In un'intervista concessa al giornalista britannico Austen Ivereigh, Papa Francesco ha parlato dell'emergenza Coronavirus sottolineando anche il rischio che deriva dalle dichiarazioni di alcuni politici in tempi di crisi.

Coronavirus, parla il Papa

"Oggi, in Europa, quando si cominciano a sentire discorsi populisti o decisioni politiche di tipo selettivo non è difficile ricordare i discorsi di Hitler nel 1933, più o meno gli stessi che qualche politico fa oggi. Questa crisi ci tocca tutti: ricchi e poveri. Mi preoccupa l’ipocrisia di certi personaggi politici che dicono di voler affrontare la crisi, che parlano della fame nel mondo, e mentre ne parlano fabbricano armi. È il momento di convertirci da quest’ipocrisia all’opera. Questo è un tempo di coerenza. O siamo coerenti o perdiamo tutto".

"Ogni crisi è un pericolo, ma è anche un’opportunità. Ed è l’opportunità di uscire dal pericolo. Oggi credo che dobbiamo rallentare un determinato ritmo di consumo e di produzione e imparare a comprendere e a contemplare la natura. E a riconnetterci con il nostro ambiente reale. Questa è un’opportunità di conversione. Dice un proverbio spagnolo: 'Dio perdona sempre, noi qualche volta, la natura mai'. Non abbiamo dato ascolto alle catastrofi parziali. Chi è che oggi parla degli incendi in Australia? E del fatto che un anno e mezzo fa una nave ha attraversato il Polo Nord, divenuto navigabile perché il ghiaccio si era sciolto? Chi parla delle inondazioni? Non so se sia la vendetta della natura, ma di certo è la sua risposta. Abbiamo una memoria selettiva. Vorrei insistere su questo".

"Mi ha impressionato la celebrazione del settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia. C'erano personaggi di punta della politica e della cultura internazionale. E festeggiavano. Certo, è vero che fu l'inizio della fine della dittatura, ma nessuno si ricordava dei 10mila ragazzi caduti su quella spiaggia. Quando sono stato a Redipuglia, nel centenario della fine della Prima guerra mondiale, si vedeva un bel monumento e nomi sulla pietra, e nient'altro. Ognuno aveva una famiglia, al posto di ciascuno di loro potevo esserci io. Oggi è tempo di recuperare la memoria. Non è la prima pestilenza dell'umanità. Le altre sono ormai ridotte ad aneddoti".