L'emergenza Coronavirus porterà con sé inevitabili conseguenze anche su quelle che saranno le logiche e le durate delle finestre di calciomercato, specie se la stagione (come da idea attuale) si concluderà in estate e oltre il 30 giugno, fatidica deadline della scadenza dei contratti. E allora "Tuttosport" ha provato a chiedere ad alcuni dirigenti del nostro calcio come le trattative tra club potrebbero cambiare in futuro.

Coronavirus, cambia il calciomercato

Fabio Paratici (Juventus): "Ci saranno molti scambi, una situazione che avvicinerà il calcio all'Nba. È presumibile che alcuni club, ad esempio in Germania, possano beneficiare della generale situazione di crisi in virtù di un'economia sottostante più solida di altre".

Giuseppe Marotta (Inter): "Al di là delle date che sono ancora tutte da stabilire, penso che sarà un mercato inevitabilmente più povero e nel quale potrebbero esserci quindi più scambi. Assisteremo a una generale diminuzione dei prezzi perché il problema è globale. Sarà importante poter sfruttare le risorse del vivaio".

Igli Tare (Lazio): "La priorità è combattere il virus e chiudere la stagione, non riuscirci sarebbe fatale per la situazione economica del calcio. Speriamo di giocarci lo scudetto fino all'ultimo, anche se non si può ancora sapere quando si riprenderà. Solo dopo penseremo a come organizzare il mercato. L'unica cosa certa è che sarà più complicato. L'abbassamento generale dei prezzi è possibile, ma molto dipenderà anche da come concluderemo l'annata. Non mi intriga l'idea di una sessione sempre aperta fino all'inverno".

Pierpaolo Marino (Udinese): "Per almeno un anno operazioni da 100-150 milioni ce le possiamo dimenticare. Ammesso che ci sia una finestra ad agosto, perché secondo me si potrebbe andare direttamente a gennaio, sarà un mercato in recessione: il giocatore da 50 milioni diventerà un pezzo da 30".

Giovanni Carnevali (Sassuolo): "Il ridimensionamento sarà globale e riguarderà tutte le componenti, compresi agenti e giocatori. I nuovi contratti saranno al ribasso, però credo si dovranno ridiscutere su nuovi parametri anche quelli attuali. Il mercato sempre aperto non porterebbe vantaggi, ma soltanto più caos".