Paulo Dybala c'è. La Joya è sempre stata lì, pronta quando chiamata in causa: e contro l'Atalanta, ancora una volta, si è ripetuta. Un gol per confermare il suo stato d forma, un gol per confermare che anche se non c'è Cristiano Ronaldo la Juventus ha a disposizione un parco attaccanti completo. E proprio del rapporto con Cristiano, di quanto l'attacco sia differente rispetto alla gestione Allegri e, infine, del ruolo di leader Dybala ha parlato a El Pais: qui di seguito un estratto. 

IN CAMPO VOGLIO LA PALLA -
"E' difficile separare la persona del calciatore. Sono un ragazzo tranquillo, ma in campo voglio la palla. Senza la palla mi perdo, è una necessità. Il gol è il gol, chiaramente, ma ci sono poche cose che mi piacciono più di un assist".

IL RUOLO DI LEADER -  "E'cambiato il modo di essere leader. Mi sento un giocatore importante, rispettato dai tifosi e dai compagni, ma non mi sento un leader e non provo ad esserlo. Per essere rispettato non devi urlare o insultare, devi sapere quando e come parlare con un compagno".

RONALDO - "Quando è arrivato CR7 i miei amici mi dicevano: "Hai il migliore in nazionale e ora te ne portano un altro nel club". Gli ho risposto che avevano torto, che per me era un vantaggio. Posso studiarli ogni giorno, stiamo parlando di due fenomeni, sono un gradino sopra a livello calcistico e mentale. Con Cristiano ho un buon rapporto, parliamo molto, spesso parliamo a lungo. Della nazionale, della Juve, ma anche di cose che non c'entrano con il calcio. E lo stesso con Messi".

IL LAVORO CON SARRI - "Ha un modo completamente diverso di comprendere il gioco. Per me, e forse anche per gli attaccanti, è più divertente. Abbiamo più la palla, ci consente di rischiare e di fare qualcosa di diverso. Ci sono partite in cui abbiamo 20 occasioni, immaginate cosa significhi per un attaccante".



Accenno alla linea di fondo, poi sterzata verso il centro area per andare sul piede favorito. Il difensore lo sa, ma non lo può impedire: la Joya Dybala

+