Mi chiamo Dario Lombardi. Sono un ragazzo che, in ottemperanza al decreto attuale, vive la sua vita chiuso in casa. Abitando in un monolocale da solo, vedo persone in carne ed ossa sostanzialmente quando vado a fare la spesa, dato che anche negli altri appartamenti del condominio tutti pensano bene di rinchiudersi in casa. La normalità, di questi tempi, è passare ogni giorno davanti al pc per cercare qualcosa con cui svagarsi, in attesa di poter lavorare. Si tratta quindi di dover impegnare il cervello per evitare di restare h24 sotto le coperte, dettando le giornate solo dai bisogni fisiologici e da quelli che contemplano la fame, la sete e il sonno.

In questo periodo è facile rimpiangere la vita precedente, perché la libertà era un concetto che sembrava a portata di mano. La libertà di prendere l’auto e viaggiare, di entrare nei ristoranti, di visitare un parco, un museo. La libertà di essere noi stessi, di abbracciare, baciare, stringere a sé le persone più care. A chi non manca tutto ciò? Chi vive ogni giorno chiuso in una stanza, come me, sta accusando il colpo e, a lungo andare, chissà quanto riuscirà ancora ad andare avanti.

Mi manca il calcio, che non esiste più. O meglio, esiste solo in alcuni paesi come la Bielorussia, il Nicaragua: i relativi dittatori hanno deciso la non esistenza del problema Covid-19, permettendo quindi la prosecuzione dei campionati. I giocatori sono delle marionette che devono attenersi alle nuove regole: servire il paese e dare ad esso la sembianza di una nazione forte, più delle altre. Ma è solo un’illusione. Come un pesce palla che si gonfia, basta uno spillo per bucarlo e rendersi conto che la situazione, in quei paesi, potrebbe sfuggire di mano se i contagi aumenteranno (e aumenteranno, anche se i dati ufficiali diranno il contrario).

Quindi il calcio esiste ancora, seppur a infimo livello. Scopro una squadra che si chiama Real Madriz, gioca in Nicaragua. Lo stadio è vuoto, ma alcune persone sono appollaiate alla recinzione per vedere la partita, alcuni sono seduti su un muro. No ai biglietti, sì ai tifosi. Mi rendo conto di quanto sia bello, per un attimo, vedere una partita: è come se non lo facessi da anni. Scopro quindi che mi manca un’altra cosa: il fantacalcio. Era bello esultare al gol di uno dei tuoi, o ad un errore dell’avversario. O maledire i tuoi scarsi giocatori e la fortuna sfacciata dell’altro. Era un modo per sentirsi parte di un mondo in cui la competizione la fa da padrona, anche se tutto è in nome dell’amicizia. In un periodo in cui la solitudine raggiunge alti livelli, prendo la decisione: devo tornare a giocare al fantacalcio.

Fantacalcio, ok. Ma come? Mi metto a guardare i vari campionati che si stanno ancora giocando e scopro il magico Tagikistan. Si è deciso che le partite devono andare avanti, magari a porte chiuse per non rischiare, ma si va avanti. Tanto il coronavirus è a quota “zero” e ci rimarrà per sempre (forse). Scopro squadre dai nomi strani come Regar Tadaz, Istaravshan, Istiqlol (i campioni in carica), Khatlon. Guardo la lista dei giocatori e vengo a conoscenza di Fatkullo Fatkulloev, Khikmatullo Rasulov, Karomatullo Saidov, Idibeg Khabibulloev. Faccio un enorme copia incolla di tutti i giocatori, una lista divisa per ruoli e una per squadra, prima di far partire l’impresa di trovare qualche pazzo che si butti con me nell’avventura. La creazione di un fantacalcio del Tagikistan si sta completando. Ne trovo tanti, molti più di quelli che mi aspettavo. Espongo le nuove regole (non ci sono pagelle ma ci si basa solo su bonus e malus), si litiga su un pezzo grosso dell’Istiqlol come Manuchekr Dzalilov (attaccante comprato a 54 quando i crediti disponibili erano 100), con il passare delle ore lo stomaco e il sonno comandano più del cervello le scelte dei fantallenatori. Alla fine siamo pronti, possiamo cominciare con un gioco decisamente fuori di testa: il fantacalcio del campionato del Tagikistan, che ho chiamato, un po’ orgogliosamente, Fantaderio.

Il primo weekend comincia con un interessante Regar Tadaz-Istaravshan che viene trasmessa suYoutube. Non ricordo da quanto tempo non guardo una partita in diretta, mi sembra un’infinità e mi emoziono più del dovuto. La partita è di una bruttezza inaudita ma sono davvero felice. Nella chat del canale c’è un tipo tagiko di nome Undertaker che si vanta di tifare Dushanbe (quale?), io non riesco a non fare commenti sul wrestling. Il momento più esaltante è senza dubbio il gol di Dilovarsho Ganiev, entrato a mezz’ora dalla fine e, cosa più importante, schierato al centro del mio attacco. Esulto come un pazzo per un gol assolutamente imprevisto: chi diavolo li conosce questi giocatori? Io mica mi ero messo a guardare le statistiche! L’immenso Dilovarsho però non si fermerà qui, perché per la mia gioia la difesa dell’Istaravshan è piena di bidoni che gli regalano la doppietta. Due gol dopo la prima partita, non male!

Arrivano le prime lagne e le prime gioie di tutti gli altri; sento che l’interesse sta salendo, quasi come se a giocare fossero davvero Immobile, Ronaldo, Lautaro e gli altri. Non è solo per vincere, ma per riappropriarci di un gioco che sembrava essere lontano anni luce. E invece è qui, in mano nostra, ancora. Siamo di nuovo un gruppo di amici che gode dei gol dei nostri beniamini, come una volta. Siamo tornati a far fiorire le nostre passioni e a condividerle come sempre.

Al termine di un combattutissimo Kuktosh-Khujand, un 1-1 con straordinario gol di Khikmatullo Rasulov per i padroni di casa e del meraviglioso Fatkullo Fatkulloev, arriva la parte più noiosa di tutte: fare i conti. Una volta finita l’immensa lista di bonus e malus da assegnare, i risultati: la prima partita è un successo. Non solo perché ho vinto (STRAvinto), ma perché questa prima giornata è esistita. Ci sono i primi godimenti, così come i malumori, i richiami alle sfighe, l’appuntamento alla prossima giornata. Insomma, ho trovato un modo per giocare al fantacalcio, un modo per tornare alla normalità. Lasciatemelo dire: è bellissimo!

La sfortuna però ha deciso che adesso il campionato si dovrà fermare fino al 10 maggio. Il prossimo weekend tornerà ad essere vuoto come poche altre cose al mondo. O come quella vita che tanti stanno passando in questi mesi.

Dario Lombardi