Lunghi capelli al vento e basette folte, il classico look degli anni sessanta. Veloce palla al piede e irriverente sia dentro che fuori dal campo. Un uomo che, in pochi anni, è riuscito a lasciarsi alle spalle il mondo proletario da cui proveniva per arrivare ad avere tutto. Ricchezza, fama, lusso sfrenato, e donne. Un uomo che ha cambiato il mondo del calcio e che oggi avrebbe compiuto 74 anni. Parliamo di George Best che, dal 25 novembre 2005, guarda il suo Manchester United dall'alto con un bicchiere in mano.

La storica statua davanti a Old Trafford  con Best, Law e Charlton (Getty Images)

PREDESTINATO - Pigro e strafottente, Best ha incarnato tutte le qualità del campione sopra i generi, capace di dare vita a mirabolanti prodezze sul campo da calcio con semplicità. Un calciatore che si è consegnato all'eternità dopo una parabola incredibile in cui ha toccato il cielo con un dito, per poi ricadere a terra rovinosamente. "Ha iniziato a camminare a 10 mesi e palleggiare a 12", rivelerà nel tempo mamma Anne

Le stimmate del predestinato che Bob Bishop, storico osservatore del Manchester United in Irlanda del Nord, riconosce subito e segnala all’allora allenatore Matt Busby. "Poche scarpe, ma piedi buoni", si scrivono in uno dei loro telegrammi. "Questo ragazzo ti farà vincere la Coppa dei Campioni" assicura l'osservatore, il sogno proibito di Busby. Rimane da convincere papà Dickie che lo vuole vedere lavorare in tipografia. "Signor Best, suo figlio i giornali non li stamperà...ci finirà sopra", assicurano i Red Evils. Promessa mantenuta. 

Il numero 7 del Manchester United palla al piede (Getty Images)

ASCESA INCREDIBILE - Firma il suo primo contratto da professionista a 17 anni. All'inizio deve affrontare duri allenamenti per calmare il suo carattere svogliato e rafforzare il suo fisico esile. Dopo aver demoralizzato i calciatori della sua età nel settore giovanile, arriva la telefonata tanto attesa. "Son, you're in" gli comunica Busby. Inizia la sua avventura e la storia della maglia numero 7 del Manchester United, ormai divenuta un'icona. L'anno dopo vince il suo primo campionato inglese e scopre quanto sia bello trionfare in uno stadio come l'Old Trafford, lui che era partito da un campetto in terra battuta di Belfast. Solo la prima delle tante gioie collezionate a livello sportivo visto che a 22 anni ha già vinto tutto da protagonista: Coppa Campioni, Coppa D'Inghilterra, Charity Shield e Pallone d'Oro.

Best e il suo "secondo papà" Busby (Getty Images)

IL FOOTBALL DEGLI ANNI 60 - Il calcio inglese, dopo le ultime guerre, sta morendo. Calciatori pagati poco e tifosi che, poco alla volta, si defilano. "Georgie" riesce in poco tempo a cambiare il mondo del calcio e il modo di interpretarlo. Basta sobrietà ed eleganza, in campo ci vuole un po' di fantasia. Basta crossare il pallone in area di rigore dopo aver saltato l'avversario, meglio tirare direttamente in porta e fare gol. Eccessivo, anche nella vita. Per questo più di un marito, beffato dal suo fascino, ha provato ad assoldare dei sicari per spezzargli le ginocchia. Richiesta sempre rispedita al mittente, quelle sono sacre per tutti.

Best in campo negli Stati Uniti (Getty Images)

GENIO E SREGOLATEZZA - Una frase storica che avrebbe detto Best, quasi al termine della sua carriera. La sregolatezza seduce "il quinto Beatle" e lo trascina via troppo in fretta. "Un genio ribelle che aveva talento da buttare e l’ha buttato", racconterà Buffa in uno dei suoi celebri racconti. Parole che descrivono perfettamente il primo calciatore "pop" e un’icona per la sua generazione.

Uno dei murales di Belfast (Getty Images)

“Ha provato due volte la riabilitazione, è stato assolutamente inutile. Tutto quello che ha fatto è stato finire per avere una relazione con una delle infermiere“, racconterà dopo la sua morte l'ex moglie Angie. Parole che strappano un sorriso forse, ma che lasciano anche l'amaro in bocca.

Lo striscione dedica a Best (Getty Images)

George Best è stato un eroe romantico nel mondo del calcio. Se non fossi stato così bello, non avreste mai sentito parlare di Pelè". Tradotto: "So anche io che dovrei avere una vita diversa, ma io sono così e voglio andarmene a modo mio". Parole dure, ma sincere. 

A 74 anni dalla nascita di un personaggio di questo calibro non si può non pensare a come sarebbero andate le cose se avesse alzato qualche bottiglia in meno nelle notti di Manchester. Ma, forse, era destino. Gli eroi, d'altronde, sono tutti giovani e belli. La sua è stata una vita che poteva vivere solo lui. E bisognerebbe ringraziare quel 22 maggio 1946, che ci ha donato un personaggio così affascinante perchè "Maradona good, Pelè better, but George…Best“. Auguri campione, festeggia anche per noi. Ovviamente a modo tuo. In alto il calice, salute Georgie.