Oggi dopo una vita in rossonero è vice di Shevchenko sulla panchina della Nazionale Ucraina, a nel corso dell’intervista per la Gazzetta dello Sport per Mauro Tassotti è impossibile non parlare dell’attualità legata al Milan: “Fatico a comprendere la politica aziendale. Se si vuol ripartire dai giovani bisogna dichiararlo e ammettere che per anni ottenere dei risultati sarà difficile. Può avere un senso, però i giovani vanno aiutati. San Siro non è uno stadio come gli altri e lo dice uno che è arrivato a Milano a vent’anni e prima ha giocato all’Olimpico, altro posto che tanto semplice da affrontare non è. A San Siro se sbagli troppo vengono giù cuscinetti e fischi quando va bene. E’ complicato. In più, questo Milan arriva da anni di grandi successi e grandi frustrazioni”.

"Tenersi stretti i giocatori bravi"

Tassotti non si aspettava l’addio di Boban e quello forse imminente di Maldini: “Sinceramente no, credevo che avessero trovato una stabilità, punti di contatto. Con certe problematiche in società, e la proprietà è cambiata troppe volte, fai fatica a lavorare. Non puoi sbagliare un acquisto, per esempio, perché il budget è quello che è. Il Milan dovrebbe prima di tutto tentare di tenersi stretti i giocatori bravi, Donnarumma, Hernandez e altri. Ma se non si può ripartire nemmeno da lì…”.

Le manca il Milan? “Sì, ma sono stato fortunato, poi la vita ti porta a fare certe scelte. Nessuno mi ha mai chiesto di fare il primo allenatore del Milan e sono contento anche così. E sarò ancora più contento quando potrò tornare a passeggiare e poi a lavorare. Ma prima, il bene di tutti: la salute. La vita”.

Se ha sentito Maldini, contagiato dal Coronavirus: “Sì e l’ho trovato sollevato. Sheva a Londra ormai è chiuso in casa, anche per lui il golf è off limits. Mi ha detto che ha cercato di allenare i figli per tenersi in forma, ma ha smesso subito perché non volevano fare quello che suggeriva”.