Quando, a poco più di dieci minuti dalla fine, Schillaci si avventò di testa sulla palla della vittoria, il mondiale del 1990 conobbe la formula vincente di un’Italia, allora, tra le grandi favorite per la vittoria finale. E nessuno avrebbe più tolto gli occhi da quegli occhi accesi e increduli di un calciatore destinato a diventare il simbolo di una vittoria mancata. A distanza di oltre trent’anni, gli ottavi del Campionato europeo di calcio ripropongono una sfida che ha il sapore malinconico e amaro dei drammatici racconti di guerra, ma che, per fortuna, non ha niente a che vedere con quella tragedia che ha fissato nel tempo parole simbolo di vecchie rivalità politiche e patriottiche. 

L’Austria del tedesco Franco Foda per la prima volta nella sua storia ha superato il girone eliminatorio approdando a un ottavo di finale che mette gli austriaci davanti a una nazionale italiana sulla carta nettamente favorita. Tuttavia, superfluo appellarsi a facili retoriche. Il campo è un’altra cosa.
La squadra allenata da Foda ha conquistato il secondo posto nel suo raggruppamento grazie a sei punti, quattro gol segnati e tre subiti, guadagnandosi e legittimando il passaggio del turno battendo l’Ucrania nella gara decisiva. 

Tra le fila austriache non mancano elementi di grande esperienza internazionale. Alcuni, anche di grande profilo. Su tutti, David Alaba, difensore. Dopo tanti anni con la maglia del Bayern Monaco, l’austriaco è passato al Real Madrid, dove inizierà una nuova avventura dopo aver vinto 28 trofei di squadra, tra cui due Champions League, due Supercoppe europee e due mondiali per club. Senza considerare il record di titoli nazionali, ben dieci, condiviso con Thomas Müller. Alaba è senza dubbio tra i grandi calciatori della storia del Bayern e del calcio internazionale. Con la maglia della nazionale ha superato le 80 presenze segnando anche un notevole numero di gol (14). Quota molto significativa per un difensore a volte impiegato anche come esterno.

Getty images
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Tra gli altri si segnalano Christoph Baumgartner (decisivo nella partita con gli ucraini), giovane talento dell’Hoffenheim, e una vecchia conoscenza del calcio italiano, l’ex interista Marko Arnautovic. Molto interessante è il centrocampista Marcel Sabitzer, che milita nel Lipsia. Giocatore totale, in grado di assicurare corsa, qualità, agonismo e ottima duttilità tattica. È lui l’elemento di spicco di un centrocampo molto preparato a più tipi di moduli. Da tenere d’occhio anche il fluidificante Lainer, in passato al centro delle attenzioni di mercato di diverse squadre europee. 

Quello che l’Italia sa di certo di non poter sottovalutare è l’aspetto dell’esperienza e della qualità tattica. La nazionale austriaca, di fatto, milita quasi interamente nella Bundesliga. Tutti i suoi calciatori sono abituati a sviluppi di gioco all’avanguardia e a preparazioni atletiche di grossa affidabilità. Anche se il campionato tedesco assiste al dominio di una squadra e a poche antagoniste, questo divario non condiziona la qualità di elementi di altri club. Inoltre, Foda ha abituato i suoi a calarsi con efficacia in diversi sistemi di gioco e in moduli differenti. Con l’Ucrania gli austriaci sono scesi in campo con una mediana a tre e con i due fluidificanti in appoggio ai centrocampisti, mentre nelle due gare precedenti i biancorossi si erano schierati col 4-4-2. La duttilità di Sabitzer consente a quest’ultimo di giocare anche a ridosso della prima punta, mentre la spinta di Lainer può essere sfruttata grazie alla tenuta difensiva assicurata dalla presenza di Alaba. 

Eppure, a dispetto di buoni strumenti e possibilità a disposizione di Foda, il punto debole dell’Austria sembra essere proprio l’incapacità di consolidare un’identità precisa per i suoi talenti. Molti dei calciatori citati a volte sembrano soffrire lo snaturamento tattico dovuto al tentativo di impiegarli diversamente. Inoltre, il mister tedesco sembra essere riuscito a mettere in dialogo alcuni elementi, ma non ancora a dare schemi e idee distinguibili a tutto un organico che mostra punti deboli e lacune soprattutto sulla pressione degli avversari.

Il calcio austriaco è ancora un cantiere aperto, grazie agli investimenti di alcuni club che si stanno facendo strada in Europa e che hanno puntato su diversi talenti austriaci, ma sul piano generale la sua selezione nazionale, che un po’ il suo europeo lo ha già “vinto” facendo registrare un risultato storico, non può inquietare una nazionale italiana che da molto tempo dimostra brillantezza e armonia. Il tutto può succedere è d’obbligo, ma la qualificazione ai quarti per l’Italia è un’occasione piuttosto favorevole.