Sorteggio che rievoca due ricordi poco piacevoli per il Napoli che nel gruppo C della Champions League 2018\2019 dovrà vedersela con Paris Saint Germain, Liverpool e Stella Rossa di Belgrado. Cinque volte vittorioso il Liverpool e una volta la Stella Rossa, quella che nel terzo raggruppamento, di fatto il più accattivante dell’edizione, secondo i favori e sfavori del pronostico, partirebbe indietro, molto indietro, rispetto alle aspettative delle altre contendenti.

Non è la Stella Rossa dei primi anni ’90, quelli degli scontri al Maksimir e della finale di Coppa dei Campioni vinta a Bari a danno dell’Olympique Marsiglia. Quella era una squadra che vantava nomi come Prosine?ki, Bini?, Belodedici, Mihajlovi? e Pan?ev. Non a caso, la compagine simbolo della ex Jugoslavia si laureò campione d’Europa prima e campione del mondo poi, rifilando ai cileni del Club Social y Deportivo Colo-Colo un netto 3-0 nella finale di Coppa Intercontinentale.

Il Fudbalski klub Crvena zvezda di oggi è molto diversa. Nei preliminari di qualificazione alla fase finale non ha mostrato un gioco di qualità. La sua qualificazione è stata figlia di una reazione d’orgoglio clamorosa e insperata in Austria, contro un Salisburgo che, in vantaggio di due goal, nel giro di due minuti si è fatto rimontare un punteggio che lo vedeva con la qualificazione in tasca. La doppietta di El Fardou Mohamed Ben Nabouhane, calciatore proveniente dalla Repubblica Federale Islamica delle Comore, un piccolissimo Stato africano il cui territorio è composto da tre isole vulcaniche tra il Mozambico e il Madagascar, ha segnato un ritorno nella massima competizione europea a lungo atteso da una tra le tifoserie più passionali d’Europa. 

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Paris e Liverpool, invece, per il Napoli di Carlo Ancelotti rappresentano uno scoglio che va ben oltre la suggestione di un club storico come quello di Belgrado. I francesi e gli inglesi sono due club candidati alla conquista del trofeo. Potenzialmente due finaliste. I reds hanno giocato la finale nella scorsa edizione, perdendo con un Real scaltro e speculativo, in grado di approfittare dell’infortunio di Salah e di una serataccia del portiere del Liverpool.

Il Liverpool di Klopp gioca un calcio ad altissima intensità atletica. Il gegenpressing è uno dei marchi di fabbrica della gestione del mister tedesco. La “riaggressione”, in inglese counterpressing, prevede una pressione esercitata in transizione, ovvero in fase immediatamente successiva alla conquista della palla da parte dell’avversario. Ha una duplice utilità. Serve a interrompere un potenziale contropiede avversario e, al tempo stesso, a riproporre una nuova azione offensiva. Lo stesso Jürgen Klopp ha definito il gegenpressing come "il miglior playmaker", in una connotazione che interpreta questo sistema difensivo-offensivo come uno strumento che in qualche modo è parte integrante del comportamento della squadra in campo, quasi come fosse uno dei calciatori della formazione. Dal punto di vista individuale, il Liverpool presenta la sua carta da visita già dall’estremo difensore, quell’Allison Becker comprato a suon di milioni dalla Roma. La notevole fisicità di un reparto difensivo che partecipa molto attivamente alla manovra offensiva si unisce a una mediana dove calciatori come Fabinho, Keita, Wijnaldum, Milner e Lallana, solo per citarne alcuni, garantiscono qualità e quantità. Mane, Firmino e Salah, insieme all’imprevedibilità di Sturridge, non hanno bisogno di presentazioni. Il reparto offensivo dei reds funziona come un meccanismo perfetto. Accelerazioni improvvise e contropiedi ad alta velocità sono le armi migliori di un tridente in grado di mettere in difficoltà qualsiasi difesa.

