Ionuț Andrei Radu, portiere ex Cremonese di proprietà dell'Inter, ha parlato nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport della sua nuova vita con la maglia dell'Auxerre.
Intervista a Radu
Rigori parati? «Ho in testa solo la salvezza dell’Auxerre e la ricetta è solo lavoro. Avevo studiato Laborde e sapevo che tira forte e centrale. Così ho fintato il tuffo di lato e sono rimasto in mezzo alla porta. Lui ha sparato sotto la traversa e io ho avuto i riflessi per deviare».
Una bella iniezione di fiducia.
«Non l’ho mai persa. Ma indubbiamente fa bene avere intorno un po’ di entusiasmo».
Ormai in Italia non aveva più queste garanzie.
«Troppo breve l’esperienza di Cremona. Carnesecchi ha futuro e gli auguro fortuna: non posso avercela con lui, ma io ho bisogno di giocare. A 25 anni devo capire dove posso arrivare».Radu sull'Inter
Ripensa mai al gol di Bologna?
«Si è parlato tanto di quell’errore, ma io resto dell’idea che uno scudetto non si può perdere per una svista in una singola partita: i conti si fanno su 38 tappe».
Quindi capitolo chiuso.
«Chiaro. Il bello del portiere sta proprio nella capacità di assumersi dei rischi. E a me il coraggio non manca».
Ha altri 2 anni di contratto con l’Inter.
«Il mio cuore resterà nerazzurro, che torni o no. Sono arrivato che avevo 15 anni e, dal collegio di Cormano in poi, sono diventato uomo alla scuola interista».
È innamorato di questi colori.
«Ma gli amori devono essere corrisposti e io non vivo di ricordi, anche se conservo ottimi rapporti con tutti. Sento spesso Calhanoglu e Dumfries».
Ha visto il gesto di Lautaro in aiuto dell’olandese col Lecce?
«Un bell’aiuto. Denzel non merita i fischi. Dà sempre l’anima ed è molto positivo che i tifosi siano tornati dalla sua parte».
Ha altri amici rimasti dagli anni nerazzurri?
«Sono molto contento per Michele Di Gregorio, ha fatto una scalata fantastica. Eravamo insieme sin dagli Allievi e so quanto ha sudato per arrivare in alto. È uno dei più bravi, al Monza sta facendo benissimo».Radu sulla Serie A
Che ne pensa della scuola italiana dei portieri?
«Il meglio. Da ragazzo stravedevo per Cech e De Gea, ma ho scoperto che ci sono dei bravissimi preparatori, sono loro a fare la differenza. Ho avuto la fortuna di crescere con Bonaiuti ad Appiano e Scarpi al Genoa. Ma pure da Orlandoni ho imparato tanto».
Che cosa le ha insegnato Handanovic negli anni?
«Come tenersi stretta la maglia da titolare: con la determinazione di chi s’impegna ogni giorno per essere al top».