Intervistato ai microfoni di Cronache di Napoli, Rrahmani ha parlato così del momento del suo Napoli e del suo rientro in campo dall'infortunio.
Napoli, le parole di Rrahmani
Partiamo dalla domanda che tutti si stanno facendo da giorni: come sta? Potrebbe farcela a rientrare contro l’Inter il 25 ottobre?
“Sto meglio e sto lavorando per cercare di rientrare il prima possibile. Non sappiamo ancora in quale partita potrò rientrare ma dobbiamo essere preparati e soprattutto non rischiare nulla. Sono fermo da tanto tempo e perciò bisogna fare le cose con calma. E poi non è importante in quale partita ma che io rientri il prima possibile e soprattutto che sia sicuro in campo”.
I numeri dicono che senza di lei il Napoli è passato da 0 gol in 2 partite a 9 gol in 6 partite: cosa non ha funzionato?
“Non è una questione di Rrahmani o di un altro giocatore. Quando tutta la squadra difende è sempre più facile per i difensori perchè hanno meno lavoro. Poi, certo, nel calcio ci sono anche i dettagli che decidono un’azione. Una lettura difensiva più lenta determina magari un gol e, quindi, l’esito di una partita. Non c’è insomma un segreto ma state sicuri che se la squadra ha una efficace fase difensiva tutto in campo diventa più semplice”.
Lei è ormai da sette anni a Napoli: si sente investito anche di un ruolo di leader?
“Sì, mi sento leader. Perchè, vuoi o non vuoi, sono da tanti anni a Napoli e ad avere questa ‘anzianità di servizio’ siamo pochi. Poi ovviamente ognuno ha la sua responsabilità di essere leader, ognuno lo è a modo suo: qualcuno lo è in maniera più ‘rumorosa’, qualche altro lo è invece in silenzio. Ma alla fine siamo accomunati tutti dall’idea di portare sempre più in alto il Napoli”.
Napoli dunque è stata per lei una scelta di vita?
“Napoli è casa mia. Basti pensare che vivo 11 mesi qui e che solo un mese torno a casa, in Kosovo. Sì, Napoli è una nuova casa”.
Quando un giocatore sta fuori per infortunio e segue le partite dei compagni cosa prova?
“Ora lo posso dire: un’ansia tremenda. Quando i miei familiari mi dicevano che erano emozionati nel vedermi giocare non ci credevo, giocando non riuscivo a capire. E invece ora li capisco benissimo perchè soffro quando sono in tribuna e peggio ancora quando vedo la partita dei miei compagni in tv. C’è un’emozione fortissima, una paura e un’ansia che non sai spiegare. Mi accade così sia per il Napoli che per la mia Nazionale, il Kosovo. Quando sei in campo a queste cose non pensi perchè sei concentrato sulla partita, pensi ad altre cose. Invece quando non gioco la vivo come la vive un tifoso sfegatato. Sono emozioni diverse ma certo intense quasi allo stesso modo”.
E quando ha visto il Napoli perdere a San Siro contro il Milan come ha reagito?
“Ero dispiaciuto per la sconfitta ma anche arrabbiato per non aver potuto dare una mano ai miei compagni in campo”.
Questo di oggi è il Napoli più forte in cui abbia giocato?
“Onestamente non so dirlo e non è una risposta politica perchè negli anni abbiamo avuto giocatori veramente molto forti. Credo che non riuscirei a rispondere anche se dovessi pensarci per giorni e giorni”.
Non ha ancora giocato in Champions League: dove può arrivare il Napoli?
“Speriamo il più in alto possibile come in tutte le altre competizioni. Lavoriamo per arrivare al meglio, per essere tutti felici”.
Il Napoli è arrivato al massimo ai quarti, fare meglio significa arrivare in semifinale…
“Perchè no? Dobbiamo lavorare ed essere pazienti”.