"La Champions ormai è andata". Firmato: Simone Inzaghi. Manca ancora la certezza aritmetica, ma con ogni probabilità per la dodicesima stagione di fila la Lazio non prenderà parte alla massima competizione continentale. L'ultima volta che ci riuscì in rosa aveva Igli Tare come attaccante e Michael Jackson era ancora vivo. Eventi dal mondo a parte, come al solito sono i numeri che riassumono al meglio il perché la squadra capitolina, con in testa il proprio allenatore, si sia pubblicamente arresa a 270 minuti dalla fine del campionato. 

Il KO interno con l'Atalanta è stata solo l'ultima goccia, al culmine di un periodo decisamente sottotono che possiamo limitare alle ultime sette partite di Serie A disputate, da inizio aprile a oggi. Quattro sconfitte contro Spal, Milan, Chievo e, appunto, bergamaschi, oltre al deludente pari ottenuto all'ultimo respiro all'Olimpico al cospetto del Sassuolo. I successi nel recupero con l'Udinese e sul campo della Sampdoria, in tal senso, hanno assunto le sembianze di poco sostanziose oasi nel deserto.

I dati che impressionano di più, tuttavia, sono altri. Come i ben dieci punti persi nei secondi tempi, a testimonianza di un calo troppo evidente col passare dei minuti all'interno della stessa partita che, a onor del vero, si era notato (sebbene non in maniera così marcata) anche nello scorso torneo. Fattore decisivo ai fini di un saldo in negativo clamoroso proprio nel confronto con dodici mesi fa: rispetto a questo punto del campionato, la Lazio ha la bellezza di 15 punti in meno. Nessuno è riuscito nell'impresa di fare così male, nemmeno la Fiorentina di Pioli/Montella (-14) e il Chievo abbondantemente retrocesso in B da qualche settimana (-13).

Le conseguenze al Fantacalcio sono tanto scontate quanto inevitabili. Prendiamo come esempio ideale Immobile: da metà marzo ha messo a referto soltanto un +3, rimediando al contempo quattro insufficienze più o meno gravi (tra il 4 e il 5.5). Sempre nelle ultime sette, Strakosha (non solo per colpe sue, ovviamente) ha incassato 9 reti: l'unico clean sheet contro l'Udinese, gara che però solo per pochi fortunati fantallenatori è stata conteggiata ai fini del gioco. Involuzione evidente per Luis Alberto, su cui ha comunque inciso il cambio di ruolo da trequartista a interno di centrocampo: 3 gol e 4 assist complessivi, ma anche 5 gialli, 1 rosso e una quantità non ammissibile di voti al di sotto del 6, specie di recente, che ne hanno minato sempre più l'appetibilità. E Milinkovic-Savic? Dalla 20^ giornata bottino magrissimo di 1 gol e 1 assist, abbinato a prestazioni altalenanti. E alla folle espulsione post-calcione a Stepinski che gli è valso un orribile 3 in pagella. Gli unici a salvarsi sono Correa, tra i più convincenti in assoluto al netto di sparute e parziali uscite a vuoto, e soprattutto Caicedo: quattro reti in meno di un mese e mezzo, vera sorpresa del girone di ritorno.

Sì, vincere la finale di Coppa Italia sarebbe di un'importanza... Capitale.