Il calciomercato in generale, di per sé, è una brutta bestia. E' manna per gli appassionati e i tifosi, che si esaltano o demotivano - il tutto, ovviamente, prima ancora di vederne gli effetti sul campo - perché iniziano legittimamente a prevedere ciò che potrebbe essere, oltre che per i 'guardoni' che adorano i dietro le quinte. Il dramma sta nelle società, soprattutto italiane, che certo non possono permettersi di spendere né 160 milioni per Coutinho né, tanto meno, 220 per Neymar. 

Già, perché fare il mercato con i fondi derivanti da fatturati esplosivi, aggirando amabilmente le (migliorabili) norme del Fair Play Finanziario, non è più argomento di nostra competenza. Possiamo spingerci, al limite, alla gestione oculata delle risorse, proporzionate peraltro al rendimento sportivo e aziendale. Un processo che, dopo una primissima fase di sconclusionata difficoltà da parte dei nostri dirigenti, li ha portati ad essere sempre più razionali e lungimiranti. Non è un caso se, d'altra parte, le nostre migliori squadre hanno iniziato a spendere - se necessario, anche a lungo termine - per accaparrarsi i migliori giovani prodotti dei nostri vivai, ed anche nelle spese all'estero iniziano a ragionare con oculatezza. Le vacche magre, tutto sommato, e dopo il rodaggio iniziale, hanno migliorato e non poco il lavoro di chi, il maledetto e benedetto - dipende dai punti di vista - calciomercato, lo fa e non lo racconta, né lo analizza. 

Con qualche, fisiologico, neo, per via di un retaggio primordiale figlio del fascino indiscreto dell'esotico e della piccantezza della fiscalità italiana. Di entrambe, purtroppo, non ci disfaremo a breve. Dove e com'è, quindi, che le nostre big potrebbero rinforzarsi al meglio, e con sagace sguardo al futuro?

Gerard Deulofeu e Andre Gomes. Esuberi al Barça, obiettivi altrove (getty)

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JUVENTUS. Marotta, come sempre, difficilmente sbaglia un colpo. Prepara con un anno di anticipo le entrate, e le anticipa solo se veramente necessario. A giugno la Juventus darà il benvenuto a due realtà del calcio italiano pronte al grande salto come Spinazzola e Caldara, che assorbiranno il ruolo rispettivamente di Alex Sandro e Bonucci, pur essendo costati enormemente meno, producendo dalle cessioni dei secondi due importanti plusvalenze. Ad Allegri, adesso, però servirebbe altro. E non Emre Can, che in ogni caso a fine stagione erediterà il ruolo di Marchisio o Khedira: semmai, di una mezzala pura e pronta, capace di alternarsi con Matuidi, Pjanic e lo stesso Khedira all'interno di un impianto tattico ormai cristallizzatosi intorno al 4-3-3. André Gomes? Forse. Ma costa tanto e non è detto che sia immediatamente e facilmente utilizzabile in Serie A. E se fosse Praet? La Juventus ha già imbastito la trattativa per giugno, ma la trasformazione che Giampaolo ha istillato nel belga lo rende una mezzala vera e propria: sarebbe un gran colpo. Così come prendere Kownacki, che anche per il prossimo anno sarebbe l'alternativa più comoda e pratica a Higuain. OK, ma per gennaio? Probabilmente la scelta migliore sarebbe Jankto, ovvero il sogno proibito del Milan che non può permetterselo. E l'unica squadra in grado di pagare i 25 milioni cash che chiede l'Udinese è proprio la Juventus. Che però, da quel che sappiamo noi, pensa più che altro al suo gemellino Barak... 

