Il sorteggio per gli ottavi di Champions ha detto Napoli-Barcellona. La suggestione, stavolta, non prevale sulla paura. Il Napoli di qualche tempo fa, con Ancelotti in panchina, bravo a condurre grandi partite della massima competizione europea, e con un altro livello di entusiasmo, avrebbe avuto qualche possibilità e avrebbe rappresentato un ostacolo non da poco per i blaugrana. Adesso, invece, la storia è diversa. Il Napoli sta vivendo una crisi senza via d’uscita in campionato, mentre il Barça, reduce dal primo posto nel girone e capolista della Liga insieme al Real Madrid, è tra le grandi favorite per la conquista del trofeo.

Non ci sono precedenti in partite ufficiali tra partenopei e catalani, ma la storia dei due club s’incrocia inevitabilmente con l’approdo di Maradona all’ombra del Vesuvio. Il Pibe, infatti, fu a suo tempo acquistato proprio dal club spagnolo. E, ancora oggi, il Barcellona per i napoletani ha il volto di quel ricordo.

Napoli-Barcellona è una prima storica che per gli azzurri prosegue la tradizione degli ottavi proibitivi. Dopo il Chelsea, vittorioso ai supplementari sul Napoli di Mazzarri, il Real Madrid, vincitore di entrambe le gare nell’ottavo di tre anni fa, adesso gli uomini di Gattuso devono vedersela ancora una volta contro un avversario favorito. Chlesea e Real, a suo tempo, dopo aver eliminato il Napoli, vinsero l’edizione di quelle Champions. Il Barcellona, ovviamente, spera in questo ricorso che alle altre ha sempre portato fortuna. Chiedere al Liverpool.

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Il Barcellona rappresenta una ragione di preoccupazione non soltanto legata al grande tasso tecnico della formazione di Valverde, ma pure a causa di ragioni tattiche. Gattuso sembra voler cercare la strada di un 4-3-3 che, per adesso, appare una chimera, vista l’impostazione differente, con pregi e difetti, che Ancelotti aveva dato alla squadra durante la sua gestione. La correzione di questo Napoli non è semplice. E adesso è molto difficile immaginare come sarà la squadra allenata da Gattuso nel mese di febbraio. Il “Txingurri”, la “Formica”, come è soprannominato il tecnico dei catalani, ha già dato un’amarezza al Napoli qualche anno fa, quando, al comando dell’Athletic Bilbao, aveva eliminato gli azzurri nel preliminare di Champions League.

Il Barcellona gioca un calcio che si genera da un modulo di partenza difficile da individuare con precisione. Una sorta di schieramento non codificato che varia tra un 4-3-3 a un 3-4-1-2. La squadra blaugrana si affida a un ibrido caratterizzato tanto da una fitta rete di passaggi e da una manovra prolungata, quanto da improvvise e imprevedibili verticalizzazioni. L’utilizzo di Messi, Suarez, Griezman e Dembelé consente ogni genere di soluzione, soprattutto con il palleggio rapido. Sergi Roberto, che agisce da esterno destro, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il movimento diretto a far allargare le linee difensive avversarie e a creare varchi per i cursori. 

La capacità di rifinitura dell’undici spagnolo assicura il possesso palla anche in spazi molto stretti. L’allargamento di Jordi Alba e Sergi Roberto aiuta la linea offensiva a salire con quattro uomini senza la necessità di verticalizzare centralmente. La riconquista del pallone, grazie alla rapidità degli attaccanti, genera azioni che partono da scambi stretti e suggerimenti in profondità. In fase difensiva il Barcellona, al tempo stesso, stringe centralmente (soprattutto in fase di transizione difensiva) con un pressing che recupera molto velocemente le posizioni dei propri calciatori e chiude le linee di passaggio degli avversari. La linea a quattro degli attaccanti, anche quando il pallone è in possesso di uno dei centrali difensivi, si sposta a ridosso della difesa avversaria pronta a dare profondità e raccogliere i lanci dalla retroguardia.

La fase di non possesso prevede una linea difensiva molto alta e un pressing orientato su ogni potenziale ricevitore. Quando questo sistema di copertura riesce, diventa molto difficile aggirarlo senza perdere palla. Invece, quando la linea difensiva è più bassa, i centrocampisti accorciano e stringono verso il centro, lasciando libere le corsie esterne, ma chiudendo ogni varco centralmente. Una scelta che costringe gli avversari ad allargare troppo lentamente il gioco.

Le individualità del Barça non hanno bisogno di presentazioni. La doppia gare degli ottavi rappresenta per questo Napoli qualcosa che rassomiglia al momento vissuto in questa stagione. Una doppia faccia. La carica per un grande appuntamento però stavolta non basta. I partenopei hanno bisogno di recuperare una solidità tattica e un’identità precisa per poter affrontare un ottavo che li vede nettamente sfavoriti.