Il calcio è gioia. Lo diceva anche Toninho Cerezo: "Il calcio è felicità, gioia di vivere". Oggi però non è così e non essendoci questa gioia di fondo non si poteva minimamente pensare di poter andare avanti, non ci sono interessi che tengano, non ci sono "se" né "ma" che potessero giustificare la scelta di voler vedere delle partite, perché senza gioia non c'è calcio. L'addio prematuro di Davide Astori è - purtroppo - uno di quei momenti che rimarrà nella memoria di tutti quanti, uno di quegli istanti che verranno scolpiti nelle menti di chiunque: un frangente, quello in cui ognuno di noi ha appreso la notizia che difficilmente potrà scomparire, proprio come la memoria del capitano della Fiorentina.

Sì, perché spesso si ricorda come ogni italiano si ricordi l'esatto istante di quando gli Azzurri vinsero il Mondiale teutonico, ma la realtà è che nella nostra mente albergano anche gli istanti cupi, quelli di notizie come quella di Astori che - ahinoi - si accumulano nel nostro inconscio e non ci abbandonano mai. Chi vi scrive non è così adulto da ricordare gli istanti del distacco da Scirea, ma ricorda perfettamente dove fosse nel momento in cui seppe della morte di Mayelé, come si scurì il cielo sopra l'oratorio quando ci lasciò Foé o quella di Puerta per arrivare a come si ammutolì San Siro quando si seppe del tragico addio di Morosini - senza contare la strage di cui è stata vittima la Chapecoense -: sono istanti indimenticabili che tornano fuori puntualmente nel momento in cui queste tragedie si ripresentano. E da oggi un'altra fotografia tristissima si aggiungerà al novero di quelle sopracitate.

Non sono parole di circostanza, vuote, dette per dovere di firma o per riempire delle pagine telematiche, ma un tentativo di sfogare l'immensa tristezza che ti coglie, una tristezza che all'inizio ti colpisce come un pugno allo stomaco e poi si propaga a macchia d'olio facendoti finire in una dimensione extra-sensoriale in cui tutto attorno continua a muoversi, ma tu non riesci a fare nulla, nemmeno a pensare a quello che è accaduto. Perché chi vive in questo mondo, chi ama il mondo del calcio, a prescindere dai colori a cui si sente legato visceralmente, pur non conoscendo personalmente la persona, si affeziona al professionista, come se diventasse parte della propria famiglia. 

Il pensiero in questi momenti, però, - oltre che a coloro i quali sono coinvolti direttamente dal lutto - va ai tifosi della Fiorentina. Perché per quanto possiamo essere coinvolti noi addetti ai lavori e i tifosi in generale, un dolore simile - prendo a prestito delle parole di alcuni tifosi viola sui Social Network nelle ultime ore - è secondo solo all'addio di un familiare, perché quella maglia per un tifoso è tutto, specialmente se difesa e onorata come lo ha fatto ogni domenica sin dal suo arrivo Davide Astori.

E allora la notizia trapelata nelle ultime ore dell'accordo per il rinnovo raggiunto con la Fiorentina in questi ultimi giorni assume il connotato di un lascito, il volersi legare a una città come Firenze, alla gente Viola di cui ha portato orgogliosamente per 27 gare in questa stagione i simboli sulla fascia da capitano, lui che ha fatto di tutto perché potesse garrire al vento il labaro viola anche in questa stagione che per la squadra toscana non era sicuramente delle più memorabili, ma che da oggi in più conterà il giusto dal punto di vista dei risultati perché ci sono cose che vanno ben oltre il campo e questa è una di queste.

È inutile entrare nelle pieghe del dolore personale, quello privato, quello dei veri familiari e dei compagni, sarebbe solo un voler lucrare sui sentimenti, un tentativo becero di cercare consensi portando alla mente delle situazioni che nessuno di noi vorrebbe mai vivere. È vero, nessuno vorrebbe mai vedere né assistere né provare queste sensazioni, ma non bisogna mai dimenticarle, per non dimenticare mai questi ragazzi splendidi che ci hanno lasciato in circostanze assurde. Il fato ha voluto che quest'oggi accadesse ciò, le parche hanno deciso di recidere il filo relativo alla vita di Astori lasciando in tutti un dannatissimo senso di vuoto e di impotenza, lasciando un altro fotogramma triste nelle nostre menti, che sarà impossibile da dimenticare e che non dobbiamo assolutamente dimenticare: perché il calcio è gioia ed è giusto che si fermi, ma la memoria di Astori, come quelle degli altri, non deve fermarsi e non deve abbandonarci.

Buon viaggio, Davide.