I bianconeri mancano ancora l'appuntamento con la vittoria, ma a preoccupare è soprattutto il livello di gioco
In un catino bollente come il Franchi di Firenze la Juventus trova il terzo pareggio consecutivo. In molti speravano che l'arrivo di Luciano Spalletti potesse dare una scossa maggiore ai giocatori della Juventus, invece il refrain sembra essere ancora una volta il solito. Così come per Tudor anche l'allenatore toscano può vantare un buon record di risultati positivi, visto che sotto la sua guida Locatelli e soci non hanno ancora perso in un impegno ufficiale, tuttavia i numeri non sono così positivi come ci si augurava.
Dopo la prima vittoria con la Cremonese sono arrivati solamente pareggi: due in campionato ed uno in Champions League. Ma a destare maggiore preoccupazione è il livello della qualità del gioco juventino e della tenuta difensiva. Partendo soprattutto dalla fase di non possesso, una volta fiore all'occhiello della squadra bianconera, è da notare che la porta juventina è rimasta inviolata solamente in quattro occasioni in questa stagione: nelle prime due giornate di campionato con Parma e Genoa, alla sesta giornata nella sfida contro il Milan di Allegri e nel derby di Torino che si è disputato prima dell'ultima sosta per le Nazionali. In tutte le altre partite la Juventus ha incassato almeno un gol, non restando mai imbattuta neanche contro avversari sulla carta più abbordabili come Cremonese, Verona e Udinese, senza parlare della Champions dove i gol subiti sono ben otto in quattro partite, con una media netta di due gol subiti a partita.
Dalla cintola in su la situazione non è però migliore. Restando nella fredda analisi dei numeri sono appena ventuno le reti segnate da Vlahovic e soci in sedici impegni ufficiali, poco più di una a partita, media che cala drasticamente se si tolgono gli otto gol messi a segno tra Inter e Borussia Dortmund. Togliendo quelle due eccezioni sono tredici in quattordici partite, una cifra da squadra salvezza e un dato davvero sconfortante per quello che prima dell'inizio della stagione era considerato uno degli attacchi più interessanti del panorama italiano.
La partita di ieri con la Fiorentina non è stata altro che l'ennesima dimostrazione che questa Juventus non sta tenendo un rendimento sufficiente per una squadra il cui obiettivo è quello di rientrare nella lotta per la Champions. Il dato sul possesso palla sorride ancora una volta ai colori bianconeri con un netto dominio che si attesta al 59%, ma la mole di lavoro in costruzione non è servita all'attacco per essere sufficientemente incisivo: Vlahovic è stato sì generoso, ma le uniche due occasioni importanti sono figlie di due lanci lunghi dalla propria metà campo e non da azioni manovrate, Yildiz è stato cercato poco ed è stato quasi sempre stato ingabbiato senza troppa fatica dalla retroguardia di Vanoli. Per Openda e David invece ci sono state solamente briciole di tempo, visto il loro ingresso in campo addirittura all'88esimo minuto. In difesa l'ennesima imprecisione ha di fatto regalato il possesso alla viola con Mandragora che ha colto di sorpresa Di Gregorio con un gran tiro dalla distanza. Insomma se si guarda il trend stagionale di questa Juventus sembra che non ci sia stato nulla di nuovo sotto al sole. La speranza che la sosta per le Nazionali potesse portare qualche sorta di beneficio per la truppa guidata da Spalletti si è sciolta come un ghiacciolo sotto al sole d'agosto.
Se davvero Locatelli e soci vogliono porsi l'obiettivo di tornare a sentire la musica della Champions League anche nella prossima stagione, l'unica direzione percorribile è quella della qualità e della concentrazione sul terreno di gioco. Questa Juventus non ha un talento sufficiente per poter oziare durante le partite non c'è nessun campione in grado di risolvere una partita con una giocata personale; un miglioramento altrettanto importante deve essere fatto sulla soglia di attenzione in difesa, a questi livelli ogni errore viene punito, per questo è necessario non commetterne mai.
Questa Juventus deve migliorare sotto tutti i punti di vista e in questo senso il compito di Spalletti, oggi, sembra ancora più difficile.