La storia di questo Fantacalcio è una favola che profuma di tragedia. Ci sono io, interista sfegatato, e due miei amici laziali. Ad agosto decidiamo di coronare il gemellaggio delle tifoserie con la scelta di assemblare insieme una squadra per vincere il Fantacalcio. Cosa che a me, allenatore di lungo corso, non accadeva da diversi anni.

Gasati ed entusiasti di condividere questa passione, per non tradire le nostre fedi calcistiche decidiamo di puntare principalmente sui nostri beniamini e di non comprare nessuno di Roma e Juventus. Quindi portiamo a casa Perisic, Luis Alberto, Immobile, Felipe Anderson, D’Ambrosio, Marusic, Bastos, Wallace e Dalbert: una mini-succursale di Lazio e Inter che inizia fin da subito a macinare gioco e punti.

Oltre a loro, decidiamo di puntare su Milik, Callejon, Ljajic, De Paul e Sirigu. Essendo soltanto in 9 nella lega non potevamo fare gli scontri diretti quindi decidiamo di optare per una semplice classifica a punti totali. Il 10 settembre (Lazio-Milan 4-1, tripletta di Ciro e gol di Luis Alberto) ci prendiamo la testa della classifica. Era la terza giornata. Noi non lo sapevamo, ma quella vetta non l’avremmo più lasciata.

Le prime giornate sono strepitose: ci segnano tutti (anche Marusic e Bastos) e l’impressione è che non ci sia storia. Ciro e Luis sono devastanti, Perisic segna a rotta di collo e Callejon riesce nell’impresa di oscurare Mertens. Tutto fila liscio fino all’inizio del 2018, quando la squadra inizia a dare qualche segno di cedimento.

Felipe Anderson gioca a corrente alternata, Ciro inizia ad avere qualche giornata di appannamento e il grande favorito di quest’anno, Biancorossi, inizia a macinare punti con Cutrone, El Shaarawy, Belotti, Milinkovic-Savic, De Vrij, Nainggolan, Manolas, Brozovic, Chiesa. Questa l’ossatura del nostro avversario, forte e temibile in ogni reparto. Iniziamo a perdere punti e io, da buon interista, entro nel vortice del pessimismo che mi porta a vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto.

Nel mercato di riparazione, per liberarci dei “pesi morti” delle nostre squadre (Wallace e Dalbert) commettiamo qualche errore di valutazione come vendere Ljajic e prendere Destro e ci facciamo anche sfuggire Politano (che per fortuna non prende nessuno). Fra alti e bassi continuiamo a mantenere la testa della classifica ma il nostro inseguitore non molla e la sensazione è che il sorpasso sia dietro l’angolo.

La svolta arriva il mese di marzo. Perisic torna sui suoi livelli, Callejon si sveglia dal torpore invernale e recuperiamo la nostra punta di diamante. Il nostro ariete che avevamo “sapientemente” deciso di non vendere: Milik. Prendiamo ancora vantaggio e a poche giornate dal termine riusciamo ad accumulare un vantaggio di 60 punti. Ancora qualche gol ed è fatta.

Arriviamo a Torino-Lazio. Pronti via e Ciro si fa male. E vabbè, tanto c’è Luis Alberto. Rigore per la Lazio: Luis Alberto sbaglia il rigore. Ahia. Il nostro avversario segna con Milinkovic-Savic e iniziamo a sentire puzza di bruciato. In tutto questo, il nostro “gemellaggio” inizia a vacillare e iniziamo a percepire che la lotta Champions sarà fra Inter e Lazio. Oh mio Dio, e ora?

La tensione cresce, la settimana dopo si fa male anche Luis Alberto. La puzza di bruciato è sempre più forte. Stai a vedere che perdo tutto, Fantacalcio e posto in Champions League. Il nostro avversario Biancorossi (gli altri sono troppo staccati per farci paura) rosicchia punti ad ogni giornata ed è così che arriviamo all'ultima di campionato, Lazio-Inter, con 39 punti di vantaggio sul secondo.

Un margine abbastanza rassicurante che ci proietta verso la vittoria, anche se il nostro gemellaggio (che fin lì era andato a gonfie vele) inizia a vacillare. La posta in gioco è altissima, Lazio e Inter si affronteranno in uno spareggio per la Champions. Ciò che il Fantacalcio aveva unito, il calcio aveva diviso. Loro due sperano che siano Ciro e Felipe Anderson a portare in Champions la Lazio, io nel mio piccolo punto tutto su Perisic.

Inizia la giornata e ci rendiamo conto che giocheremo senza portiere (Sirigu e Ichazo non giocano). Biancorossi prende l'assist di Belotti e il 6,5 di N'koulou. I fantasmi del 5 maggio iniziano ad aleggiare nella mia testa, per fortuna ci pensano Milik e Callejon a scacciare ogni incubo e a consegnarmi (virtualmente) il titolo.

Biancorossi non molla e mette a segno una pregevole doppietta con uno scatenato Cutrone, non contento prende anche l’assist di Chiesa. Il vantaggio è ancora grandissimo ma lui ha a disposizione ancora El Shaarawy, Brozovic, Milinkovic-Savic e De Vrij per compiere il miracolo.

Pronti via e autorete di Perisic. Non ci voglio credere. Per fortuna pareggia i conti D’Ambrosio (che purtroppo avevo messo in panchina per sicurezza). Contropiede Lazio e segna Felipe Anderson. Ho le mani sul titolo del Fantacalcio e penso malinconico: “Chissà cosa staranno provando i miei amici allo stadio, andranno in Champions con il gol di Felipe Anderson e vincono anche il Fantacalcio assieme a me, per loro si prospetta una serata da incorniciare”.

In quattro minuti però cambia tutto. Icardi prima e Vecino dopo mi portano in Champions League e posso finalmente lasciarmi andare a un urlo liberatorio che profuma di vittoria. Ho vinto il Fantacalcio e sono in Champions League all'ultimo respiro. Meglio di così non poteva andare (almeno per me).

E i miei amici laziali? Spariti. Abbiamo vinto il Fantacalcio insieme ma l’esito di Lazio-Inter non ci permette di festeggiare. E non posso neanche biasimarli, a parte inverse sarei caduto in depressione. Ciò che il Fantacalcio ha unito, il calcio ha diviso. È proprio il caso di dire che il mio trionfo, visto da un'altra prospettiva, assume i contorni di un vero e proprio dramma sportivo...

Angelo Dino - La mia Lega Fantagazzetta

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