Il viaggio de #LaClasseNonÈAcqua è entrato nel vivo e ora si arriva a un'annata che probabilmente ha dato il maggior numero di talenti al calcio mondiale del 3° millennio, ivi incluso uno che gioca nel Barcellona con la maglia numero 10. Questa formazione è palesemente senza un senso tattico, è frutto solo della fantasia - ancor più delle altre -, ma sono state effettuate delle scelte dolorosissime e dei tagli che potranno anche far discutere. Ci sono due certezze derivabili dall'annata 1987: la prima è che ne vengono fuori due squadre di livello eccelso specialmente, la seconda è che di italiani in queste due squadre ce ne sarebbero pochini a testimonianza di un vuoto generazionale in confronto alle altre nazioni coinvolte. Ma senza altri indugi tuffiamoci in questo 3-3-1-3 senza senso per tattica e talento.

Charles Joseph John Hart, 19/4/1987

Dopo quanto scritto in principio può far ridere la scelta di Hart che comunque ha avuto la meglio su Sirigu, Begovic e Romero per questo posto, ma il portiere inglese è stato una boccata d'aria fresca per tutto il movimento britannico fra i pali dopo anni di tragicomici portieri ed è stato decisivo in tutte le vittorie del City di cui è stato per anni una bandiera prima dell'avvento di Guardiola sulla panchina. Oltre a questo va considerato come dal 2010 al 2018 lui abbia preso parte a tutte le spedizioni internazionali dell'Inghilterra senza nemmeno avere la concorrenza visto il suo rendimento eccelso venendo eletto per tre edizioni consecutive il miglior portiere della Premier League (dal 2010/11 al 2012/13). Non un fenomeno assoluto, me nemmeno l'ultimo degli ultimi.

Gerard Piqué Bernabéu, 2/2/1987

Uno dei più grandi difensori non solo della storia del calcio catalano e spagnolo (rigorosamente in quest'ordine per non offenderlo), ma del calcio mondiale. Su di lui ci sono sempre stati dubbi e pareri discordanti, specialmente all'inizio della carriera, ma i fatti hanno dimostrato come questo marcantonio nato e cresciuto a Barcellona fosse uno dei migliori in quello che fa e il suo palmares è un promemoria di ciò: Campione del Mondo e d'Europa con la Spagna da assoluto protagonista, 4 Champions, 1 Premier quando ancora vestiva la maglia dello United, 7 (sette) Liga e svariati altri trofei in cui lui è sempre stato pedina fondamentale. E altri sicuramente arriveranno da qui alla fine della sua carriera. D'altronde, come si può definire uno che si considera più fortunato di giocare nel Barça che forte con tutto quello che ha vinto e fatto con quella maglia?

Leonardo Bonucci, 1/5/1987

Il difensore italiano più divisivo di sempre, questo lo si deve ammettere. Di lui si dice o che è il nuovo Beckenbauer (no, non lo è) o che è un mestierante nemmeno così bravo (no, non è nemmeno questo). Non è sicuramente fra i primi difensori centrali della storia del calcio italiano, ma chi lo sarebbe coi mostri sacri che sono nati dal lato bello delle Alpi? Lui è sicuramente quello più innovativo, che ha dato un senso diverso a questo ruolo e nonostante qualche stagione travagliata, riesce sempre a mantenere un livello di rendimento elevato risultando decisivo in tutte le vittorie nazionali della Juventus in questo periodo. Un difensore di livello mondiale che tutto il resto del globo invidia all'Italia, che a più riprese è stato cercato ed elogiato dai manager di tutto il mondo, sin da quando - nella Primavera dell'Inter - alzava trofei giovanili: Conte è stato il suo guru, ma da lì in poi Bonucci ha spiccato il volo affermandosi a livello internazionale.

David Luiz Moreira Marinho, 22/4/1987

Altro difensore divisivo, ma la top XI non può prescindere da lui in campo. Sì, David Luiz è sicuramente, per palmares e valori tecnici individuali uno dei tre meglio difensori di questa annata piena di talenti in cui - per dire - vengono esclusi Fazio, Benatia e Vertonghen. A modificare l'opinione collettiva su di lui ci sono sicuramente le valutazioni folli di cui è stato oggetto nelle sessioni di mercato, ma stiamo parlando d un giocatore che a livello di club ha vinto tutto quello che si poteva vincere e a cui è mancato solo lo spunto con la Seleção e non a causa sua. Un difensore centrale con il vizio del gol, con dei piedi da centrale di centrocampo - come gli altri due di questa lista - e con una personalità strabordante che alle volte è stato il suo più grande problema: David Luiz è sicuramente uno dei centrali più forti della sua generazione e merita la titolarità in questa squadra.

