Pesa la distanza dalla famiglia più che dal campo per Fabio Borini, che vive lo stop da campionato per l'emergenza coronavirus lontano dai suoi: "E’ il momento dell’attesa per rispettare le regole della convivenza con il mondo: figlia e moglie in Inghilterra, io qui", spiega il giocatore del Verona alla Gazzetta dello Sport. " Mi manca il contatto fisico, mi figlia Stella ha quasi sette mesi e sta iniziando a fare una serie di prime esperienze che mi sto perdendo".

Sulle sensazioni al momento della positività di Zaccagni: "Sapevo che sarebbe potuto accadere a qualcuno di noi, però siamo sportivi, di giovane età, in forza. Mi dispiace se chi, anche fuori dal calcio, è stato trovato positivo sia stato isolato moralmente. Si dovrebbe rafforzare il legame seppure a distanza".

Come va l'allenamento in casa? "Cerco di sfruttare ogni giorno per aumentare un po’ il carico di lavoro, anche se si va molto a sensazione perché i riscontri clinici sono rinviati. Sarebbe bello che, a condizioni sanitarie sistemate, di possa riprendere il campionato perché vorremmo terminare un percorso bellissimo".

Borini: "A mio agio con ciò che è più difficile"

Il rapporto con Juric: "Con Juric ci siamo riconosciuti nella stessa fame, nessuno ci ha mai regalato nulla. Per quello mi reputo una persona felice, ho sempre preso io le decisioni senza subirle. Ascolto le emozioni, la necessità di avere stimoli è fondamentale. Capisco quando ho bisogno di rompere una stabilità per cercarne una nuova. Forse penso troppo, però mi trovo a mio agio quando vado incontro a ciò che è più difficile".

A 29 anni può essere un punto di riferimento per i giovani? "Al Milan parlavo spesso con Gabbia, mi sono confrontato con lui sul piano umano cercando di ascoltarlo e sostenerlo. A mia volta in carriera ho legato con chi faceva altrettanto, con chi mi dava senza volere nulla in cambio.

Gli allenatori con cui ha legato di più in carriera: "Luis Enrique e Gus Poyet: vedono il calcio come me. Ascoltano il lato umano dell’atleta".