L'Argentina è rinata dopo lo spavento con l'Arabia Saudita e può vincere il Mondiale: vede diverse affinità con la sua Seleccion il campione del mondo nel 1978 Daniel Bertoni. Alla vigilia della semifinale contro la Croazia l'ex Fiorentina e Napoli alla Gazzetta dello Sport sottolinea la crescita nelle ultime partite non solo di Messi ma di tutta la squadra di Scaloni.
Bertoni: "Può essere la volta buona"
"Sentiamo qualcosa di speciale nell’aria qatariota, penso che lo si capisca anche vedendo giocare da fuori la Selección. C’è un entusiasmo cresciuto un po’ alla volta attorno a tutta la squadra, non soltanto Messi: crediamo tutti che possa essere la volta buona, ma guai a pensare che sia fatta. C’è ancora moltissimo da fare, la Croazia è dura e molto organizzata".
Argentina, il paragone con il '78
"Direi che sono due squadre intense, unite, in missione. Certo, se ripenso ai compagni con cui ho condiviso quell’esperienza, vedo una qualità incredibile: Kempes era il punto di riferimento, ma c’era gente come Passarella, Fillol, Ardiles e pure Bertoni... Ma anche qua Scaloni ha creato un gruppo magnifico, di talento e combattimento, con Messi ovviamente alla testa".
"Argentina dalla paura all'esaltazione"
"La leadership di Leo è sempre esistita, ben chiara dal punto di vista tecnico e nel riconoscimento che gli danno i compagni, i tifosi e pure gli avversari. Non ci vedo niente di nuovo. Dico solo che è un piacere vederlo così felice, che poi è la felicità di tutto un popolo, passato dalla paura all’esaltazione. Ma quello spavento è stato decisivo. Perdere contro l’Arabia Saudita è stato perfino positivo, ha costretto tutti a non avere più alternative e a tenere gli occhi ben aperti. Questa Argentina semifinalista è nata lì, nello shock del debutto".