Martedi arriva il Tottenham, e qualcosa non va.

Anzi, non qualcosa. Perché se dopo una campagna acquisti monstre non si riesce a fare gol a Sassuolo fuori e Parma in casa, e sempre in casa si prendono due gol dal Torino, vuol dire che i problemi non sono dettagli passeggeri. E che il tempo per risolverli, anche se siamo solo a settembre, è già pochino. E corre, corre, e se ne frega della completezza e robustezza di una rosa rinvigorita in tutti i suoi reparti, e le cui lacune sono state quasi completamente colmate.

Eppure Spalletti da un'estate magistrale, sotto il profilo del calciomercato, ha avuto tutto e il contrario di tutto. Certo, se avesse potuto avrebbe preferito avere Vidal, o Modric, o Rafinha, e non Borja Valero, ma i centrocampisti puri sono comunque quattro - gli stessi dell'anno scorso - e non sono né migliori né peggiori, in valore assoluto, rispetto a quelli delle dirette contendenti per il podio. E difatti, a vedere giocare l'Inter nel suo primo mese di stagione 2018-2019, il problema non è in quella zona del campo. A dirla tutta, non solo.

Tante e diffuse sono state, anzitutto, le critiche ad Handanovic. Che resta un giocatore superiore, nel suo ruolo, ma con dei saliscendi sempre più marcati, col passare degli anni, sotto il profilo dell'attenzione e della continuità. Alcuni hanno attribuito a lui le colpe della mancata vittoria interna contro il Torino, ma la verità è che il 26 agosto scorso i granata sono sbarcati a San Siro con rara determinazione, e si sono ritrovati dinanzi una squadra che dopo aver incamerato il doppio vantaggio ha giocato con superficialità e lassismo, dimostrando di non essere ancora pronta per gestire né le circostanze vantaggiose, né tanto meno quelle negative.

Eppure in entrambe un ruolo determinante dovrebbe essere ricoperto dalla difesa. Una linea a 4 in cui manca sì un certo Joao Cancelo - l'unico, vero, terzino-regista del campionato insieme a Kolarov - , ma i cui interpreti titolari, sulla carta, potrebbero essere paragonati a quelle di diverse superpotenze europee. E comunque non sono bastati a non prendere 4 gol in 4 partite, che pur non essendo eccessivi a livello statistico, sono comunque troppi se si considera che sono stati subiti da 4 squadre di metà classifica, contro le quali era lecito aspettarsi se non un filotto, qualcosa di simile. Il migliore, per distacco, resta sempre Skriniar: ma le prime indicazioni provenienti dalle prestazioni di Asamoah, tornato titolare dopo diversi anni di carriera da subalterno a Torino, sono comunque positive. Vrsaljko manca chiaramente in condizione, così come de Vrij. E poi ci sono le rotazioni, legate agli infortuni: Dalbert e D'Ambrosio hanno già accumulato 500 minuti in campo in due. Non pochi, per quelli che teoricamente dovevano essere le due riserve dei terzini titolari.

In mezzo, Vecino, Gagliardini e Brozovic hanno portato avanti la carretta alternandosi, ma l'impressione è che il croato - che dei tre è quello maggiormente portato a impostare - continui ad avere ancora troppe amnesie e buchi neri a gara in corso. Spalletti ha pensionato, forse troppo anticipatamente, Borja Valero (ancora a 0' in campionato), ma la sensazione è che sia per via della sua scarsa concentrazione, sia per via di una condizione ancora non eccellente come quella del suo connazionale Vrsaljko, Brozo abbia bisogno, talvolta, di rifiatare.

E né Vecino (una mezzala di incursione adattato a giocare a due), né Gagliardini (un distruttore di gioco che prova a diventare anche metodista) sono adatti a portar palla, a cambiare gioco o a costruire. Quando Brozovic non c'è, per mancanze sue, infortuni, dedizione alla scelta cromatica del suo apparato tricotico o semplice turn-over, l'azione gioco forza non passa più dal ventre del campo ma si allarga. E nella fattispecie, se larghi non sono i terzini, o le ali, a inventare qualcosa, si interrompe.

Ecco, a proposito di ali: meno male che Perisic sembra non abbia risentito per nulla degli strascichi del Mondiale. Un calciatore unico nel suo genere, Ivan, che a differenza di moltissimi suoi connazionali (escluso Mandzukic, che per ostinatezza è un esempio proprio del nerazzurro) è già in forma smagliante, anche mentale. Giusto, quindi, che siano gli altri, a destra, ad alternarsi, e che lui resti un intoccabile. Il problema è che per il momento uno che abbia davvero fatto la differenza, tra Candreva, Keita e Politano, non c'è.

Il senegalese ha addirittura fatto il vice di Icardi e Lautaro Martinez, sinora entrambi non pervenuti. Anche per motivi atletico-fisici, certo, ma al di là di qualche spunto personale tutti e due non hanno dimostrato sostanzialmente nulla, neanche quando sono stati provati insieme. Eppure la variabile tattica di Spalletti doveva essere proprio questa: l'attacco coi due argentini in coppia, magari facendo riposare uno tra Nainggolan e Perisic, da usare soprattutto nelle partite più chiuse.

Anche per questi test servirà attendere il ritorno al meglio di Lautaro e Maurito. Per adesso giusto affidarsi all'azione equilibratrice di Radja, che però talvolta potrà e dovrà anche tornare a fare la mezzala. Perché la sensazione è che il 4-2-3-1 sia sì il modulo giusto per vestire questa Inter, ma solo quando i calciatori a disposizione del tecnico sono presentabili e disponibili. In questa prima fase di emergenza, forse, si potrebbe ripiegare su un'impostazione più contenitiva e meno dispendiosa, che peraltro è nelle corde di molti degli attuali effettivi.

L'importante, in ogni caso, è che Spalletti faccia presto. Il ritorno in Champions per i tifosi è giustamente più importante di ogni discorso sulle scelte tattiche o la condizione fisica, ma il fato ha allocato la Beneamata in un girone che rischia di essere un martello. Al di là del valore delle avversarie (Tottenham, PSV, Barcellona), anche per le tempistiche a cui sottoporrà un gruppo che anche nei suoi elementi migliori è totalmente disabituato al doppio impegno settimanale. Il fatto che due totem della squadra come Handanovic e Icardi (quasi 50 anni in due) non abbiamo mai calcato i palcoscenici della Champions, e che Perisic non la giochi ormai dal 2013, è indicativo. Trovare la quadra, e subito, deve essere quindi un diktat. 

Anche perché tra una settimana si andrà po a Genova, contro una Sampdoria in formato rullo compressore. E se da Marassi si dovesse tornare nuovamente a secco, allora si dovrebbe rincorrere la classifica sin da subito, andando a compromettere una stagione che doveva predisporsi in un altro modo. Ma che può ancora, serenamente, essere aggiustata.