Ad inizio anno, nonostante qualche scetticismo nei confronti di Sensi restava, la sensazione sembrava essere che Vecino, rispetto al ruolo centrale avuto nella gestione Spalletti, potesse fare un passo indietro. I nuovi acquisti - giovani, italiani ed espressamente richiesti da Conte - erano in rampa di lancio, motivo per cui, dalla 3.a all'8.a giornata, il centrocampista entrato nella storia dell'Inter con il suo gol alla Lazio che valse al qualificazione in Champions League due anni fa, aveva accumulato soltanto 133 minuti, un minutaggio piuttosto scarso considerando una media di poco più di 16 minuti a partita. 

Poi l'infortunio muscolare, probabilmente figlio anche di una cattiva gestione durante la pausa delle Nazionali precedente, che sembrava aver fatto definitivamente fuori Vecino; i contemporanei infortuni di molti centrocampisti nerazzurri, unita alle richieste di Conte di esperienza in mezzo al campo, hanno però alla fine premiato il giocatore che silenziosamente ha aspettato il suo momento: dall'11.a giornata Vecino non ha più lasciato il campo, e dalla 12.a alla 18.a è invece stato sempre in campo per tutti e 90 i minuti. Un ciclo di 6 partite che, stavolta, ha riportato Vecino dentro l'Inter. 

E ADESSO? - Considerando i ritorni di Barella e Sensi, è plausibile che il giocatore possa fare un passo indietro nelle gerarchie nerazzurre. Ma resta, al netto della piacevole scoperta di Borja Valero e del temperamento apprezzato da Conte di Gagliardini, la prima riserva di un reparto che, forse non a caso, è quello su cui Conte vorrebbe investire maggiormente in questo gennaio. 


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