E quindi? Sì, ci eravamo sbagliati tutti. Proprio tutti.

Alzi la mano chi avrebbe mai pensato che la Juventus di Ronaldo, Douglas Costa e Mandzukic - tutti freschi, non avendo partecipato agli impegni delle loro Nazionali - si sarebbe mai fermata. E, peraltro, in casa, contro un Genoa ancora da rimettere in assetto base, dopo l'ennesimo, clamoroso, esonero.

Non che il Grifone abbia demeritato, per carità. Ma diciamo che, come nei pronostici, non ha fatto propriamente la partita. S'è difeso, in maniera ordinata, ed ha approfittato di una singola, ma gravissima, ingenuità difensiva. Più grave ancora, perché diffusa e collettiva.

Insomma, l'imponderabile è diventato realtà, allo Stadium, dove una squadra che da inizio agosto a fine ottobre aveva conosciuto solo ed esclusivamente la vittoria torna coi piedi per terra.

Ed anche se Allegri non lo ammetterà mai, almeno palesemente, probabilmente a lui sotto-sotto questo risultato inaspettato fa anche piacere: perché sa bene, il livornese, che per le qualità sconfinate della sua rosa i risultati che realizzerà dipenderanno solo ed esclusivamente da sé stessa.

"Questo pareggio ci fa bene così torniamo un po' tutti con i piedi per terra. Non siamo mai stati padroni della partita. I ragazzi sono stati troppo frenetici, ci servirà da lezione"

Max Allegri

E' per questo che, quando giocherà con estrema sufficienza, come successo ieri, potrebbe anche non vincere. Potrebbe - usiamo il condizionale - perché in realtà nel recente passato la Juventus ha vinto contro avversari non proprio irresistibili anche giocando in maniera sommaria. Ma quando i valori in campo sono così importanti, si può vincere anche esprimendosi al 30% o al 40%: quando ciò accade, però, si può anche pareggiare. E, chissà, forse anche perdere: sinora non ce n'è mai stata, neanche lontanamente, né il sentore né la vaga possibilità. Ma così come, sino a ieri, sembrava fuori dal mondo l'ipotesi che il Genoa facesse risultato a Torino, anche questa apparentemente surreale teoria, prima o poi, potrebbe concretizzarsi.

Parliamone seriamente, però: il Napoli ha vinto, come era necessario che facesse, e come Ancelotti ha sempre imparato e dimostrato di saper fare, nelle occasioni importanti. Ma pur avendo recuperato due punti in un giorno, il gap tra le due contendenti resta probabilmente proporzionalmente superiore anche ai 4 punti che le separano in classifica. La superficie liscia della monotonia di cui parlavo qualche tempo fa, insomma, potrebbe persistere, e su di essa potremmo essere costretti a muoverci tutti, goffamente, in attesa dell'inevitabile. 

Ma degli strattoni, anche energici, talvolta fanno bene al campionato e, indirettamente, come dicevo prima, forse anche alla capolista. Che necessita talvolta di guardarsi allo specchio ma con lo sguardo distante, di modo da evitare di auto-alimentare il proprio ego - fisiologicamente sconfinato - con le vittorie. Che arriveranno, e saranno tante, ma che da ora in poi avranno la necessità di essere legittimate con una maggiore concentrazione, oltre che con l'innegabile talento. E se anche ciò non dovesse capitare, ne beneficerebbe soltanto lo spettacolo e l'intensità di una Lega, la Serie A, che pur avendo ritrovato i riflettori internazionali ed una certa credibilità, anche finanziaria, continua oggettivamente a latitare, ormai da troppo tempo, in competitività interna.

Magari non sarà più il campionato più bello del mondo, e neanche il più ricco, ma - come cantavano gli elii - neanche l'ultimo degli stronzi

Ed anche noi: certo non saremo gli spettatori più fortunati di tutti, ma per l'attenzione, la dedizione, e la passione che investiamo in questo magnifico gioco, ci meriteremmo un po' tutti di viverlo maggiormente coinvolti, sotto il profilo emotivo, e più a lungo. E alla fine, com'è giusto che sia, vinca il migliore. Che, sulla carta, era e resta la Juventus: anche dopo il pareggio contro il Genoa. L'obiettivo è dimostrarlo il più spesso possibile. E stavolta, a Ronaldo & co., proprio non è riuscito.