C'è una sottile linea rossa che separa un fuoriclasse da un campione, e soprattutto da un leader. Anche etimologica, oltre che sostanziale. Partiamo dalla definizione di fuoriclasse: "Persona eccezionalmente dotata o nettamente al di sopra della media". E sì, qui ci siamo, perché Higuain è un giocatore unico nel suo genere: un attaccante di movimento con i piedi da trequartista, bravissimo a fare da sponda e a far girare il pallone per i compagni, per non parlare poi del suo innato senso del gol, uno che sente la porta anche senza guardarla. D'altronde non realizzi 289 gol per caso, mettendo assieme le esperienze con le maglie di River Plate, Real Madrid, Napoli, Juventus e ultima il Milan. A queste, poi, vanno sommate le 31 reti in Nazionale con la sua Argentina, che portano il bottino totale a ben 320 marcature. Ce ne sarebbero tanti da vedere, ma la summa delle sue doti tecniche è senz'altro questo suo gol realizzato con la maglia del Napoli al Frosinone: stop di petto, coordinazione senza guardare la porta e semi-rovesciata che non dà scampo al povero Zappino. Applausi a scena aperta anche da Compagnoni e Lele Adani...

IL PALMARES - Passiamo alla seconda definizione, quella di campione: "atleta vincitore di una gara o di un ciclo di competizioni o che eccelle su tutti gli altri". Anche in questo caso la definizione calza a pennello e lasciamo che sia il palmares a parlare: 3 titoli di campione di Spagna, 1 Coppa di Spagna e 1 Supercoppa spagnola con la maglia del Real Madrid, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa italiana con la maglia del Napoli, 2 Scudetti e 2 Coppe Italia con la maglia della Juventus. Probabilmente anche meno di quanto il suo talento avrebbe meritato, ma di certo non si sbaglia a definire il ragazzo di Brest un campione.

Ma veniamo ora al vero nodo della questione: Gonzalo Higuain è un leader? Ed è qui che entra in gioco la leadership, così definita: "funzione e attività di guida, capacità di un individuo che porta una squadra al raggiungimento di determinati obiettivi". Dote rara in tutti i settori professionali, tanto più nel calcio dove non è facile trovarla. Un leader si carica sulle spalle la squadra, la motiva nei momenti difficili, la guida nelle partite più insidiose e la decide con un lampo, una giocata estemporanea che squarcia l'equilibro del match e la fa pendere per i propri colori. E purtroppo spesso Higuain ha mostrato scarse doti di leadership, fallendo alcune chances che avrebbero dato una svolta alla sua carriera anche in ambito internazionale, che potremmo così riassumere in 6 momenti topici:

  1. Finale dei Mondiali 2014 contro la Germania: tiro strozzato di Higuain a tu per tu con Neuer, che ringrazia per l'errore banale dell'argentino.
  2. Finale di Copa America 2015 contro il Cile: Higuain non finalizza l'assist di Lavezzi e sbaglia uno dei due penalty decisivi nella lotteria dei rigori.
  3. Finale di Copa America del Centenario 2016, sempre contro il Cile: altro clamoroso gol fallito da Higuain a tu per tu con Bravo.
  4. Semifinale Europa League Dnipro-Napoli 2014/15: Higuain sbaglia due grandi occasioni che peseranno sull'eliminazione degli azzurri dalla competizione.
  5. Napoli-Lazio, stagione 2014/15, partita decisiva per la qualificazione in Champions: Higuain fa doppietta, ma sbaglia il penalty del potenziale 3-2, sparando alto sopra la traversa. Il Napoli perde 4-2 e fallisce l'accesso alla massima competizione europea.
  6. Milan-Juventus 0-2, altra gara da dimenticare per il Pipita che non solo fallisce il rigore del pareggio (ipnotizzato da Szczesny), ma si fa anche espellere nella ripresa per proteste. Da qui comincia la sua escalation in negativo con i rossoneri.

Ciò che emerge guardando questi dati non è la mancanza di talento, bensì una fragilità mentale che si materializza nei momenti di grande tensione, nelle partite topiche, quelle che contano davvero. Ed è qui che il Milan ha fallito il colpo, perchè con Higuain pensava di aver trovato la panacea di tutti i mali, quel leader del nuovo corso che avrebbe fatto da chioccia ai tanti giovani rossoneri, da Donnarumma a Romagnoli, da Calabria allo stesso Cutrone, forse il più penalizzato da questi mesi in chiaroscuro del Pipita. La verità forse è una: Higuain non è un trascinatore, non è un leader, assomiglia più ad un primo violino che ha bisogno di un'orchestra che suoni in perfetta armonia per esaltarne le sue qualità. Al Real è stato così, al Napoli e alla Juventus anche, al Milan invece tutto ciò mancava. Ed è per questo che lui ha scelto il richiamo di un porto sicuro: quello di Maurizio Sarri al Chelsea. L'uomo che più di tutti ne ha esaltato le caratteristiche e che più di ogni altro ne conosce i pregi e soprattutto i difetti. E che da lui pretenderà corsa, sacrificio e soprattutto gol. Ma decisamente non capacità di leadership.