L'emergenza Coronavirus prosegue, una quarantena difficile quella che sta vivendo Riccardo Saponara, trequartista del Lecce rimasto in Puglia in albergo, e dunque lontano dalla famiglia: il calciatore in forza ai salentini ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport per raccontare non solo il momento attuale, ma anche alcuni retroscena interessanti che hanno accompagnato la sua carriera.

Saponara: "Lecce è un'oasi felice"

Queste le parole di Saponara: "Quando si è diffusa l’epidemia, ho pensato di raggiungere i miei genitori, ma ho preferito evitare spostamenti rischiosi. Mi divido tra la stanza e la palestra dell’hotel, dove mi coccolano abbastanza pure nell’alimentazione. Dobbiamo venirne fuori, possiamo farlo solo se tutti rispetteremo le regole. Sono preoccupato, come tutti. La certezza è che il calcio verrà dopo, ora conta esclusivamente la salute delle persone. Sarà dura ricominciare, spero che si torni alla normalità quanto prima; nel calcio valuteranno le varie istituzioni. Facciamolo, appena sarà possibile, ma non a porte chiuse: perché, senza pubblico, lo sport muore. Il club mi aveva cercato già la scorsa estate e Liverani mi ha convinto con la sua idea di calcio: in tv avevo apprezzato la vocazione offensiva e la ricerca della verticalizzazione del Lecce. Lecce è un’oasi felice, società seria, compagni e tifosi straordinari e città con un certo fascino. Speriamo di tornare a lottare per restare in Serie A. Quali allenatori hanno inciso sulla mia crescita? Sarri e Giampaolo, veri maestri di calcio. Kakà il miglior compagno di squadra con cui ho giocato, ma in quel Milan ho scoperto Balotelli: continuo a dire che, con i mezzi che ha, sarebbe da Pallone d’Oro. Qui a Lecce mi ha sorpreso Tachtsidis, ha qualità notevoli, lo sprono spesso a imporre le sue doti. E Barak, un mix di forza e tecnica".