Ciro Immobile parla del suo infortunio e del futuro. L'attaccante della Lazio lo ha fatto in una intervista al Messaggero, rispondendo anche alle tante critiche ricevute in queste settimane: "Le reti le ritroverà. Il problema non è quello. Forse molti si dimenticano che, quando sono arrivato qui, nel 2016, non era come adesso. Non si sapeva nemmeno chi sarebbe stato l'allenatore. Adesso che facciamo la Champions mi vogliono parcheggiare fuori? Non mi sembra il massimo come riconoscimento. Ma io vado avanti, come ho sempre fatto".

Lazio, Immobile sul problema al flessore

"È un infortunio particolare, già avevo sentito tirare la coscia nella partita con il Celtic. Ultimamente sono diventato esperto con gli infortuni (ride, ndr), mi sono reso conto subito che qualcosa che non andava. Per fortuna non è niente di grave, lunedì avrò un'altra risonanza, il muscolo andrà valutato di giorno in giorno".

Le critiche

"Se possono bastare dieci partite a far dimenticare chi ha fatto la storia della Lazio? A quanto pare sì. Ma solo per alcuni, perché poi anche domenica gli striscioni della Nord e della Maestrelli mi hanno emozionato, mostrandomi il loro sostegno in un momento delicato. Se è il più difficile di sempre? No. Il primo anno forse è stato il più complicato perché il mio popolo doveva imparare a conoscermi e diceva di tutto. Ora c'è solo una piccola parte della gente, che non so nemmeno se definire veri tifosi della Lazio, che mi contesta. Non credo che il vero laziale possa dirmi qualcosa, non ci credo. È solo una questione di tempo e farò ricredere anche il più scettico".

Il futuro

"Sicuramente alla Lazio, ma non so in quale ruolo. Deciderà il presidente, mi troverà qualcosa, lui non metterà mai in dubbio tutto ciò che ho fatto. Io amo la Lazio. E si dice che più ami qualcosa e più ci rimani male ed è quello che sta capitando a me. Quello che ho sempre detto, e che mi dispiace, è che prima di valutare quello che viene fatto in campo, mi piacerebbe che la gente mi valutasse anche per quello che sono fuori, come uomo. Non ho mai detto una parola fuori posto, i tifosi della Roma quando mi incontrano per strada mi dicono "Non ti abbiamo mai visto fare una provocazione verso di noi" e per questo mi rispettano.

I veri laziali mi hanno sempre riconosciuto prima come persona e poi come calciatore, e lo abbiamo visto anche domenica pomeriggio. Anche qui in società hanno deciso di farmi capitano, non perché avessi più presenze, ma per il ruolo e le responsabilità che mi assumevo. Ci sono tante componenti che mi hanno spinto a dare tutto per la maglia che indosso. Lazio per sempre? No, perché poi la gente si fermerebbe solo al titolo, mentre io non so cosa succederà a gennaio o giugno. Non ho mai avuto paura di mettermi in discussione, né quando sono andato all'estero né quando sono tornato qui. Vedremo".