Minuto 72 di Salisburgo-Lazio, 1-1 il risultato: contropiede tre contro due orchestrato da Felipe Anderson, tocco sulla sinistra per il solissimo Luis Alberto (e non per Immobile a destra), piattone debole dello spagnolo che Walke blocca senza problemi. E' lo sliding doors simbolo della nefasta serata biancoceleste: fosse entrata quella palla, con un vantaggio da amministrare a meno di venti dalla fine, probabilmente oggi staremmo commentando una partita dall'esito ben diverso. E invece la crudele legge del calcio non fa sconti proprio a nessuno: ribaltamento di fronte, Dabbur circumnaviga troppo facilmente la difesa laziale e, grazie anche a un pizzico di fortuna che non guasta mai, buca Strakosha con una deviazione che di fatto mette fuori causa il portiere albanese. 2-1 per loro, che diventa incredibilmente 3-1 e poi 4-1 nel giro di quattro minuti e sei secondi: tre reti in così poco tempo mai si erano viste nella storia dell'Europa League.

Il dado ormai è tratto: 60 gol incassati in 49 partite stagionali (media di 1.22 a incontro) sono decisamente troppi per una squadra che punta ad andare in fondo a una competizione europea e a ottenere la qualificazione alla prossima Champions League. Nonostante l'altra faccia della medaglia racconti di una semplicità disarmante nel trafiggere la porta avversaria: 109 reti complessive tra campionato, Coppa Italia, Supercoppa ed EL, eguagliato il record di Eriksson stabilito nel 2000. l'anno dello Scudetto. Inzaghi a caldo ha parlato (in parte giustamente) di un black-out mentale, ma la realtà è che la compagine capitolina ha palesato anche in Austria una costante degli ultimi mesi: il precario equilibrio tra i reparti. Perché va bene segnare a raffica, ma prenderne così tanti allo stesso tempo è una lacuna che a lungo andare la squadra sapeva che avrebbe pagato a caro prezzo.

Relativamente alla partita di ieri c'è anche un doveroso discorso su alcuni singoli da fare. De Vrij ha disputato il secondo tempo con la testa altrove, Luiz Felipe ha dimostrato di non essere pronto a reggere certe pressioni anche per via della sua nulla esperienza in campo continentale, Milinkovic-Savic ancora una volta si è ingiustificatamente assentato nei secondi 45', i senatori (Lulic, Radu e Parolo in primis) non hanno saputo gestire con esperienza e quella sana 'cazzimma' il susseguirsi degli eventi. E persino lo stesso Ciro Immobile non può essere esente da critiche. Sembrerà assurdo, visto che stiamo parlando dell'attuale capocannoniere della Serie A e dell'Europa League (8 centri a pari merito con Aduriz), salito a quota 39 marcature stagionali (il più prolifico nella storia del nostro calcio, come l'Edin Dzeko versione 2016/2017), eppure sciupa tantissimo nel giro di 180', almeno tre occasioni gigantesche. Col senno di poi, sarebbero servite come il pane.

E adesso che cosa aspettarsi da questa Lazio? All'orizzonte c'è il derby, la partita peggiore nel momento peggiore. Per tre motivi fondamentali e di immediata intuizione, oltre alle pressioni che inevitabilmente porta con sé una partita del genere e all'importanza che ricopre in ottica quarto posto finale: la squadra di Inzaghi si presenterà domenica sera all'Olimpico con un possibile contraccolpo psicologico post-eliminazione e con due giorni di riposo in meno rispetto ai giallorossi, come se non bastasse pienamente galvanizzati dall'impresa contro il Barcellona. In caso di KO, si rischia di buttare a mare un'intera stagione nel giro di appena tre giorni. Dopo la stracittadina, mancheranno sei giornate: Fiorentina, Torino e Crotone in trasferta, Sampdoria, Atalanta e Inter in casa. Unico aspetto positivo: senza l'Europa è stato scongiurato il rischio di un ampio turnover nelle gare che verranno, una manna dal cielo per i fantallenatori che in rosa hanno più di qualche giocatore biancoceleste. Pronti allo sprint finale, a onorare e rincorrere l'unico obiettivo ancora in piedi, la qualificazione in Champions League. Ma la domanda, a questo punto, è più che lecita: se dovesse farcela (e in tal caso sarebbe inserita in quarta fascia), alla luce della figuraccia di ieri, si può davvero pensare che questa squadra, seppur arricchita da 2-3 innesti estivi, sia pronta e matura per affrontare sei durissime partite in un girone di ferro, senza dover correre ogni volta il rischio di prendere un'imbarcata? A Lotito e Tare l'arduo compito di scongiurare quello che sarebbe un autentico incubo per i tifosi della Lazio.