Serviva vincere all'Inter. Non importava come, bastava solo ritrovare i tre punti per tenere a distanza la muta di cani da caccia che si è appropinquata all'inizio del 2019 e per dare una parvenza di ripresa. I tre punti sono arrivati in casa nerazzurra e in dote portano, comunque, un "problema": come si fa a gestire Lautaro?

Per carità, è un bellissimo problema quello relativo al nativo di Bahìa Blanca per Spalletti però è evidente come il Toro si faccia sempre più mulo e scalci con sempre più insistenza la porta di ingresso fra i titolari approfittando un'altra prestazione sottotono di Icardi. Con buona pace dell'agente dell'argentino capitano dell'Inter, i buoni movimenti - vistisi solamente nel secondo tempo del Tardini - non hanno portato a nulla di buono e sotto porta Icardi ha perdonato troppe volte il proprio avversario in maniera anche inusuale per lui. Lautaro invece no: un pallone, un movimento buono e subito palla in porta.

Sia ben chiaro, non si vuole alimentare nessun dualismo, di supposte "grane" per l'Inter ne escono fuori di continuo e non saremo certo noi a volerne aggiungere un'altra. Il fatto però sussiste: Icardi non sta facendo miglioramenti sensibili dal punto di vista del coinvolgimento della squadra nella manovra, viene servito anche discretamente bene rispetto agli standard delle passate stagioni, ma non riesce a fare gol. E finché si vedeva il suo numero 9 girare in zone del campo non di sua competenza allora il gioco valeva la candela perché per Spalletti questa mobilità è necessaria ai fini della manovra (Dzeko a Verona ha fatto un clinic a riguardo), ma ora che è tornato stantio, fisso nella sua posizione questo inizia a generare qualche dissapore.

Il calo di condizione nell'Inter è stato evidente ed è normale che incida sulle gambe dei giocatori: il pressing non viene più portato in maniera asfissiante sulla linea difensiva, ci sono meno movimenti sulle catene laterali e meno corse in avanti in generale per i nerazzurri, ma su Icardi - spiace dirlo - ha inciso anche la pressione mentale proveniente dall'esterno, non per volontà sua ovviamente ma di chi settimanalmente dai salotti più disparati non fa altro che aumentare il peso sulle spalle del proprio assistito.

E ora Lautaro?

Il Toro - che a Parma ha azzeccato gli scarpini - non può essere imbrigliato ancora a lungo. Sul suo tabellino stagionale si contano già diversi gol decisivi per la vittoria e un numero di realizzazioni decisamente interessante per chi ha giocato solamente a partire dalla panchina, o quasi. E poco importa se Spalletti dovrà schierare le due punte o fare rifiatare Icardi per dare spazio a Martinez, magari in una delle prossime due di campionato e non solo in Europa League. Il ragazzo ha portato i tre punti in troppe gare importanti in questa stagione e poco importa se qualche gol gli è rimasto solo nella testa, se la pressione si è preso gioco di lui come contro il PSV o all'Olimpico Grande Torino, un giovane del genere ha sicuramente tutte le qualità per migliorare da ogni singolo errore e tornare più forte, con un bagaglio ampliato.

L'Inter ha ritrovato i tre punti, ha ritrovato Lautaro - non è Gabigol, evidentemente, con buona pace di chi già pensava di potergli affibbiare l'epiteto di bidone -, ma ha smarrito Icardi. In pieno stile Inter: non c'è mai tutto che possa andare bene contemporaneamente, qualcosa che deve lasciar da pensare c'è e ci sarà sempre. Adesso sta a Spalletti decidere il da farsi, e non solo dal punto di vista mediatico, ma anche quello tecnico per dare un'ulteriore sterzata a un inizio di 2019 sicuramente non dei migliori e che molto potrà decidere in vista delle stagioni future.