Ben prima che migliaia di calciatori di ogni età conoscessero l’erba sintetica del nobile calcetto, detto anche calcio a cinque, le scarpette dei livornesi calpestavano già il cemento del gabbione, un calcio che si gioca quattro contro quattro, di estrazione sociale ben più popolare.

L’ideatore, negli anni cinquanta, fu addirittura Armando Picchi, livornese purosangue e roccioso difensore della grande Inter e della nazionale. Intorno al campetto di basket in cemento, posto all'interno degli stabilimenti balneari cittadini, fece costruire una gabbia utilizzando le reti da pollaio, per evitare che la palla finisse in mare o a disturbare i concittadini stesi a prendere il sole. Le porte erano… le porte di accesso alla struttura: larghe un metro e alte due, e non si poteva parare con le mani. Non c’era fallo laterale, o fallo di fondo: la palla era sempre in movimento e il gioco si interrompeva solo per un gol o per un raro fallo. E dato che veniva considerato un gioco “maschio”, il gioco si interrompeva raramente, nemmeno in casi di evidenti spinte contro la rete o interventi decisi. Si giocava praticamente nudi: in costume da bagno e scarpe da tennis. Poi via, direttamente in mare, con uno sbalzo termico da far tremare i polsi. Il successo fu clamoroso e ben presto moltissime strutture sportive in città si dotarono di "gabbione".

Se a vedere quello spettacolo, quegli otto sudatissimi rinchiusi in una gabbia per polli a prendersi letteralmente a pallonate e a rincorrere un pallone che non si fermava mai, c’erano dei forestieri, rimanevano a bocca aperta. “Ma cos'è?”, domandavano con gli occhi fuori dalle orbite. “Una gabbionata, bimbo”, rispondeva quello appoggiato fuori, in attesa con altri sette che la partita finisse. “Ma non si fanno male?”, domandava lui dopo l’ennesima pallonata parata con la schiena dal portiere, rosso in corpo non si sa se per il sole, per le pallonate o per tutte e due le cose. La risposta era un’alzata di sopracciglio. “Stai a vedè, stai”, ribatteva lui, entrando tronfio in campo.

E così, per ricordare quei momenti che ogni livornese ha vissuto, i presidenti delle otto squadre della serie Aamici, finito il campionato, hanno organizzato la gabbionata di fine campionato 2018/19. In notturna e su campo in sintetico, per limitare i possibili danni fisici, ma sempre gabbionata è stata.

I sorteggi hanno visto da una parte il dream team blu, capitanato dal presidente del Welfsburg, con i presidenti di Gabbros City, Dinamo Aloi e Paris Saint Beppein. Il dream team bianco vedeva tra le fila i presidenti di Totonham, Aston Perron, Real Terry e Atletico Whites.

Nonostante l’infortunio all’adduttore, il presidente del Welfsburg rimaneva eroicamente in campo fornendo esempio e stimolo alla squadra. Il presidente del Gabbros City rimaneva spesso a dare supporto alla menomata difesa, mentre il compito di tentare sortite in campo avversario era in carico ai superstiti presidenti di Dinamo Aloi e Paris Saint Beppein.

Dall'altra parte il fatto di potersi alternare in difesa per rifiatare mandava un po' in confusione i piani del dream team bianco, trovatisi troppo spesso scoperti dietro. Il presidente del Real Terry manovrava al centro dell'attacco, rendendosi pericoloso in svariate occasioni, supportato dalle folate del presidente dell'Aston Perron e dall'atletico presidente dell'Atletico Whites. Il funambolico presidente del Totonham si alternava tra difesa e attacco.

Nonostante l'infortunio subito nei primi minuti, i blu giocavano di contropiede e trafiggevano in più di un'occasione gli avversari, fino alla vittoria finale per 5 a 2: vano il tentativo di recupero sul finale del dream team bianco.

Tut?ti i presidenti hanno deciso di rimettersi in forma quanto prima, per poter ripetere presto la sfida. Siete tutti invitati ad assistere. Magari con un bel cinque e cinque in mano. Cos'è? Beh, questa è un'altra storia...

Giuseppe - La mia Lega Fantacalcio 

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