NAPOLI. De Laurentiis e Giuntoli hanno lavorato su più piste. Prendere Ciciretti a scadenza era solo un abile diversivo: il ragazzo non sembra poter ambire a palcoscenici di livello pari a quello dei partenopei, e più che altro - ricalcando quanto fece un anno fa l'Inter con Caprari - servirà in futuro da interessante contropartita. Il dualismo Verdi - Deulofeu, dal costo e dall'età simili, ma con caratteristiche ben diverse, sembra finalmente essersi risolto: sarà il #9 rossoblu a vestire l'azzurro. Sarri lo conosce meglio, e lui conosce meglio il campionato - che a differenza della Juve è il vero obiettivo del Napoli - nostrano. Lo spagnolo non ha le caratteristiche necessarie per prendere, in futuro, il posto di Callejon, e soprattutto è molto più discontinuo, pur avendo maggiore esperienza internazionale del ragazzo di scuola Milan. Che, per carità, è un solista come Deulofeu, ma sembra avere maggiori potenzialità di assimilare rapidamente l'idea di calcio più complessa che ci sia su piazza. Lasciare Inglese al Chievo per puntare su Milik, che tra un mesetto sarà quasi pronto, è stata un'altra scelta oculata: il valore del polacco non è comparabile con quella del ragazzo di Lucera. Che, anzi, avrebbe seriamente rischiato di fare la fine di Pavoletti. La spesa più importante, quella per il terzino in grado di fare ambo le fasce con la stessa garanzia di risultato, almeno per ora però non è stata ancora fatta. Eppure, con un Ghoulam da recuperare, un Mario Rui ancora troppo timido ed un Maggio a fine carriera, il tipico affare 'alla Spinazzola' andava fatto parecchio tempo addietro. Oggi un discorso del genere si potrebbe imbastire con il Sassuolo per Adjapong o con il Torino per Barreca. 

Ramires Santos, un po' Jiangsu e un po' Inter (getty)

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INTER. Non si può dare torto a Spalletti, quando parla di squadra da rimpolpare come evidenza anche agli occhi di una signora presumibilmente non ferratissima come la sua genitrice. Che soprattutto in quanto a centrali difensivi e alternative in attacco la rosa fosse corta era ovvio: per questo Sabatini si sta concentrando su questo. Ed ha preso Lisandro Lopez: prestito, a una decina di milioni di riscatto. Ma siamo sicuri che alle stesse cifre non sarebbe stato possibile andare a scegliere, magari meglio, sul mercato italiano? Per carità, i centrali argentini, soprattutto non giovanissimi, sono sempre stati storicamente una piccola garanzia di affidabilità. Di gente come Pezzella, Paletta, Roncaglia, Fazio e Gonzalo in A ne sono passati tanti, e tutti hanno mostrato di potersi tranquillamente adattare, offrendo un rendimento più che sufficiente. Ma in giro, tra gli esuberi, per dirne uno, c'era Tonelli, a cifre molto simili. Certo, magari il Napoli non lo avrebbe dato via, peraltro ad una concorrente diretta, alle medesime (favorevoli) condizioni, ma la volontà del ragazzo di andare via avrebbe potuto fare la differenza. Questione trequarti: Pastore, Correa, Vazquez e i loro fratelli sono tutte buone idee, ma nessuno sembra poter svolgere i compiti che Nainggolan svolgeva nel calcio romano di Spalletti con la medesima abdicazione. Quel calciatore, in realtà, è solo Vidal, che però il Bayern non intende cedere. Forse allora meglio 'accontentarsi' di Ramires, che però rischia di fare un passaggio solo ectoplasmatico nel nostro calcio. Così come Rafinha. La priorità assoluta, ovvero il vice-Icardi, però, non è ancora stata affrontata. Quando Maurito avrà un raffreddore ce ne ricorderemo.