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Napoli e Liverpool si sono incontrate nel 2010, nel girone di Europa League che ha poi visto qualificare entrambe le squadre per la fase successiva. Nel doppio confronto, invece, i reds hanno a suo tempo prevalso. 3-1 ad Handfield per il Liverpool, con il Napoli avanti grazie a Lavezzi, ma poi rimontato e superato da una tripletta di Gerrard clamorosamente innescato da una serie di autentici “regali” della difesa partenopea, e 0-0 al San Paolo.

Il PSG riconduce il Ciuccio sulla strada di vecchi ricordi. Amari e pieni di malinconia. Sono gli anni del dopo Maradona, di un Napoli, quello della stagione 1992\93, allestito per competere, ma poi ritrovatosi a chiudere una stagione che segnerà l’inizio delle difficoltà finanziarie. In quell’annata il Napoli di Ranieri (che sarà esonerato) viene eliminato ai sedicesimi di Coppa UEFA proprio dai parigini. L’incubo si chiama George Weah (anche il sito del Paris ne rievoca il memento), futuro attaccante del Milan e Pallone d’oro. Il franco-liberiano segna una doppietta al San Paolo, consentendo al PSG di ipotecare la qualificazione, successivamente raggiunta grazie allo 0-0 di Parigi nella gara di ritorno.

Adesso, a distanza di venticinque anni circa, il Paris Saint Germain è ormai una realtà consolidata nel panorama delle grandi squadre europee. Il club di proprietà della Oryx Qatar Sports Investments più che il palmares, vanta una tradizione costruita sulla fortuna finanziaria di ingenti investimenti registrati negli ultimi anni. I parigini vantano un organico di grande livello, soprattutto nel reparto offensivo. Mbappé, Neymar e Cavani formano uno tra i tridenti più forti del mondo. La squadra allenata da Tuchel si presenterà al San Paolo nel segno del Matador, l’uomo che un segno indelebile lo ha lasciato proprio nei ricordi dei tifosi napoletani. A centrocampo i francesi possono contare sulla qualità di Di Maria, Draxler e Rabiot. Senza contare il carisma e l’esperienza difensivi di Buffon tra i pali e Thiago Silva al centro della difesa.
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Il Paris Saint Germain negli ultimi anni ha stentato non poco nella ricerca di un’identità tattica precisa. Il suo gioco, quasi in linea con la tradizione “giovane” di questo club, appare più fondato sulle individualità che su un sistema tattico complesso e performante, tranne che per la capacità del tridente offensivo di riuscire spesso a condurre l’azione offensiva partendo da linee più basse. Nel girone C, di fatto, è la squadra meno organizzata sul piano del gioco, ma, al tempo stesso, la più temibile dal punto di vista delle opportunità individuali. Il PSG possiede la risoluzione del match concretizzabile in ogni momento della partita.

Carlo Ancelotti farà i conti con una sua ex. L’allenatore del Napoli ha trascorso a Parigi due anni della sua carriera. Il girone C per il Napoli non si è sicuramente rivelato un sorteggio agevole. La più temuta tra le squadre di terza fascia. Come da “tradizione” per il Napoli in Champions, il rischio girone a tre è più che fondato. In passato il Napoli ha dovuto affrontare due volte quest’anomalia. Prima nel girone con Bayern, City e Villareal, superato grazie a un’impresa contro ogni pronostico e in cui gli spagnoli hanno concluso a zero punti. Poi, nel primo anno di Benitez, gli azzurri hanno dovuto digerire la clamorosa eliminazione a dodici punti, decisa dalla differenza reti nel trittico a pari punteggio con Borussia e Arsenal e, ancora una volta, con il Marsiglia a zero. Destino simile nella prima (in parte) partecipazione con Sarri. Anche nell’edizione dello scorso anno il Napoli ha di fatto affrontato un girone in cui con City e Shakhtar i partenopei hanno fatto storia a sé, a dispetto di un Feyenoord capace di fare punti solo nell’ultima e ininfluente giornata, battendo in Olanda proprio il Napoli. Ancora una volta, considerando i valori sulla carta, il rischio di una corsa a tre è probabile.