Raffaele Palladino, ex allenatore della Fiorentina, ha parlato della scelta di lasciare i viola nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.

Intervista a Palladino

Addio alla Fiorentina? 

“Io intendo il calcio come un puzzle, tutti i pezzi si devono incastrare per funzionare. Sono orgoglioso del lavoro fatto a Firenze, ma non c’erano più le condizioni per andare avanti insieme. Idee e visioni troppo differenti”. 

Clausola prolungamento attivata?

“Me lo ricordo bene quel giorno. Sul momento mi aveva fatto piacere, ma ragionando poi a mente fredda, sentivo che restare non era più possibile. E questa sensazione me la portavo dentro da un po’”. 


Altro club?

“Non sono mai stato nella mia carriera legato a soldi e contratti. Non avevo nulla quando ho deciso di lasciare la Fiorentina e il tempo lo ha dimostrato. Anzi, per una settimana non ho nemmeno risposto ai messaggi”. 

Le hanno scritto pure i suoi giocatori? 

“Tutti. Non se l’aspettavano, avevo parlato solo con il mio staff e poi direttamente con la società. Devo dirlo: le videochiamate e i messaggi dei ragazzi mi hanno fatto piangere. Con loro ho vissuto momenti belli e altri molto difficili, per questo si è creato qualcosa di speciale. Infatti ci sentiamo ancora oggi”. 

Il giorno più bello a Firenze? 

“Ne dico tre: le vittorie in casa contro Milan, Inter e Juventus. Serate indimenticabili per la città. E sì che abbiamo sempre giocato con quasi mezzo stadio chiuso per i lavori...”. 

Kean?

“Avevamo una scommessa fissata a quota 15: l’ha vinta lui. Con Moise è scoccata una scintilla, lo volevo già a Monza ed è stato il primo nome che ho fatto, insieme al dt Goretti, quando sono arrivato a Firenze”. 

Adriano Galliani lo sente ancora? 

“Devo molto a lui e a Berlusconi. Mi hanno permesso di allenare in Serie A. La fortuna di un tecnico è avere un grande direttore alle spalle e viceversa. Io con Galliani mi trovavo su tutto: dal lavoro quotidiano al mercato. Altrove non funzionava così...”. 

Che fa Palladino oggi? 

“Studio l’inglese, vado allo stadio e con il mio staff analizzo tutte le partite di Serie A: dobbiamo tenerci pronti”. 

Chi l’ha colpita in questo inizio di campionato? 

“Giovane del Verona. Lo volevo alla Fiorentina a gennaio, ma il club ha fatto altre scelte”.