Francia-Belgio è la sfida in lingua francese del calcio che oggi unisce pragmatismo e raffinatezza. La prima partita tra Belgio e Francia pare risalga a inizio Novecento, disputata a Uccle, cittadina nobiliare della regione di Bruxelles-Capitale. Per più di trent’anni tante amichevoli, alcune delle quali con scoppole pesanti a favore dei belgi e a danno dell’orgoglio francese. Poi, la prima gara importante, al mondiale del 1938, proprio in Francia. Il mondiale con la Germania con la svastica, della partecipazione delle Indie orientali olandesi, l’attuale Indonesia, e di un vecchio mondo che di lì a poco sarebbe andato incontro alla guerra e alla sospensione delle manifestazioni sportive internazionali. Veinante (che segnò dopo poco più di trenta secondi) e Nicolas batterono il Belgio per 3-1, a Colombes, a un ottavo di finale che qualificò la Francia, sconfitta nel turno successivo dalla nazionale italiana, quella che avrebbe bissato il successo dell’epoca Pozzo.

Altri trent’anni di amichevoli e poi un doppio confronto, risolto con un pari e una vittoria del Belgio, valevole per le qualificazioni ai campionati europei del 1968. Esito analogo per un’altra tornata di qualificazioni ai campionati europei, stavolta del 1976. Dopo altri due incontri per le qualificazioni ai mondiali del 1982 (una vittoria ciascuna) Belgio e Francia si ritrovano all’europeo del 1984. I francesi, che vinceranno quell’edizione, hanno ragione dei belgi per 5-0, con tripletta di Platini.

Il primo confronto a un campionato del mondo, transalpini e belgi lo registrano nel 1986, in Messico, per la finale per il terzo e quarto posto. Dopo un combattuto 2-2 ai tempi regolamentari (reti di Ceulemans e Claesen per il Belgio e di Ferreri e Papin per la Francia), Genghini e Amoros vanno a segno nei supplementari consentendo ai francesi di allungare per 4-2 sul Belgio. Seguiranno altre gare amichevoli, l’ultima disputata nel 2015, e vinta per 4-3 dal Belgio, per una sfida che nella storia di queste due nazionali è stata avara di incontri ufficiali e generosa di partite amichevoli

La semifinale del mondiale 2018 rappresenta la sfida più importante nella storia degli incontri tra queste due selezioni. Mai Francia e Belgio si sono incontrate per una partita valida per l’accesso a una finale. Didier Deschamps e Roberto Martínez conoscono tanto la forza della propria squadra quanto quella dell’avversario. Belgio e Francia sono le due squadre che in questo mondiale, fino a questo momento, hanno giocato il calcio migliore. Entrambe contano su organici in cui non sono poche le individualità che possono risolvere una partita. Mbappé, Giroud e Griezmann si opporranno a De Bruyne Lukaku e Hazard. Meunier e Chadli dovrebbero agire sulle corsie esterne mentre Fellaini e Witsel dovrebbero assicurare un supporto di sostanza tattica utile a un undici che fa del palleggio e della manovra la fase preparatoria agli affondi rapidi e imprevedibili dei suoi attaccanti. La difesa francese, tra le migliori di questo campionato del mondo, si misurerà con il reparto offensivo che, fino a questo momento, è risultato tra i più decisivi. Calciatori come Varane, per esempio, costituiscono un banco di prova indicativo e, al contempo, testimoniano, come altri giovani calciatori della nazionale francese, quanto la selezione transalpina sia stata in grado di realizzare il ricambio generazionale che la ricandida, come era avvenuto per la Francia di Zidane, ad essere tra le prime del calcio mondiale.
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Il Belgio negli ultimi quindici anni ha subito un lungo ed elaborato processo di maturazione. La nascita di generazioni di calciatori che, o per “passaporto” o perché, pur se di altri paesi, hanno gravitato a lungo in squadre belghe, hanno consolidato una scuola individuale aderendo a quella nascente tanto a quella tradizionale ha dato agli allenatori delle ultime selezioni nazionali una varietà di elementi da diverse e compatibili caratteristiche. Martinez, una sorta si Maurizio Sarri in versione internazionale, è un meticoloso al limite del patologico. Uno studioso di calcio che ha ampliato il suo osservatorio tecnico tra la Gran Bretagna e la Spagna. Il cosiddetto “fast breaks”, il sistema delle ripartenze rapide e imprevedibili, è fondato su criteri tattici precisi ed elaborati nel tempo, non da pure e apparente istintività tattica. La nazionale belga nel corso del temo ha guardato al calcio degli altri misurandolo sulle proprie risorse, senza lesinare sulle possibilità di assimilare ogni elemento utile a progredire la propria scuola. Una tendenza che è mancata, per esempio, alla gloriosa scuola olandese, che, non a caso, da alcuni anni paga lo scotto della sua “chiusura” sia nel rendimento internazionale delle squadre di club che della stessa selezione nazionale, assente al mondiale russo.

Il 4-3-3 dei Les Bleus e il 3-5-2 dei diavoli rossi potrebbero essere i due moduli di partenza con coefficiente di duttilità annesso, soprattutto da parte dei belgi che, da quando è nato il calcio, non hanno mai battuto i francesi ai mondiali.