Nel parlare di Nazionale, c'eravamo lasciati, un mesetto fa, con una domanda che in realtà era una mezza provocazione. Mancini era appena riuscito a ripristinare un minimo di chances di passaggio del turno in Nations League, battendo a domicilio la Polonia. 

Gol, ancora una volta, non merito di un attaccante ma addirittura di un difensore - Biraghi - , e peraltro a tempo scaduto. L'altro, unico gol in una partita ufficiale, sotto la gestione Mancini, era stato realizzato da Jorginho su rigore. Altro dato non proprio confortante: l'ultimo gol di un centravanti risale al 4 giugno, in amichevole, a Torino, contro l'Olanda (1-1, Zaza). Durante il nuovo corso, quindi, ancora nessuno, tra Belotti, Immobile e Balotelli, ovvero i tre uomini d'area più accreditati di una futura presenza anche a Euro 2020, hanno trovato il gol in una gara ufficiale.

Questo, ovviamente, non significa che si debba necessariamente continuare a giocare senza. Il modulo con i tre esterni (Bernardeschi, Insigne, Chiesa), uno dei quali impiegato da finto nove, ha funzionato sotto il profilo del gioco e della spettacolarità, visto anche il talento degli interpreti, ma a conti fatti non ha prodotto maggiore beneficio per le punte. Per questo, come ha spiegato il CT a fine gara, sabato sera, è necessario perseverare, magari sperando che prima o poi qualcuno si sblocchi. Il contrario, ovviamente, sarebbe un dramma.

E' ormai un dato oggettivo che anche le migliori rappresentative in circolazione giochino senza un affermato uomo d'area. In primis, le due finaliste al Mondiale, Francia e Croazia, che preferiscono - nel caso dei croati, preferivano - una boa utile in fase di manovra (Giroud / Mandzukic), ad una abilissima sotto il profilo realizzativo. La stessa Germania, dopo l'addio di Klose, non ha ancora trovato un uomo dalle doti paragonabili al suo predecessore, e così anche il Brasile, che ha solo a tratti visto in campo il miglior Gabriel Jesus (11 gol in 3 anni, 4 in amichevole, nessuno al Mondiale) e che ha in Firmino (8 gol in 4 anni) un uomo ancor meno incisivo. Ognuna di esse, però, può contare su ali, trequartisti e mezzali capaci di contribuire in maniera significativa allo score di squadra. 

E' anche questo che ci manca: l'Italia non è mai, storicamente, stata una squadra particolarmente offensiva, ma dalla - per quanto drammatica - gestione Ventura (più di 1.5 gol / partita) a quella Mancini (meno di 1 gol a partita) il dato, già di per sé non proprio felicissimo, è peggiorato.

Anche quelle di Conte (1.36) e Prandelli (1.44) erano superiori: insomma, c'è da registrare un problema di fondo, dipendente anche, ma non solo, dal fatto che gli arieti non sfondano più.

Siamo orfani di vere e proprie stelle, diciamocelo. E all'orizzonte, per adesso, se si esclude quello che mostrano nei rispettivi club, di potenziali fuoriclasse non se ne vedono. Ma ci meritiamo ben altro. La Nazionale deve ricominciare a far gol e a farci urlare di gioia: la fase della nostalgia per gli eroi di Germania 2006 deve ritenersi necessariamente conclusa, così come quella, repulsiva, di rimozione psicologica dei ricordi sanguinolenti della mancata qualificazione al Mondiale di Russia. Quello che sino a ieri era il futuro, è già presente, e si chiama qualificazione a Euro 2020

Considerato che il credito che evidentemente i tifosi (a San Siro ieri erano oltre 70mila) avanzano è ancora vasto, ci aspettiamo non solo di portarla a buon fine, ma anche con meno parsimonia rispetto al passato. E che lo spettacolo che questi ragazzi e questo allenatore promettono, si trasformi prontamente in realtà, anche a costo di fare scelte scomode. 

Anche perché da oggi - anzi, da ieri -, volendo citare Pieraccioni ne 'i Laureati', la ricreazione - din-din-din-din-din - è finita. Chiaro, ragazzi?