L'incredibile vittoria della Premier League da parte del Leicester City sta facendo parlare in queste ore il mondo intero. Ma a fronte di elogi e felicitazioni per l'impresa compiuta da Ranieri e dai suoi giocatori, cresce in rete l'ironia verso una squadra che al di là dell'immagine "povera" rispetto ai top team d'Oltremanica ha come proprietario un ricchissimo imprenditore thailandese dal cognome impronunciabile (Vichai Srivaddhanaprabha) e che nei mesi scorsi è stata accusata a più riprese di violare le norme relative al Fair Play Finanziario, accusa che è ritornata di "moda" in questa settimana quando sono stati riportati articoli di alcuni mesi fa che facevano i conti nelle tasche, a quanto pare abbastanza bucate, del club. 

Chi ha ragione? Il Leicester è una favola moderna o una banda di truffatori che subirà presto una stangata Uefa? La verità, come spesso capita, sta nel mezzo... anzi a ben vedere è molto più spostata verso la prima ipotesi. Infatti molti degli articoli usciti nel corso dell'inverno non potevano che basarsi sui bilanci fino al 2013/14, visto che il bilancio del Leicester City del 2014/15 è stato reso pubblico solo all'inizio di marzo, e quei bilanci dipingevano una situazione economicamente molto più discutibile di quanto lo sia adesso.

Il Leicester City infatti è stata una squadra che dal 2010, con l'avvento della nuova presidenza, ha affrontato la Championship (Serie B inglese) senza badare a spese e investendo più di quanto ricavava per raggiungere la Premier League. Dal 2010/11 al 2013/14 i bilanci sono sempre stati in rosso, con un deficit totale di quasi 100 milioni di sterline (circa 130 milioni di euro) così suddiviso nelle quattro annate in ordine cronologico: -15,2, -29,7, -34, -20,1. Per questo motivo il club ha davvero avuto dei problemi con il Fair Play Finanziario ma non con quello dell'Uefa, che non prevede limiti per le squadre di categoria inferiore e che non partecipano alle coppe, ma con quello interno della Lega Inglese. Problemi apparentemente superati tramite una discutibile sponsorizzazione da 11 milioni di sterline da parte di una piccola compagnia chiamata Trestellar secondo molti finanziata direttamente dal gruppo di Srivaddhanaprabha. Al momento non ci sono comunque indizi certi sul fatto che la Lega Inglese voglia punire il Leicester City e che non accetti le spiegazioni date dai neo-campioni d'Inghilterra, che il club tramite comunicati ufficiali ritiene "esaustive" e chiarificatrici della propria posizione, ma va in ogni caso ben sottolineato che anche se il club fosse dichiarato colpevole la pena per questo tipo di violazioni è "solo" una salatissima multa, che non inficia i risultati sportivi e che la proprietà sarebbe sicuramente in grado di pagare.

Se quanto scritto nel paragrafo precedente è "lo scheletro nell'armadio" del Leicester City, tutte le teorie a proposito di un'eventuale violazione del Fair Play Finanziario dell'Uefa e di "partecipazione alla Champions League a rischio" sembrano invece campate per aria perché, dopo aver vinto la Championship nel 2013/14, con il passaggio in Premier League i conti della società sono migliorati notevolmente, con i ricavi cresciuti in maniera esponenziale da 31 a 104 milioni di sterline (133 milioni di euro), quasi totalmente merito dell'enorme differenza fra gli incassi dei diritti tv di Championship e quelli di Premier League. Grazie a ciò, il Leicester ha chiuso il bilancio 2014/15 con un attivo di 31,1 milioni di sterline (pari a quasi 40 milioni di euro), un dato che viene taciuto dai sostenitori della teoria dei "conti disastrati" del club e che spazza via in un colpo solo tutte le ipotesi di mancato raggiungimento del target richiesto dal Fair Play Finanziario Uefa. Nello specifico, i costi operativi per l'intera stagione 2014/15 (comprensivi di stipendi e ammortamenti relativi ai contratti con i calciatori) sono stati di appena 76,5 milioni di sterline (meno di 100 milioni di euro), paragonabili a quelli di squadre italiane quali l'Udinese e il Genoa a fronte però di una competizione interna a livello economico ben più dura di quella che offre la nostra Serie A (Manchester United, Manchester City, Arsenal, Chelsea e Liverpool hanno ricavi maggiori della Juventus). 

E' probabile che questi costi siano leggermente cresciuti in questa stagione vista la campagna acquisti estiva con colpi non costosissimi ma mirati come Okazaki, Kante, Inler e Benalouane (per altro questi ultimi due poco utili sul campo), e che quindi l'attivo di bilancio del 2015/16 sarà inferiore a quello del 2014/15, ma gli stipendi medi della squadra sono rimasti abbastanza bassi per gli standard inglesi tanto che il solo Vardy dopo il recente rinnovo contrattuale guadagna una cifra superiore ai 2 milioni di euro netti a stagione. D'altra parte anche dopo la campagna acquisti estiva per molti esperti inglesi e bookmakers la squadra era una delle più serie candidate alla retrocessione, basta questa osservazione per rendersi conto di come non siano state fatte spese folli e di come, dato l'ottimo risultato economico della scorsa stagione, il Leicester City sia in questo preciso momento una squadra con un bilancio finanziario più che positivo e con i ricavi destinati a crescere esponenzialmente nel 2016/17 grazie al trionfo in campionato di questa stagione e alla partecipazione alla prossima Champions League

E' quindi giunto il momento di sgombrare il campo da presunte ombre e celebrare come merita una squadra che, sfruttando anche un'annata particolarmente deludente di tutti i top club inglesi, è stata capace di un'impresa che rimarrà nella leggenda di questo sport sempre più indirizzato verso una netta separazione fra club ricchi e vincenti e club, se non poveri, quantomeno molto meno ricchi è destinati a fare da semplici sparring parner di lusso...