Russia 2018 potrebbe essere l'ultimo mondiale di entrambi. L'ultima, grande, epica sfida a distanza, alla guida delle rispettive nazionali, da uomini chiave, capitani e leader tecnici indiscussi.

E, quindi, anche l'occasione buona per tutti i 'duellisti' del calcio di tirare una riga, fare le somme, e sancire il proprio verdetto. Che oggi, per la stragrande maggioranza di appassionati e tifosi, sarebbe lineare: Ronaldo è meglio di Messi. Ha vinto lui la sfida tra i due monumenti del pallone del ventunesimo secolo: mi sbilancio, sì, perché sinceramente dubito che il calcio dei prossimi otto decenni possa produrre - al netto dei cyborg - calciatori migliori.

Quindi, Cristiano meglio di Leo. Avevate dubbi? Come potere anche solo sospettare altrimenti, soprattutto dopo un lustro come quello trascorso dal portoghese tra Champions ed Europeo. E come si può deviare tale pensiero cristallino, a maggior ragione nei giorni in cui la Pulce litiga col pallone e col dischetto all'esordio mondiale, e l'altro pareggia, giocando 1 vs 11, contro la Spagna?

No, non prendiamoci in giro. Per quanto male faccia anche a me ammetterlo, Ronaldo verrà universalmente ricordato come il calciatore perfetto e migliore, per distacco, di quest'epoca. Ma non solo.

Probabilmente, tra una cinquantina d'anni, quando il ricordo dei vari Maradona, Pelé, Baggio, van Basten, Cruijff, Di Stefano e similari sarà definitivamente sbiadito, e l'operazione nostalgia nei confronti di Ronaldo sarà a sua volta bella che innescata, verrà anche ritenuto il migliore calciatore di sempre.

D'altra parte, cos'altro dovrebbe fare per poter ambire a questo riconoscimento virtuale che né FIFA né UEFA, ma solamente la storia può assegnare? Vincere il Mondiale. Eh, già.

Un'impresa che è riuscita a molti di quelli che a questo punto coabitano con lui nell'Olimpo dei 5 - ma facciamo anche 10, và - migliori di sempre. Con una differenza, però: Baggio, Cruijff e van Basten, tanto per citarne tre, non ci riuscirono con 10 compagni di squadra che - fatte le debite proporzioni temporali - erano di gran lunga superiori a qualsiasi altro compagno Cristiano abbia mai avuto nel Portogallo. Il che rende la sua vittoria a Euro 2016, per importanza e difficoltà, sostanzialmente paragonabile alla vittoria di un Mondiale.

Chiamatelo miracolo, chiamatela impresa, chiamatelo traguardo. Oppure non chiamatelo proprio, se parlate di Messi.

La cui vera macchia in carriera, se proprio vogliamo fare le pulci alla pulce, sta proprio qui: non esser mai riuscito a vincere nulla, in Nazionale, pur avendo a sua disposizione, per quasi un quindicennio (per la precisione, saranno 15 anni di Argentina per Messi nel 2020, quando avrà la stessa età che ha oggi Ronaldo), compagni di squadra il cui livello, sia medio che dei singoli, non è neanche paragonabile a quello del rivale di sempre.

Uno che, col passare degli anni, ed a differenza sua, è riuscito a reinventarsi. Diventando, se possibile, ancora più letale e decisivo.

Quando eravamo entrambi dei ragazzini, lui giocava esterno di centrocampo con (piena) liceità di offendere. Il 'nuovo Beckham', si sussurrava, in quel di Manchester, prima di accorgersi che quel ragazzino strappato per una 15ina di milioni allo Sporting, rispetto a Re David, aveva ben altro, oltre lo straordinario mirino da piazzato e il piede di calcio così torrido da poter competere con il nucleo solare. Ben presto Ronaldo divenne prima un'ala vera e propria, poi un esterno dei tridente, poi un giocatore totale. E adesso, al culmine della sua carriera, un centravanti che nonostante i 33 anni possiede sostanzialmente tutte le caratteristiche del giocatore perfetto. Inutile elencarle, sarebbe solo un esercizio di stile meccanico e fine a sé stesso. Ma che, più di ogni altra virtù tecnico-atletica, ha una capacità di determinare e di auto-determinazione semplicemente fantascientifica. Anzi, scientifica, considerato che è proprio il suo essere glaciale e robotico a renderlo unico e perfetto. Decisivo come nessun altro, capace di migliorarsi giorno dopo giorno con allenamenti estenuanti che paradossalmente sono riusciti a fargli guadagnare, con gli anni, un bagaglio di utili capacità maggiore rispetto alle doti disperse. Un processo che, seppur in proporzione minore, ha fatto anche Ibrahimovic, che come Cristiano ha dovuto portare sulle spalle una Nazionale di livello estremamente inferiore al suo, ma che a differenza sua non ha mai avuto un Real Madrid in grado di santificarlo. Anzi, l'occasione l'ha avuta: si chiamava Barça e, per colpa sua e di Guardiola, non l'ha sfruttata.

