Domenica 21 marzo è stata una giornata molto strana per la Juventus. La squadra è andata in campo allo Stadium, uscendone inaspettatamente sconfitta da un Benevento molto ben organizzato. La sera stessa, Massimiliano Allegri è tornato a parlare a Sky, lasciando aperto uno spiraglio, seppur minimo, per un suo ritorno sulla panchina bianconera. Proprio lui, il tecnico che nella sua parentesi juventina ha portato in dote cinque Scudetti consecutivi, oltre ad aver sfiorato due volte il sogno Champions League.

Il malumore derivante dalla sconfitta e da una stagione decisamente non all'altezza rispetto alle ultime, unite alle parole del livornese, ha portato ad una scossa tellurica che ha diviso i tifosi: da una parte chi sogna il ritorno di Allegri, dall'altra chi spera che le due strade restino ancora separate. Quello che però è stato immediatamente percepibile è un bilancio, o quantomeno un inevitabile paragone, tra quanto portato da Allegri e l'attuale rendimento di Andrea Pirlo.

Per molti una questione anche emozionale od estetica, ma a livello statistico una differenza che va al di là del personalmente percepito e lascia parlare i freddi numeri. Quali sono, allora, le differenza tra l'ultima Juventus di Allegri e la prima di Pirlo? 

Juventus 2018-19, the last dance di Massimiliano Allegri

La fine dell'avventura in bianconero del tecnico livornese è arrivata solamente al termine della stagione, ma la notizia era nell'aria già dalla sera del 16 aprile 2019, quando la Juventus venne eliminata ai quarti di Champions League per mano dell'Ajax guidato dal giovanissimo capitano Matthijs de Ligt. La clamorosa eliminazione non ebbe ripercussioni sull'andamento in campionato, conclusosi al primo posto con ben undici punti di vantaggio sulla seconda, il Napoli di Carlo Ancelotti. Quella Juventus chiuse la stagione con 28 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte, confermandosi per l'ennesima volta miglior difesa italiana con solo 30 reti subite, meno di una a partita di media, mentre per il dato complessivo delle reti segnate si è fermato a 70, 4 meno del Napoli, 7 meno dell'Atalanta arrivata terza in classifica.

Per fare un paragone più calzante andiamo però a vedere qual era la situazione della Juventus arrivati a questo punto della stagione. Anche per l'ultima Juventus di Allegri, così come per la prima di Pirlo, la ventottesima giornata aveva portato in dote una sconfitta. Nel 2018/19 i bianconeri vennero sconfitti a Genova dal Genoa di Prandelli per 2-0 grazie alle reti dell'ex Sturaro e di Goran Pandev, reti arrivate entrambe nella ripresa dopo che il tecnico livornese aveva provato a sbilanciare la squadra in attacco sostituendo Cancelo con Bernardeschi. 

Quella Juventus però aveva già in dote 75 punti, determinati da 24 vittorie, 3 pareggi, conoscendo per la prima volta in quel campionato il sapore della sconfitta, visto che fino a quel momento il suo cammino era stato netto. Parlando in percentuali si tratta dell'85,71% di vittorie, 10,71% di pareggi e 3,58% di sconfitte, con una media pari a 2.67 punti per partita. In termini di gol realizzati il rendimento non era certamente da strapparsi le vesti con 59 reti segnate, poco più di 2 per match. Il dato più sorprendente è però un altro: l'ultima Juventus di Allegri aveva subito solamente 19 gol nelle prime 28 giornate di campionato, con una media di 0,67 gol subito per partita. 

Massimiliano Allegri esulta per il quinto ed ultimo Scudetto in bianconero (Getty Images)
Massimiliano Allegri esulta per il quinto ed ultimo Scudetto in bianconero (Getty Images)

Juventus 2020-21, il ballo del debuttante per Andrea Pirlo

L'anno di Maurizio Sarri è stato un intercalare per la storia juventina, conclusosi sì con la vittoria dello Scudetto, ma con una squadra che non è mai apparsa essere adatta al tipo di gioco voluto dall'allenatore. Così, al termine della stagione, le strade di Sarri e della Juventus si separano. La dirigenza bianconera dopo aver cercato un tecnico di caratura internazionale decide di affidare la panchina all'esordiente Andrea Pirlo, nominato tecnico dell'Under 23 juventina solo pochi giorni prima. 

L'esordio stagionale in campionato è con il botto, una vittoria netta sulla Sampdoria che lascia ben sperare per il proseguo della stagione. Tuttavia le prestazioni successive non sono altrettanto convincenti e già alla quarta giornata il pareggio in trasferta contro il Crotone lascia intuire che ci sia qualcosa non completamente assestato. Passano le settimane ed i mesi ed il rendimento della squadra non decolla ed anzi, alla quattordicesima giornata arriva la prima, roboante, sconfitta in campionato con la Fiorentina di Prandelli (sì, sempre lui) che fa il gran colpo allo Stadium con un netto 3-0. 

Arrivati alla ventottesima giornata il divario che si è creato tra l'ultima di Allegri e la prima di Pirlo è piuttosto netto. Sotto la guida dell'ex regista la Juventus ha messo assieme fino a questo momento 55 punti con un bilancio di 16 vittorie, 7 pareggi e 4 sconfitte, più la partita da recuperare il prossimo 07 aprile contro il Napoli.

Tornando al tema delle percentuali: 59,25% di vittorie, 25,92% di pareggi ed il 14,83% di sconfitte, per una media di 2,03 punti per partita, una differenza notevole rispetto ai valori citati in precedenza. Anche in termini di reti realizzati e subite il confronto va ad appannaggio di Allegri: sotto la guida di Pirlo la Juventus ha realizzato finora 51 reti (1,8 a partita) e subite 23 (0,85 di media), restando ancora la miglior difesa italiana, ma con un dato in peggioramento rispetto a due anni fa.

Allegri Vs. Pirlo, le conclusioni

La situazione della Juventus è cambiata molto in due anni, la scelta di ricercare un tipo di gioco differente rispetto a quello più pragmatico di Allegri ha portato a Torino prima Sarri e poi Pirlo.

I freddi numeri raccontano senza interpretazioni di sorta, in questo momento, che la scelta non si è rivelata vincente. E questo ovviamente al netto di logiche di mercato, differente composizione della rosa nelle due annate prese in considerazione e fattori ambientali. 

Pirlo ha però tutta la carriera davanti per poter dimostrare di saper essere un allenatore di livello: se sfruttando o meno anche gli insegnamenti ed il pragmatismo del suo ex tecnico, Massimiliano Allegri, starà a lui deciderlo.