Personalmente,ho sempre tenuto una posizione abbastanza rigida in merito alla collocazione dei calciatori nelle relative categorie d'appartenenza. E non parlo, ovviamente, dei ruoli.

Ma, per intenderci, - sportivamente parlando - del loro livello in senso assoluto.

E, di rimando, di ciò che è è anzitutto giusto aspettarsi da quel determinato calciatore, e di ciò che poi effettivamente dimostra di saper fare - e fare - in campo.

Ecco: e se lo chiedessero a voi, quante categorie di calciatori conoscete? Vero, troppo generica come domanda. Entriamo nel merito.

Intendo, quanti aggettivi/sostantivi aggettivati riuscite a riferire ad un calciatore?

"Eh, quello è un vero campione", dice uno. "No, è un fuoriclasse", dice l'altro. "Maradona era un mito, più di un campione", risponde l'altro, "no, meglio dire una leggenda".

E poi ci sono i "buoni giocatori", quelli "onesti", quelli "scarsi", quelli "mediocri". Le "eterne promesse", quelli che "poi si sono persi". E i "talenti", gli "ottimi giocatori", gli "incompiuti".

Insomma, una costellazione di riferimenti, più o meno calzanti, atti a dividere la storia del calcio in gruppi e sottogruppi, ma che non potranno mai, oggettivamente, farsi colmare con determinatezza.

Personalmente trovo anche piuttosto sterile la diatriba in merito a chi appartiene a quale categoria (sempre che poi questa esista, e venga condivisa).

La verità - quantomeno la mia - è che nel calcio, come nella vita, c'è chi fa quello che deve fare, chi non lo fa, e chi fa molto di più di quello che dovrebbe, o potrebbe fare.

E questa è la categoria a cui appartengono quelli come Cristiano Ronaldo. E la Serie A, paradossalmente, l'ha capito solo adesso, dopo due mesi abbondanti di militanza, in una apparentemente anonima partita al Castellani.

“La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.” 

Cosi avrebbe detto Albert Einstein, almeno secondo la saggezza popolare.

In verità non solo non lo disse Einstein, ma non era neanche riferita al calabrone.

Che sì, in realtà vola, e lo fa seguendo le leggi della fisica, perché ha una frequenza del battito alare molto più veloce di quella di quasi tutti gli altri insetti. Ma prendiamola per buona, come frase, perché fa figo e prosaico, e riferiamola a quella determinata categoria di calciatori a cui appartiene Cristiano: quelli come lui, al contrario del calabrone, sanno benissimo di non essere come gli altri, e quindi fanno di tutto per dimostrarlo, con giocate al di fuori del comune.

Quelle che possono riuscire anche a chiunque altro, in realtà, ma solo una tantum e spesso per una serie di coincidenze positive. Quelli come Cristiano, invece, capiscono quando è il momento di dimostrare di sapere fare di più, e, semplicemente, lo fanno. Decidendo le partite, quando qualsiasi proprio compagno non è in grado di farlo.

Prende palla, se la sposta, e boom.

+

Il Castellani, ovviamente, ammutolito. 

Questo è Ronaldo, signori: uno capace di controllare un passaggio apparentemente innocuo sulla trequarti, completamente decentrato e non sul lato che consente il tiro a giro, si sposta la palla rendendo ancora più obliqua e impossibile l'unica traiettoria utile per fare gol, e con un movimento quasi robotico di ogni singolo muscolo, riesce a mettere la palla nel sette.

In due parole, di decidere la partita, da solo, quando vuole. Ha voluto in quell'istante, ci ha provato, e ci è riuscito. 

Tutto bello, direte voi: ma per decidere Empoli-Juventus non serviva Ronaldo. Esatto. Tant'è che l'ultima volta che si giocò questa partita, prima di sabato sera, furono Dybala e Higuain (2) a segnarla (2016-2017: Empoli-Juventus 0-3 con tre gol nella ripresa).

Il punto è che questo, pur non essendo certo il gol che deciderà lo Scudetto, ha un peso specifico immane, più per le avversarie che per la Juve stessa. La Juventus ha in squadra un uomo capace di fare gol, praticamente in ogni momento, e anche da posizioni impossibili. E senza l'aiuto di nessuno. 

Ora, però, deve ripetersi, e ribadirlo, nelle occasioni più nobili. Ovvero, quelle per cui la società Juventus ha speso centinaia di milioni di euro. 

Insomma, l'astronave di un marziano è arrivata a Torino in estate, ma fisicamente lui è sbarcato solo oggi, ad Empoli, per iniziare a fare molto di più di quello che fanno gli altri.

Prima, c'era solo un giocatore che faceva ciò che doveva fare: ovvero, il centravanti della squadra Campione d'Italia, con intorno la rosa più forte d'Italia. E, oddio, anche quello - pur essendo banale routine - male-male non era. Dateci un'occhiata, già che ci siete.