Nel giorno in cui Napoli esulta per l'arresto del superlatitante Di Lauro, in attesa di sapere se potrà esultare anche per una vittoria nella partita "dell'onore" di domani, di certo a fare la voce grossa è il Milan.

Un (mezzo) gol, o meglio, un (mezzo) autogol è bastato, insieme a tanta determinazione, la consueta difesa di ferro, e qualche ingenuità avversaria, ad avere la meglio di un buon Sassuolo, che a San Siro ha opposto molta più tenacia del previsto. O forse, semplicemente, abbiamo visto il peggiore Milan nel 2019, raggiungere il suo risultato più importante della stagione. Ovvero, l'approdo ad un insperato, sino a qualche tempo fa, terzo posto.

Eppure alla fine del girone d'andata erano 8 i punti di vantaggio della terza (l'Inter), sulla quinta (il Milan). Il momento peggiore, probabilmente, del Diavolo, che aveva già virtualmente detto addio al suo centravanti titolare, e che si doveva industriare a sostituirlo, possibilmente senza andarci a perdere eccessivamente, né in quanto a tasso tecnico né in quanto a prolificità.

A distanza di due mesi, quel centravanti è stato trovato. E' costato meno, guadagna meno, segna di più, e nel giorno dell'unica partita in campionato in cui sinora è rimasto a secco, ha comunque inciso positivamente sull'incontro, entrando nell'azione del gol, fornendo un assist potenzialmente letale, e facendo espellere il portiere avversario. Not bad.

Eppure le premesse che stavamo raccontando, all'epoca, erano ben diverse. A un certo punto la rincorsa, con le romane che incalzavano, anzi, sembrava un miraggio. Anche perché la squadra che era da tutti vista come graniticamente ancorata alla terza piazza, un centravanti l'aveva eccome. E che centravanti. Altro che lo svogliato Higuain, che non vedeva l'ora di andarsene a Londra. Sull'altra sponda del Naviglio il centravanti era addirittura un indomito capitano, certo non nel suo miglior momento personale in carriera, ma comunque un monumento.

Cosa è accaduto, da allora, lo sappiamo benissimo.

Piatek è diventato subito idolo e destinatario di uno dei cori più virali della tifoseria rossonera, e Icardi l'ammutinato di lusso di una squadra che paradossalmente, senza di lui, gioca meglio ma vince meno. 

Di Icardi ho già scritto, diffusamente, un po' agli albori di questa storiaccia. Perché di storiaccia, e null'altro, si tratta. Le bizze di questo ragazzo, che ho provato vagamente ad elencare senza addentrarmi nelle voci, ma limitandomi ai soli, arcinoti, fatti, sarebbero bastate per giustificare la decisione della società di togliergli la fascia, ma ciò a cui stiamo assistendo in queste settimane ha dell'ossimorico, ma anche del ridicolo. 

La gestione della querelle da parte di Icardi e della sua famiglia - siamo, ahimé, costretti a includere nella valutazione anche la sorella, oltre che la moglie - è ormai arrivata lì dove ogni sterile telenovela che si rispetti, prima o poi, giunge: nel salotto di Barbara D'Urso

Il tutto mentre Wanda piange lacrime (amare?) a Italia 1, e le inviate del suddetto programma pomeridiano di cui sopra rincorrono, invano, il diretto interessato, regalando perle degne, come fa notare qualcuno, del peggiore o migliore - dipende dai punti di vista - trash calcistico-televisivo.

Due dei contendenti nell'area, Maurito e Luciano, intanto fanno orecchie da mercante. Ancora nessuno, soprattutto loro, ha affrontato di petto, e con chiarezza, la questione. E' questa, forse, la cosa che più irrigidisce i tifosi. Comprensibile: Icardi è ufficialmente infortunato, ma tutti sanno che i problemi risiedono altrove. Spalletti spiega: “Abbiamo sempre detto che ne avremmo aspettato il recupero dall’infortunio. Fra cinque giorni finirà le cure, poi vediamo. Lui, così come Keita, avrà poi a disposizione il campo per dimostrare il suo amore nei confronti di questi colori”.

A buon intenditor, poche parole. Il riferimento, solo per i buoni intenditori, è all' "amore" che il signor Icardi ha utilizzato circa una decine di volte nella sua lettera a cuore aperto di un paio di giorni fa.  LE poche parole, invece, sono per l'infortunio. Un infortunio che sembra però a termine. Anzi, con una vera e propria data di scadenza stampata a caldo sopra, come un vasetto di yogurt: i 5 giorni stilati da Spalletti scadono due giorni prima di Inter-Spal. 

Se Icardi non ci sarà neanche in quell'occasione, voleranno gli stracci. E, forse, da lì in avanti anche i "like" di Chiellini diventeranno qualcosa di più, di un malizioso sospetto.

La cosa davvero stramba è che l'Inter, senza di lui, gioca meglio, ma ora sta andando a fondo. Eppure è più compatta, si concede un gioco più avvolgente, gli attaccanti sembrano passarsi la palla con maggiore dimestichezza, anche perché Lautaro, oltre a fare gol, è anche un 9 coi piedi di un 10. Non è bastato, in ogni caso, per tenere sotto controllo la rimonta dei cugini. Una rimonta che però, dando per scontato che ambo le contendenti vinceranno nella 27a (Spal e Chievo non sono certo avversare insormontabili), potrebbe comunque essere nuovamente sovvertita, per la precisione nel derby. 

La stessa partita che, un girone fa, venne decisa da un gol al 92°, da parte di chi oggi non c'è, e potrebbe non esserci per motivi inesplicabili. Ma che, soprattutto, potrebbe non esserci più. Con o senza terzo posto, con e senza Champions.