Nel 2017-18 Gonzalo Higuain alla Juventus realizzò a 0.63 gol a partita, in campionato.

Lo scorso anno Paulo Dybala, sempre in campionato, segnò 0.66 gol a partita.

Quest'anno il calciatore più forte del Mondo viaggia alla eccellente media di 0.77, in Serie A. Numeri importantissimi, che però non stravolgono il senso: non c'è stagione in cui il capocannoniere della squadra pluricampione d'Italia non veleggi a vele spiegate verso le altissime sfere della classifica dei goleador. Ma non è mai stato questo il vero punto forte della squadra che a tutt'oggi, nonostante un clamoroso pareggio interno (peraltro contro una squadra andata sotto di due gol), continua a dominare la graduatoria, con un consistente vantaggio sulla seconda.

Lo scorso anno, senza Bonucci e con Benatia, più che Rugani, al fianco di Chiellini, la Juve riuscì a chiudere il campionato subendo 0.63 gol a partita.

Quest'anno, fino a sabato pomeriggio, e col figliol prodigo tornato a fianco al suo compagno anzhe azzurro, la difesa di Allegri concedeva ancor meno, agli avversari: 0.57 reti a partita.

Che sono diventati addirittura 6 in due partite. Atalanta e Parma, quindi né Manchester City, né Atletico Madrid: ovvero, due buonissime squadre, tra le più organizzate e ben allenate del campionato. Ma certo non due corazzate. E' bastata - oltre alle qualità di entrambe, che non vanno certo dimenticate, anzi - tanta fame, e tanta sfrontatezza, per mettere in difficoltà quella che sull'album delle figurine Panini - ovvero, sulla carta - è la migliore difesa d'Italia.

E che, senza i suoi titolari, diventa miseramente una squadra colabrodo.

Lacune evidenti - forse non ad Allegri, che ha prima promosso De Sciglio centrale, e poi buttato nella mischia una delle riserve della Lazio -, che però la società ha deciso di non riempire: e il motivo è presto detto.

Da qui alla partita più importante, ad oggi, della stagione, sia Chiellini che Bonucci dovrebbero rientrare (almeno questo dice la tabella di recupero di entrambi), e da qui al 20 febbraio le partite che si giocheranno, checché ne dica l'allenatore, hanno un peso specifico davvero lieve. Vero, la Juventus è uscita anzitempo, e in malo modo dalla Coppa Italia, che però era solo l'ultimo, in ordine di importanza, dei quattro target che a inizio stagione si erano fissati. Vero, la coppia Caceres-Rugani, con De Sciglio primo rincalzo, potrebbe ancora concedere qualche punticino perso qua e là, ma questo non inciderà in alcun modo in una rincorsa, quella al secondo (per importanza) obiettivo stagionale, inevitabilmente già tracciata, anche per via delle altrui mancanze.

Qualcosa, però, inizia a cedere. Un piccolo segnale di allarme, forse anche per la società, che ha deciso di investire fior di decine di milioni, anche in ingaggi, in ogni reparto, ma che non ha ancora affrontato in maniera finanziariamente seria un problema che primo poi si porrà in maniera ancora più gravosa di adesso: ovvero, la sostituzione della B-B-B-C che, come dimostrato da Barzagli e Buffon, non era, né tanto meno è, eterna.

E' per questo che le priorità societarie, se la Juventus vorrà continuare a restare la Juventus dei filotti, ed una squadra leader a livello continentale, dovranno smettere di essere i Marcelo, i Ronaldo, i Ramsey, gli Isco e i Pogba. Di talento, dalla cintola in su, questa squadra ne ha e ne avrà, ancora per anni, addirittura in eccesso.

L'errore più grave, guardando al futuro, sarebbe persistere nella fiducia indefessa a dei calciatori che continuano ad essere i migliori in assoluto, ma che sono entrambi due ragazzi degli anni '80, e che alle loro spalle non hanno sostituti di pari livello, né oggi né in futuro.

Gli anni, intanto, sono passati, ed i vari Skriniar, Romagnoli, Varane, Laporte, van Dijk e Umtiti si sono accasati altrove. La Juventus, però, ha sempre pensato ad altri: nella fattispecie, a Koulibaly e a e de Ligt (e a Manolas, che però costa e vale assai meno)

E almeno uno di loro, in estate, quasi sicuramente arriverà, sempre a meno che qualcuno non intenda imparare dai propri errori.

E' per questo che resto convinto che questi giorni di figure barbine, paradossalmente, fungendo da monito potrebbero essere addirittura d'aiuto alla Juve che verrà. Che, forse, inizierà a ripensare, oltre che ai mancati acquisti, anche alle cessioni affrettate: quella di Caldara, utilizzato di fatto solo per mettere a bilancio una plusvalenza, e quella di Benatia, che a differenza del primo voleva sì andar via, ma il cui sacrificio probabilmente affanna le notti anche di uno che non l'ha mai particolarmente apprezzato, come Allegri. E che oggi, se potesse tornare indietro, probabilmente gli farebbe giocare certo qualche partita in più. Anche a costo di far giocare terzino De Sciglio.