Una nuova vita professionale al Rijeka e lo sfogo per quello che l'Italia non gli ha dato: Serse Cosmi parla fuori dai denti in un'intervista a Repubblica, e attacca il sistema del calcio nostrano.

Cosmi e la rinascita al Rijeka

"Avevo esaurito le pile, troppe ingerenze assurde nel calcio italiano. Cos'era successo? Era successo che in Italia non si può più stare. Non si può più fare il mestiere di allenatore come si deve. Come si dovrebbe. All'estero sono rinato".

Cosmi e il rimpianto per gli ultimi 10 anni

"In Croazia ho capito di avere perso dieci anni, gli ultimi: tempo sprecato. Qui ho capito subito la differenza. La differenza è il rispetto dei ruoli, il rispetto delle persone. Per me è stata una catarsi, la definisco così. Anche se non è una società di alta classifica, il Rijeka ha strutture incredibili, una società seria. Vado di nuovo ad allenare felice, con tanta voglia di fare il mio lavoro. Da tanto tempo non mi capitava più. Magari avessi avuto il coraggio di andarmene via prima".

Cosmi e l'attesa per l'addio all'Italia

"Era un preconcetto. L'assurda convinzione che il calcio sia solo in Italia. Ora mi chiedo: ma chi me l'ha fatto fare di sprecare tanto tempo? Ho scoperto un mondo diverso. Parlo in inglese, mi diverto, insegno, trasmetto le mie conoscenze. A parte che i posti, la costa di Opatija dove vivo, sono bellissimi. Mi è tornato l'entusiasmo, alleno volentieri. Ho il piacere del confronto quotidiano. E guardi che non sono l'unico a pensarla così. Ne ho parlato con altri colleghi e sono d'accordo con me. Il problema del calcio italiano sono le troppe cose poco chiare. Le ingerenze. Le commistioni dei ruoli. Come si risolve? Nella maniera più drastica: cambiando gli uomini".