Quattro novità. Quattro modi nuovi di (intra)vedere il nostro campionato. Tre partite che ci hanno trasmesso ipotesi e fornito dati. Tutti da verificare, dopo la sosta.

In primis, il Milan. Che ha regalato una prestazione d'eccezione contro la Roma, e portato a casa la sua prima, meritatissima, vittoria. Frutto sì dei ritrovati inserimenti di Kessie, e della solita solidità di Romagnoli e del suo scudiero - chiunque esso sia - , ma soprattutto del fatto che finalmente, questa squadra, ha un attaccante.

Anzi, un grande attaccante: di quelli che giocano bene anche se non segnano (vedi Cristiano Ronaldo, almeno per i primi 270' di A), perché fanno giocare meglio, e segnare, quelli che giocano insieme a loro. E' il caso di Higuain che manda in rete Cutrone, il campioncino fatto in casa che col Pipita si faceva i selfie pochi anni fa, e che adesso le foto le fa ai portieri avversari, su assist di uno dei suoi antichi miti.

L'ultimo attaccante rossonero del talento equiparabile a quello dell'argentino fu Ibrahimovic, ceduto sei anni fa. E proprio Zlatan fu anche l'ultimo uomo d'area rossonero capace di farsi girare intorno i compagni e mandarlo in porta. Eppure quello "funzionale" - si, ma solo per Montella - era Kalinic. Uno dei tanti, in una pletora di carneadi centravanti indegni di vestire quella che pochi mesi prima fu anche la casacca di Inzaghi, e soprattutto improbabili, per una squadra ambiziosa come il Milan. Se tutto dovesse andare per il meglio, e nessun infortunio (oltre a Conti e Strinic, che sulla carta sarebbero i terzini titolari) dovesse colpire la rosa, soprattutto tra i centrocampisti di Gattuso, ci sarebbe poco da meravigliarsi se questa squadra riuscisse a impensierire le prime 4, anche senza necessariamente riuscire a tornare in Champions. Un traguardo che, ad oggi, sarebbe impensabile per completezza della rosa e suo livello medio. In ogni caso, a prescindere da quanto e se si potrà migliorare, a fine anno se le cose andranno bene sarà obbligatorio render merito sia alla nuova che alla vecchia dirigenza. Maldini e Leonardo hanno potato i rami secchi, definito le priorità e colmato i buchi (almeno quelli veramente necessari); Fassone e Mirabelli creato un'intelaiatura base che poi è quella che benissimo ha fatto per 60' a Napoli, e altrettanto bene ha fatto per 90' contro la Roma.

Non dimentichiamoci, inoltre, che senza quel dibattuto e breve passaggio milanese di Bonucci, il Milan il suo attesissimo centravanti non l'avrebbe mai avuto, e forse si sarebbe dovuto accontentare, ancora un anno, di una improbabile alternanza tra esotici cannonieri al crepuscolo della carriera, giovani prospetti non certo pronti per caricarsi un intero Diavolo sulle spalle, e i suddetti attaccanti fantomaticamente 'funzionali', o presunti tali.

Chi ormai da anni non ha problemi legati alla reperibilità del centravanti è l'Inter, che in Icardi ha sempre avuto un punto di riferimento, oltre che una garanzia di prolificità. Paradossalmente, nella prima vittoria stagione, però, il capitano non c'era, e sono servite le ali e i trequartisti, per calibrarla. Pardon, il trequartista, per definizione, almeno per Spalletti: che ha avuto il suo amato Ninja, ed ora giustamente intorno al suo dinamismo, ai suoi inserimenti, alla sua garra, è giusto che costruisca l'Inter che dovrà dare l'assalto anche all'Europa.

Serviranno tutti per dare una mano a Icardi e Nainggolan: anche Candreva (la cui forza d'animo è riassunta del gol e nei pochi minuti di Bologna), Politano (che a sensazione è il più adatto di tutti al 4-2-3-1 partendo da destra), e Lautaro (che non ha sostituito il titolare solo per via di un indurimento muscolare).

E se Perisic riuscirà a essere anche quest'anno la migliore ala del campionato, e il triangolo De Vrij-Skriniar-Handanovic affinerà gli automatismi, le soddisfazioni potrebbero arrivare a ripetizione. Almeno quando tutti i nuovi verranno inseriti, come in realtà sembra non aver ancora fatto la Roma, che ha in Pastore al contempo il suo uomo di maggior talento e l'elemento più equivoco in rosa sotto il profilo tattico. Di Francesco l'ha già provato da mezzala e ala nel 4-3-3 e trequartista centrale nel 4-2-1-3. Troppi, tre ruoli in tre giornate, per El Flaco, che evidentemente non può dividere l'intero reparto con altri due calciatori mediamente lenti - o comunque, poco dinamici - come De Rossi e N'zonzi. Ma non è solo questo il problema attuale della Roma, che certo non può permettersi di avere in rosa quattro ali di primissimo piano (tra cui Kluivert, un vero fenomeno) e non utilizzarne neanche una per provare per l'ennesima volta, e senza successo, a far coesistere Dzeko e Schick.

Mettiamoci anche che né Olsen - evidentemente, per limiti tecnici e di personalità - né Karsdorp - per condizione atletica - sono pronti per reggere un big match in Serie A, e il dossier completo delle "cose da fare" di Di Francesco è servito su una scrivania.

Ne ha sempre meno, invece, Allegri. Terza partita vinta di fila, come da pronostico, seppur di misura. Ma la sua Juventus è e sarà sempre questa: fastidiosamente - soprattutto per gli avversari, e parte dei propri tifosi - pragmatica, al limite del minimalismo che però, non solo a livello acustico, in Italia fa rima con perfezionismo.

E difatti soffre sempre meno, la Juve, anche in virtù dei ritrovati meccanismi di coppia di Bonucci e Chiellini. A meno che non sia una variabile impazzita (vedi Gervinho, o Giaccherini) a metterli in difficoltà con gli strappi e l'imprevedibilità, a loro e a Szczesny è difficile farla. E non traggano in inganno i tre gol subiti in tre gare, che per chi ha vinto 7 scudetti di fila con la miglior difesa è una partenza a handicap: in fase difensiva si soffre, sì, ma mai nei momenti topici della partita. Quelli, per intenderci, che fanno portare i (tre) punti a casa.

Gli stessi momenti in cui Mandzukic non manca mai all'appuntamento: ma questa non è certo una novità. La vera novità è vedere Ronaldo a secco dopo tre partite giocate per intero, contro Bruno Alves, Bani e Acerbi. Un problema? Sì, ma solo per chi ha investito il PIL di un piccolo Stato europeo per comprarlo al fantacalcio. Allegri non sembra per nulla turbato dal momentaneo black-out del suo fenomeno, anche perché si può serenamente coccolare Marione. Non Dybala, che potrebbe essere destinato a fare parecchie panchine, almeno finché non riuscirà a fare (anche solo in parte) quello che fa Nainggolan nel 4-2-3-1. Faticava a coesistere con Higuain, la Joya, e adesso non sembra poter essere complementare a CR7, che a breve si sbloccherà andando così a oscurare almeno uno di questi due piccoli nei.

Anche l'altro, in ogni caso, si fa presto a dimenticarlo. Quando si vince, a maggior ragione.