E' ormai dalla scorsa estate che leggiamo, scriviamo e parliamo del fatto che, in un campionato così squilibrato, forse anche la formazione B della Juventus possa essere in grado di giocarsi lo Scudetto. Beh, questo non è dato saperlo, ma ciò che possiamo dire, dopo aver visto la partita di Ferrara, è che certamente la formazione C, sempre della capolista, non è in grado di fare altrettanto.

Tra infortuni, ritardi di condizione, turnazione e giocatori da preservare, Allegri ha schierato contro la Spal una formazione evidentemente poco pronta, scarsamente affamata e messa male in campo. Non, insomma, corrispondente al minimo necessario per non perdere fuori casa contro una squadra sì inferiore, ma affamata di punti perché ancora in piena corsa per un traguardo che, fatte le dovute proporzioni, non è meno importante per società e tifosi.

Morale della favola, la Juve C non è bastata, e questo farà sì che si dovrà attendere ancora qualche giorno prima di festeggiare il titolo, l'ottavo, probabilmente il più facile in assoluto dell'intero filotto.

Parole e considerazioni che, in ogni caso, lasciano il tempo che trovano. Non era questa la partita che contava, né per Allegri, né per chi è sceso in campo. I verdetti, quelli veri, verranno non prima di martedi sera, in una partita che vedrà nuovamente favorita la squadra bianconera, capace di venire via da Amsterdam con un risultato positivo, nonostante la forza d'urto dell'Ajax che ha nelle folate offensive delle ali e nel gioco manovrato in velocità un plus identificativo unico, ma che rischia di essere inefficace quando si incontra, a domicilio, una squadra così organizzata. Per inciso, non può essere un caso che, nonostante un predominio così spiccato all'Arena, i lancieri abbiano trovato solo un gol, e peraltro figlio di una (grave) superficialità difensiva altrui. A Torino la Juve ha dimostrato già contro l'Atletico - ben più solido tatticamente degli olandesi, peraltro - di poter contenere gli avversari con iconica sobrietà. Avversari che peraltro mancano di un uomo d'area in campo (eppure anche all'andata ne avevano due, Dolberg e Huntelaar, ma in panchina) perché ad esso preferiscono un centravanti di manovra come Tadic, che rischia di essere sormontato dai difendenti, a maggior ragione se Chiellini dovesse recuperare. Insomma, in base a quanto visto mercoledi scorso, la partita dovrebbe essere assai meno preoccupante. Anche perché l'Ajax, rispetto a quelli del passato, ricorda tanto quello del '95: una squadra altrettanto giovane, spregiudicata e spumeggiante, che in finale incontrò e sconfisse un Milan (che era l'equivalente della Juve odierna).

Ma erano, quelli, 90' secchi, decisi da un gol abbastanza casuale, che purtroppo il Diavolo non ebbe la forza - ed il tempo, Kluivert Sr. segnò a 4' dalla fine - di rimontare. Consegnando così la Coppa Campioni ad una squadra che giocava con un modulo, il 4-2-3-1, simile a quello attuale, con un finto 9 - Ronald De Boer - proprio come Tadic. Le coincidenze (Blind Sr. e Blind Jr. a parte), però, terminano qui, visto che il contesto della doppia sfida riconduce il tutto ad un alveo competitivo diverso, che depone a favore di Ronaldo - ancora una volta, decisivo in Champions - e compagni.

Servirà ben altra impresa, invece, al Napoli, per riuscire a ribaltare il risultato contro una squadra ben più matura ed esperta, che all'andata ha sorprendentemente annichilito gli ospiti.

Personalmente, sono rimasto meravigliato e deluso dall'atteggiamento degli azzurri a Londra: molli, svogliati, approssimativi. Tutte caratteristiche che talvolta, nelle occasioni importanti, hanno i calciatori non pronti a determinati palcoscenici, ma che allenatori come Ancelotti arrivano a correggere e migliorare. Il passaggio dalla crescita tecnico-tattica sarriana, a quella mentale e competitiva ancelottiana, sembrava poter essere la mossa giusta da attuare dopo il termine di un ciclo così bello ma poco fruttifero, ma è evidente e oggettivo che qualcosa non sia andato a termine. Quel che è certo è che sparare, oggi, sul cadavere del Napoli, sarebbe atto iniquo e non meno sbagliato di quello dei vari Zielinski, Insigne, Ruiz e Allan in Inghilterra. Già, perché l'Arsenal tutto è, fuorché un fortino difensivo, e lontano da casa ha già concesso 4 gol in 2 gare a Bate Borisov e Rennes, squadre con un potenziale offensivo ben più scarno di quello garantito da Milik e i suoi alfieri. E il Napoli, "scortato" da qualche decina di migliaia di sostenitori, ha tutti i mezzi per provare, quanto meno, a cambiare registro ed esito ad una gara che solo per i più sprovveduti può sembrare già scritta. Ma che non varrà meno di quella della Spal contro la Juventus, o di quella della stessa Juventus contro l'Ajax.