Dovevano essere tempi duri, quelli di Sebino Nela col dito medio puntato in faccia a Jim McLean, quelli dello scandalo Viola-Vautrot, che a leggerlo oggi sembra il nome di un dossier da spionaggio internazionale. In quegli anni le nomenclature dei fattacci da agenti segreti erano indomite e fantasiose, quasi quanto le storie incredibili che si portavano dietro. Un pallone spericolato e umanissimo era solito imitarle come peggio, o meglio, fate voi, non si poteva. Un calcio che finiva nei tribunali, nelle corti federali, nelle sentenze e nei ribaltamenti pure sui fronti giudiziari. 

Tornando alla partita, la Roma vi arriva dopo aver superato agevolmente gli svedesi del Göteborg (sconfitti all'Olimpico per 3-0 grazie alle reti di Vincenzi, Conti e Cerezo) e i bulgari del CSKA Sofia. Ai quarti, invece, i giallorossi avevano passato il turno battendo i tedeschi dell’est della Dinamo Berlino, sconfitti con un altro perentorio 3-0 nella gara di andata disputata all’Olimpico, stavolta con reti di Graziani, Pruzzo e ancora Cerezo.

Intanto, per la semifinale di andata Nils Liedholm deve fare a meno di Falcao, a causa di un infortunio. In maglia stile “Arancia meccanica” olandese, gli scozzesi del Dundee consegnano alle aspettative capitoline un sonoro quanto inaspettato 2-0. Dodds e Stark, in meno di dieci minuti, tra il 47’ e il 55’ puniscono la Roma oltre i suoi demeriti.

La partita di ritorno, giocata all’Olimpico di Roma in un caldo pomeriggio di aprile, viene preceduta dalle dichiarazioni di coraggio e di personalità di Graziani e di Falcao: “Rimonteremo”. Come poi sarà Bruno Conti a dichiarare molti anni dopo, la Roma non avvertì mai lo scoramento davanti a quel risultato negativo. “Ci abbiamo sempre creduto” dirà Conti durante un’intervista televisiva.

Il ritorno, come nelle più rosee aspettative dei padroni di casa. È un monologo giallorosso, tranne che per una grande occasione sciupata dagli scozzesi nel primo tempo. Si sa che in certe competizioni occorre anche l’aiuto della caotica degli episodi. Una doppietta di Pruzzo e un goal di Agostino Di Bartolomei su penalty regalano alla Roma la finale di Coppa dei Campioni, quella che proprio all’Olimpico sfumerà ai calci di rigore per mano degli inglesi del Liverpool. La Roma di quella stagione terminerà il campionato al secondo posto, dietro la Juventus, e vincerà la Coppa Italia avendo ragione in finale del Verona. Ma quell'annata, densa di emozioni, di corse e di rincorse, sarà per sempre quella della delusione più grande per i tifosi giallorossi. Un'annata in cui il ricordo e la voglia di cancellarlo, quanto probabilmente di conservarlo, tutt'oggi convivono.