Il mese di gennaio va di pari passo con il mercato, il mercato di casa Inter va di pari passo con le lamentele dei tifosi. Quella principale mossa alla proprietà nerazzurra dall'estate 2016 (quando Suning ha acquisito la maggioranza azionaria dell'Inter, ndr) è quella di aver speso poco nascondendosi dietro a "scuse" come il blocco dell'investimento di capitali verso l'estero del governo cinese o come il FPF. Ebbene, semplicemente non è così. La proprietà cinese dell'Inter fra riscatti di prestiti precedentemente conclusi e acquisizioni ex-novo ha speso solo per la prima squadra 237,85 milioni di euro (dati Transfermarkt) e ne spenderà almeno altri 25,50 per ratificare i prestiti di Gagliardini e Karamoh. Il gruppo Suning in due anni ha speso in media 118,925 milioni di euro per rafforzare la prima squadra (il tutto senza considerare i lavori ad Appiano Gentile e al mercato della Primavera, fra le altre spese): il problema, evidentemente, è stata l'incapacità di spendere questo malloppo.

Una squadra come l'Inter non può permettersi spese folli senza che esse ripaghino le attese (il FPF è un problema per i comuni mortali) e non può permettersi strategie a lungo termine se queste non sono sicure al 100% di essere fruttuose perché tutto questo va poi ad infierire sul mercato del momento e viene facilmente dimenticato dai tifosi nerazzurri sempre ansiosi di vedere cinguettii ufficiali del club, oltre che hashtag illusori. Detto così può sembrare difficile, ma i fatti sintetizzano meglio il concetto: fra le prime spese sul mercato di Zhang & Co. rientrano 45,1 milioni di euro di soli riscatti fra cui 7,8 per Dodô, 5 per Brozovi? (comprato a gennaio 2015) e 13,5 di Stevan Joveti?, tutta gente arrivata quando l'ipotesi di un avvicendamento societario non era nemmeno un'idea percorribile. Se a questi poi si aggiungono i soldi per João Mário e Gabriel Barbosa, rivelatisi consigli errati da parte della stessa persona - omonima di un'autovettura -, la frittata è fatta. Di quella campagna acquisti, la prima, quella che doveva rivelarsi trionfale, in pianta stabile nella rosa di Spalletti gioca solo Candreva. 

Questo è il dato chiave: l'Inter non è parsimoniosa o addirittura in mano a dei tirchi con gli occhi a mandorla, come qualcuno vorrebbe far credere, ma è in un processo lungo di risanamento all'interno del quale sono però stati commessi errori marchiani in fase di spesa sintomatici di come ci siano stati - almeno fino alla sessione estiva del 2016 - troppi uomini coinvolti all'interno del processo decisionale, tutti con interessi diversi, che hanno portato allo sperpero sistematico delle cifre messe a disposizione da Zhang Jindong per il mercato inaugurale della sua gestione: 70 milioni per João Mário e Gabriel Barbosa si sono rivelati inutili alla lunga e potevano essere utilizzati meglio, come si è provato a fare già nel primo mercato diretto da Sabatini.

Il portoghese ha sicuramente del talento, ma 40 milioni forse sono stati un po' troppi (Getty Images)

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L'hashtag #InterIsComing aveva generato troppe illusioni nella tifoseria nerazzurra che non aveva fatto i conti con le problematiche del FPF. Nel bimestre luglio-agosto 2017 qualcosa di più razionale si è visto - Vecino, Skriniar, Borja Valero su tutti -, ma persistono errori strategici che alterano e condizionano giocoforza le scelte di Spalletti: vendere tutti i centrali in rosa rimanendo con solo tre uomini nel ruolo è stato un rischio che poi la sfortuna ha fatto sì che l'Inter pagasse caro con l'infortunio contemporaneo di Miranda e Ranocchia; non avere alternative credibili in attacco è un altro problema che non è stato risolto in sede di mercato estivo quando si è preferito destinare 20 milioni a un terzino sinistro per il quale magari si poteva risparmiare qualcosa. Ma comunque i soldi (circa 70 milioni dati alla mano) sono stati investiti anche quest'anno, nonostante molti credano il contrario. L'Inter non spendeva tale cifra per la prima squadra solo in estate dal 2009, dunque chiunque tacci Suning di avarizia è palesemente in malafede o ha evidenti problemi in matematica. 

Il reale problema del mercato nerazzurro sono le scelte, non i soldi investiti. 

Ovviamente l'avere la proprietà dall'altra parte del mondo, poi, aiuta la narrativa fantasy per cui in una sorta di Inception pallonara Sabatini vada a parlare con se stesso per un prestito o il proprietario chiami il suo alter-ego per uscire il portafoglio, ma qui poi il problema è di chi non riesce a discernere le cose: non è mai passato dalla mente di qualcuno che ci siano ancora scorie e/o timori verso la UEFA e verso il FPF che facciano andare coi piedi di piombo la dirigenza nel capitolo prestiti? Com'è possibile che noctu lo Jiangsu ceda in prestito con diritto di riscatto Roger Martinez e con l'Inter la stessa formula non valga? Nessuno si vuole dare risposte, è più facile ridere davanti a ipotesi da saga di Tolkien che pensare ad una risposta verosimile; è più facile inveire sull'onda del momento non così positivo rispetto al cercare di analizzare la situazione.

Un Sabatini visibilmente alterato mentre aspetta Sabatini per parlare di uno scambio di prestiti: Icardi all'Inter e Icardi all'Inter (Getty Images)

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Se l'Inter avesse speso il doppio in estate e avesse raggiunto l'undicesimo posto dopo 20 giornate il problema della bontà delle scelte sarebbe venuto fuori lampante, ma siccome nonostante l'assenza di nomi altisonanti la squadra ha girato la boa di metà campionato ampiamente in corsa per l'obiettivo Champions in molti hanno iniziato a struggersi perché "Chissà cosa sarebbe venuto fuori se i soldi del Milan li avessero investiti all'Inter". Ovviamente al primo scricchiolio questo struggimento si è facilmente trasformato in lamentela che continua imperterrita ad accompagnare ogni giorno di questa stagione dell'Inter e il mercato in particolare senza mai prendere in considerazione il fatto che non sia l'avarizia del padrone il problema quanto la bontà della mano che usufruisce di tali soldi.

Questo gennaio sarà un banco di prova fondamentale per chi gestisce il portafoglio sportivo di Zhang, bastano pochi colpi assestati bene per dare una sterzata quasi decisiva all'ambiente; basta anche solo un rinforzo sbagliato e tutto potrebbe crollare come un castello di carte al minimo refolo di vento. Non servono fantastiliardi di euro, non ne servono nemmeno 100 milioni verosimilmente: serve oculatezza e determinazione per far fruttare e marchiare a fuoco nella memoria di tutti i detrattori che i soldi ci sono e possono essere spesi molto meglio di come è stato fatto finora.