MILAN. Un'altra società che non può spendere è il Milan. Anche perché, a parte Gomez, da cui si sperano di incamerare almeno 6 milioni, la rosa non ha altri esuberi dai quali possa esser tratto profitto. Smembrare la rosa costruita in estate, adesso, non avrebbe senso. A giugno almeno uno tra Kalinic e Andre Silva, poi, verrà ceduto, e si deciderà come spostare le risorse. Certo, se davvero qualcuno dall'Oriente intendesse investire sul quasi 30enne croato 25 milioni, personalmente accetterei a occhi chiusi, cercando anche di convincere il diretto interessato che il posto, per lui, a medio-lungo termine, non ci sarà più. Jankto e Baselli sarebbero arrivi ideali per il completamento di un reparto monco, ma senza risorse sono inarrivabili. Così come inarrivabile è Barella, per il quale però un lavoro ai fianchi del Cagliari, magari iniziando a girare a Giulini qualche risorsa inutilizzata (Antonelli? José Mauri?), sarebbe auspicabile. Detto ciò, è molto probabile che la rosa attuale, come poi effettivamente dichiarato da Mirabelli, non venga toccata. Neanche per trovare un esterno sinistro d'attacco vero: ma il calcio di Gattuso, anche nella sua breve esperienza in Primavera, non lo prevedeva. E Calhanoglu e Borini, oltre a Bonaventura, possono tranquillamente alternarsi in un ruolo che interpretano diversamente, ma con la stessa abnegazione.

Kevin Strootman (getty)

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ROMA. Iniziamo da un assunto: privarsi, subito, di Strootman, a meno che non sia realmente necessario a livello finanziario (o una esplicita richiesta del calciatore), sarebbe una follia. Perché Pellegrini è sì un suo alter ego, almeno a livello tattico, ma l'esperienza e l'affidabilità dell'olandese è impareggiabile. E non è un caso se a lui, come è noto, anche la Juventus pensa da una vita. I fondi del Liverpool, però, sono sconfinati, e se davvero i reds arrivassero a offrire una cifra vicina ai 45 milioni che ha di clausola, allora il sacrificio sarebbe quantomeno ripagato a livello economico. E con (parte) dell'incasso si potrebbe andare davvero andare a investire sul Baselli, Jankto o Barella di turno. Tutti calciatori che farebbero al caso di Di Francesco, che ora che ha scelto Florenzi per la destra però dovrebbe essere privato anche di Bruno Peres. Che ha fallito a Roma, dopo i fasti granata, e dal quale si può ricavare ciò che servirebbe per arrivare ad un Darmian. Che, però, non avrebbe il posto assicurato, almeno nell'immediatezza, e rischierebbe di avere gli stessi mal di pancia di Emerson Palmieri, che vista l'età sua e di Kolarov, e nonostante il rendimento di quest'ultimo, non darei mai alla Juventus. Ultima notazione: né Fazio né Juan sembrano i complementi ideali a Manolas nella difesa a 4. Forse andare a prendere un Acerbi, lo stesso Tonelli o un giovane prospetto come Bonifazi, sarebbe d'uopo. Anche nell'immediatezza.

LAZIO. La premessa, qui, sta nell'egregio lavoro fatto da Inzaghi, che al di là dei risultati sportivi ha prodotto delle plusvalenze insperate. Il sacrificato, tra Luis Alberto, Milinkovic, Anderson e Immobile, in estate, basterà a saziare le casse societarie ed a cercare nuovi rinforzi. Che, per il momento, sono stati inquadrati in Caceres: esperienza garantita, in un ruolo, quello di centrale di destra della difesa, che non poteva essere coperto dagli incostanti Wallace e Bastos. Ora, però, con un De Vrij ai saluti (non rinnoverà e a giugno andrà via a zero), la necessità sarebbe quella di prendere un ragazzo in grado di crescere alla sua ombra, fargli da riserva, ed al contempo arrivare alla prossima stagione pronto ad ereditarne leadership e ruolo. Ma anche una mezzala che possa dare il cambio agli instancabili Milinkovic e Parolo sarebbe d'uopo: se Leiva ha in Di Gennaro (purtroppo, costantemente ai box) quantomeno un sostituto, il solo Murgia e l'adattato Lulic non possono bastare a portare sino a fine stagione una squadra che sinora ha stupito, e che lavora costantemente per confermarlo.