difesa spesso molto bassa e poco reattiva davanti a Rui Patricio

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Diversa è invece la fisionomia fornita dalle prestazioni dell’Uruguay nel suo raggruppamento. Cinque goal fatti e zero subiti. Tre vittorie per un girone dominato anche in presenza dei padroni di casa della Russia. Se l’Uruguay dovesse battere il Portogallo, eguaglierebbe il record di 4 vittorie consecutive del 1930, anno in cui i sudamericani riuscirono anche a conquistare la prima Coppa del mondo. La tenuta difensiva è stata garantita dall’esperienza di Godin e di Caceres, oltre a un centrocampo di grande sostanza. Vecino e Torreira interpretano i loro ruoli con grande dinamismo. Corsa e copertura sono i fondamentali della loro funzione tattica. Suarez e Cavani non hanno bisogno di presentazioni. Il 4-3-1-2 di Tabarez allarga la linea mediana grazie ai due fluidificanti Caceres e Laxalt, con quest’ultimo già “rodato” nel suo ruolo ricoperto in serie A con la maglia del Genoa, e la compatta grazie a Vecino e Torreira. Un Uruguay che ha in squadra molti calciatori che militano nel campionato italiano, senza contare chi, come Cavani, in serie A ha lasciato segni considerevoli. La charra garrua, tipica della scuola uruguaiana, della nazionale celeste versione 2018 non disdegna un possesso palla mirato comunque a una circolazione in orizzontale. Le transizioni difensive sono spesso caratterizzate da posizionamenti che badano più a sventare i pericoli provenienti dalle azioni avversarie che a recuperare palla per trasformare rapidamente la manovra difensiva in offensiva.

Questo ottavo di finale, tuttavia, sarà una verifica molto attendibile per entrambe le squadre. Chi avrà la meglio, probabilmente, registrerà una prova di forza indicativa per tutto il torneo.