Cosa che invece ha fatto Messi. A cui, a differenza di Cristiano, madre natura (a parità di estro e talento) ha donato un corpo estremamente più difficile da plasmare e migliore. Al contrario, visti i problemi avuti da bambino, anche qualche handicap. A entrambi i malus Leo ha posto rimedio, almeno per un lustro, con il suo essere il calciatore più talentuoso al mondo.

Determinante come è Ronaldo oggi, ma anche molto più gradevole da vedere, e applaudire, a mio modo di vedere, perché semplicemente umano. Ed, in quanto tale, fallibile. Non a caso la sfida diretta che l'intero movimento calcistico mondiale tiene ancora in piedi da una vita è servita molto di più a far crescere il suo antagonista che lui. A Messi, del dualismo con Cristiano, è sempre interessato poco. Mentre Ronaldo, come ogni straordinaria macchina da vittoria, pur avendo storicamente minimizzato con le dichiarazioni, il paragone è servito da stimolo costante ed efficace. Non esiste approccio alla partita, o dichiarazione post partita, di Ronaldo, che non racconti un diffuso senso di vittoria e la cinica determinazione: tutte doti mentali fondamentali per primeggiare.

"Non mi basta essere il migliore del Portogallo. Voglio essere il migliore di sempre e lavoro per esserlo. Quando mi ritirerò, guarderò le statistiche e voglio vedere se sono tra i più forti di sempre. Ci sarò di sicuro"

Che Messi ha avuto e dimostrato solo a sprazzi, e comunque sembra faticare molto, ad esprimere, nella sua fase di carriera da over 30. Una mite pacatezza con la quale conquistare il Mondo: ma non sempre chi ti sta davanti, che sia un ostacolo della vita, la Germania, o il PSG, si deve affrontare con serena compostezza. A volte servono i denti digrignati, concentrazione massima e pugno di ferro. Capacità che Messi neanche a 25 anni, all'apice della sua maturazione, dimostrava.

"Mi preoccupo più di essere una brava persona che il miglior giocatore al mondo. Quando smetterò spero di essere ricordato per essere stato un bravo ragazzo"

Questa è forse l'ultima, grande chance per entrambi di vincere un Mondiale. Nel 2022 Ronaldo avrà 37 anni, e inevitabilmente, pur essendo di certo uno dei top assoluti, non potrà fare quello che testa e fisico gli consentono, all'unisono, di fare adesso. Sempre nel 2022, invece, Leo di anni ne avrà 35, e probabilmente sarà allora che cambierà ruolo. Diventerà un trequartista, o forse addirittura una mezzala alla Iniesta. Lui, invece, in carriera di ruoli ne ha fatto al massimo un paio, partendo da esterno destro del tridente, e agendo al limite da finto nove o da seconda punta. E garantendo un rendimento che prescindeva dalla bellezza delle sue giocate. Più maradoniane di quelle di ogni altro, perchè come il suo connazionale tutte pervase da quel sentimento artistico di corroborante passione che solo gli esseri umani possono alimentare negli altri, e far crescere dentro sé. 

Sarà molto meno veloce, e molto meno decisivo, e non potrà che dare il suo contributo nei limiti del possibile. Non dell'impossibile, che è quello che viene richiesto a entrambi adesso. Non è un caso, d'altra parte, che la prima pagina di un ottimo giornale - peraltro italiano, e questo sinceramente spiace un po' - si prenda il lusso di bollarlo con lo sgarbiano "capra, capra, capra" solo perché si sia macchiato di un errore dal dischetto. O, forse, di non essere immortale, o perfetto, o glaciale, come quell'altro. Quello che invece di rigori non ne sbaglia, o comunque non di così decisivi. Perché, appunto, è disumano nel senso positivo del termine. Ma è anche costretto a dimostrarlo, ancora una volta. E visto che il Mondiale è appena iniziato, e ancora tutto può essere ancora dimostrato e ribaltato, chissà che non cambino, al contempo, le essenze dei due protagonisti, gli esiti dal dischetto e anche i titoloni delle prime pagine. Poi potrei tornare a non essere il solo ad ammettere che Ronaldo è e quasi certamente resterà superiore, rispetto a Messi, ma che io continuerò a preferire Leo.

Il perché non sono né costretto, né in grado di spiegarlo, con precisione. Forse, semplicemente, perché non ho nessuna fretta di aspettare che arrivi davvero l'epoca dei cyborg nel calcio. Quando poi, inevitabilmente, Cristiano sarà ancora in campo, ma solo uno dei tanti. E Leo un uomo di mezza età, con la bacheca e i capelli meno folti, le rughe più pronunciate, più orgoglioso e soddisfatto d'esser stato un bravo ragazzo, che il migliore di tutti. Sempre a meno che non vinca il Mondiale. Magari in finale contro Ronaldo.