Era la prima sera d’estate del 1987. Prima partita di un torneo che si chiamava Coppa Super Clubs, detta pure Mundialito. A fronteggiarsi Inter e Paris Saint Germain. Il Napoli da poco più di un mese aveva vinto il primo scudetto della sua storia. Risultato finale 0-0, e via per una serie di amichevoli e tornei estivi che negli anni hanno visto le sfide tra nerazzurri e parigini sempre lontane dai trofei ufficiali. Da Marrakech a Macao, fino a Tokyo, per uno storico vergine, senza precedenti che contino qualcosa.
Adesso gli eventi vogliono che a disputarsi la Champions League 2025 siano proprio la squadra di Inzaghi e i transalpini. Entrambe non nuove a finali della massima competizione continentale, a darsi appuntamento a Monaco di Baviera per l’atto conclusivo della prima edizione con la nuova formula. L’Inter vanta 3 titoli e 7 finali. Il PSG una finale e nessuna vittoria, con il ricordo ancora bruciante della sconfitta per 1-0 a favore del Bayern Monaco nel 2020.L’ultima finale giocata dalla Milano nerazzurra risale a due anni fa, sempre col Napoli fresco campione d’Italia e contro il Manchester City di Pep Guardiola. Risultato finale 1-0 per gli inglesi, nonostante una grande prestazione dell’Inter e le troppe occasioni mancate prima e dopo la rete decisiva di Rodrigo.
Champions League, PSG-Inter e quel "conto in sospeso"
Ecco che Paris e Inter si presentano a Monaco di Baviera con un conto in sospeso. I nerazzurri sono l’ultima squadra italiana ad aver vinto la Champions, 15 anni fa, mentre i francesi di Luis Enrique sognano un trofeo che la proprietà desidera da anni e a cui ambisce una tifoseria per certi aspetti tra le più giovani d’Europa. Tanto quanto il club che da un paio di decenni si è imposto con prepotenza nel calcio che conta.I parigini, campioni nazionali e vincitori della Coppa di Francia, potranno contare sulla formazione tipo. Donnarumma tra i pali e Hakimi, ex di lusso, a iniziare il reparto difensivo, col fluidificante autorizzato a spingere sulla sua fascia di competenza.
Il 4-3-3 di Luis Enrique, quest’anno più incline a un’interpretazione meno spregiudicata, affiderà la linea mediana a Joao Neves, Vitinha e Fabian Ruiz, ex Napoli, come quel Kvara, in reparto con Barcola e Dembélé, ad attrarre inevitabilmente le curiosità di una tifoseria costretta a salutarlo in maniera un po’ inaspettata nel bel mezzo di una stagione poi rivelatasi trionfale.Inzaghi per la finale di Monaco ha bisogno di dimenticare un finale di campionato deludente e di smaltire le scorie di una fase stagionale non sempre brillante. Lo scudetto perduto, la Supercoppa scivolata via a vantaggio del Milan, così come la semifinale di Coppa Italia, impongono al tecnico dell’Inter la necessità di restituire gloria a un’annata partita con i favori del pronostico in Italia e con la possibilità, realizzatasi, di arrivare in fondo alla Champions.
Davanti a Sommer, i tre centrali Pavard, Acerbi e Bastoni formeranno la linea difensiva a cui si aggiungeranno i movimenti in copertura di Dumfries e Dimarco. Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan daranno supporto alla coppia d’attacco formata da Lautaro e Thuram. Ovviamente i centrocampisti nerazzurri avranno anche compiti di inserimento offensivo, come spesso avviene nella manovra del 3-5-2 targato Inzaghi.
Da una parte c’è chi sogna la prima Champions League e il primo triplete della sua storia, dall’altra chi invece ha già realizzato entrambi i sogni. La finale di Champions, però, ogni volta annulla ogni percezione che non sia quella che spinge chi la gioca a inseguire la vittoria come la massima aspirazione per un calciatore. Non c’è titolo più ambito tra le competizioni per club. E non c’è precedente che tenga davanti a una nuova occasione.
A cura di Sebastiano Di Paolo