A Genova ha giocato le prime tre stagioni in salsa italiana. E al Grifone non potrebbe non essere riconoscente a vita, Rodrigo Palacio. Dopo le esperienze in patria con le maglie di Hucaran, Banfield e Boca Juniors, l'enorme occasione di imporsi davanti ai palcoscenici che contano. Per lui, un continuo crescendo: sette reti nel primo campionato, nove nel secondo, fino al botto dei diciannove centri nel terzo. Stop, più che sufficiente: l'Inter se lo porta a casa senza troppi affanni, pagandolo persino poco per il reale valore del giocatore (poco più di 10 milioni di euro, cifra che oggi viene spesa per operazioni minori dai grandi club). In nerazzurro cinque anni come una favola senza lieto fine: dal 2012 in poi, nel pieno della ricostruzione della rosa post Triplete, della rifondazione post Moratti, del ridimensionamento societario e, di conseguenza, del parco giocatori. Eppure lui è sempre in grado di fare la differenza, fino alla scelta più dolorosa: salutare quei colori per rimettersi in gioco a Bologna, dove nel recente passato l'aria del Dall'Ara ha rigenerato campioni di un certo calibro. Ma il pensiero, spesso, va alle origini. Sì, ne siamo certi: per Palacio affrontare il Genoa non sarà mai qualcosa di banale.


Così come mai sarà banale per Alessandro Matri fronteggiare quelle maglie bianconere. Sbarcato a Torino nel gennaio del 2011 dopo una lunga gavetta eseguita alla grande soprattutto a Cagliari, l'attaccante di Sant'Angelo Lodigiano classe 1984 ha vissuto proprio in bianconero la parentesi professionale migliore. Ventisette marcature, due Scudetti e due Supercoppe italiane, il tutto al servizio di Antonio Conte. Poi il ritorno a Milano, la Fiorentina e il Genoa. Fino a quel mercato invernale del 2015. "Ti piacerebbe tornare". Risposta superflua. E' nel destino che debba lasciare ancora un'impronta ben visibile nella storia della Vecchia Signora. E così, dopo la conquista di un altro campionato, arriva la zampata vincente in finale di Coppa Italia, a Roma, contro quella Lazio che abbraccerà pochi mesi più tardi. Ora a Sassuolo non è il primo nelle gerarchie offensive al centro dell'attacco neroverde. Ma se dovesse avere una chance, domenica pomeriggio, sappiamo già quali potrebbero essere i pensieri pronti a frullargli in testa.

Palacio a contrasto con Portanova

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Matri alza al cielo la Coppa Italia vinta nel 2015

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Tra i pali c'è Pierluigi Gollini, cresciuto anche nelle giovanili della Spal a inizio carriera.


Difesa a quattro composta da Rogerio da Silva (in prestito al Sassuolo, ancora di proprietà della Juventus), Alessandro Bastoni (cartellino in possesso dell'Inter), Federico Peluso (21 presenze e 1 gol in Serie A con i bianconeri) e Pol Lirola (trasferitosi a Reggio Emilia a titolo definitivo a gennaio del 2018).

Centrocampo a due formato da Jonathan Biabiany (35 apparizioni con i nerazzurri) e Jasmin Kurtic (a Bergamo fino a gennaio dello scorso anno).

Poker offensivo completato da Sergio Floccari (20 centri con l'Atalanta) e Andrea Petagna (in prestito a Ferrara proprio dalla Dea).

C'è la dura legge del gol, ma anche la dura legge dell'ex. Ed, ovviamente, anche quella che più ci interessa: ovvero la dura legge del gol dell'ex.

Quanti di voi, nello schierare la fantaformazione, almeno una volta - se non spesso - vi siete ritrovati a dover scegliere tra due calciatori praticamente equivalenti a livello fantacalcistico, ed avete pensato "Si, però Tizio è un ex. E magari...".

Già. Perché da che mondo è mondo, anche se non verificata a livello statistico, esiste una legge non scritta che dice che l'ex punisce sempre. Vero? Falso? Solo il futuro può dirlo. Quel che è certo è che, vista anche la frenesia del calciomercato italiano, di settimana in settimana in Serie A decine di ex incontrano le loro vecchie squadre, e col dente più o meno avvelenato. Ecco perché, ad ogni turno di campionato, e solo qui su Fantagazzetta, convinti di farvi cosa gradita, proveremo a proporvi addirittura un undici di ex "consigliabile" in sede fantacalcistica.