Arturo Erasmo Vidal Pardo, 22/5/1987

In patria è venerato a livelli di divinità, in Europa qualsiasi club per cui ha giocato hanno tenuto un ricordo particolare di Vidal e questo perché stiamo parlando sicuramente di un giocatore di livello assoluto, nonostante i suoi problemi comportamentali. Un centrocampista dinamico come pochi che ha fatto le fortune della Juventus dopo il suo approdo dal Leverkusen e che da allora - 7 anni orsono - ha attratto tutti i top club mondiali tanto che dalla Juventus è passato al Bayern e nel periodo più complicato di tutti - a detta di molti - è stato acquistato dal Barcellona che lo ha strappato all'Inter che con lui voleva fondare un nuovo ciclo. Un giocatore diverso dagli altri per caratteristiche tecnico-tattiche e mentali che ha interpretato al meglio il concetto di mezz'ala di inserimento raggiungendo numeri realizzativi che molte punte si sognano, come le due stagioni consecutive in doppia cifra con la maglia della Juventus o le 26 reti in 105 presenze con la maglia del Cile, uno ogni 4 partite, lui un centrocampista.

Sami Khedira, 4/4/1987

La sua carriera è stata costellata di infortuni più o meno gravi, ma il suo rendimento non ha risentito particolarmente risultando essere uno dei centrocampisti più vincenti della sua generazione sia a livello di club che di nazionale, dove è un pilastro. Khedira è probabilmente sottovalutato nell'ottica generale per la sua poca appariscenza, ma la sua importanza tattica lo ergono a tassello chiave di qualsiasi squadra in cui militi, si chiami essa Stoccarda, Real Madrid, Juventus e o Germania. Ha vinto tutto quello che un calciatore può ambire di vincere a qualsiasi livello e solo quando smetterà di giocare si avrà piena cognizione di quanto sia stato fondamentale Khedira nelle vicissitudini delle sue squadre. Vederlo in azione in Serie A deve essere uno sprone a fare meglio ricordando che non serve l'appariscenza per determinare il valore reale di un calciatore, ma la sua classe. E Khedira ne ha da vendere.

Francesc Fàbregas Soler, 4/5/1987

Uno dei talenti più cristallini del calcio mondiale con poca personalità che ne ha falcidiato il rendimento, specialmente in quello che dovrebbe essere il suo prime. Fabregas è stato a lungo il sogno di moltissimi osservatori e tifosi perché è stato il connubio fra eleganza ed efficacia per un centrocampista, specialmente quando vestiva la maglia dell'Arsenal e quella della nazionale spagnola con cui ha vinto tutto da assoluto protagonista. Le chance per potersi mettere nuovamente in luce sono poche ormai, specialmente visto il recente trasferimento in un Monaco claudicante, ma il valore assoluto di questo calciatore non può essere messo in discussione: con una tenacia mentale diversa staremmo parlando di uno dei più forti di sempre, ma già così Cesc è uno dei centrocampisti migliori della sua generazione, uno dei migliori tre nati nel 1987 in cui figurano, fra gli esclusi, Hamsik, Matuidi e Payet, tutta gente che sarebbe titolatissima in altre formazioni. Invece Fabregas ha battuto la loro concorrenza quasi a mani basse perché il suo valore è indiscutibile.

Lionel Andrés Messi Cuccitini, 24/6/1987

Il più grande di tutti per coloro i quali non hanno avuto la possibilità di ammirare dal vivo i mostri sacri e anche per costoro Messi rientra in quella categoria. Non dilunghiamoci con palmares e discussioni frivole: ammiriamo e adoriamo l'ultimo genio del calcio mondiale, l'ultimo vero 10 della storia del mondo del pallone e ringraziamolo per tutte le cose che fa sui campi da gioco con una facilità disarmante. Goat.

Luis Alberto Suárez Díaz, 24/1/1987

Uno dei centravanti più forti attualmente in circolazione, uno dei più forti del calcio sudamericano di sempre e uno dei più vincenti. La narrativa attorno alla sua facile ira riempie le pagine, ma i suoi gol e i suoi movimenti vendono i biglietti, come si suol dire: basta vedere una partita di Suarez dal vivo osservandolo ininterrottamente per 90' per capire che uno come lui sia fuori dal comune e sia praticamente inarrestabile, quando in giornata di grazia, dai difensori avversari. Il resumé della sua carriera parla per lui, ammiratelo in campo come si fa con i più grandi.

Gonzalo Gerardo Higuaín, 10/12/1987

Scegliere solo 3 attaccanti per il 1987 è stato complicatissimo, resta fuori gente come Mertens e Benzema, per citarne solo due, ma la lista è ben più lunga. Inserire Higuain in questo momento storico può sembrare un errore madornale e ci sarà sempre qualche buontempone che sarà in disaccordo con questa scelta, ma se non si inserisce in questa top XI il recordman per gol in Serie A in una sola stagione allora non si deve più fare un lavoro del genere. Gli è sempre mancato l'acuto internazionale, una delle sue più grandi pecche, ma attualmente Higuain rimane uno dei migliori 5 centravanti veri al mondo, non male per uno che non nasce centravanti puro nel River e che arriva al Real per fare la seconda punta nella squadra di Capello. Uno dei più forti essere umani su un campo di calcio, con anche i difetti che gli essere umani si portano dietro e che a lui sono costati titoli anche importanti: carente forse dal punto di vista mentale, ma su un campo da gioco messo nelle condizioni giuste è in grado di segnare più di 25 gol a stagione con la pipa in bocca.

Édinson Roberto Cavani Gómez, 14/2/1987

Uno che è nato il giorno di San Valentino non poteva non far innamorare tutti i suoi tifosi in giro per il mondo, chiedere al San Paolo di lui. Un mostro. Una macchina da gol nata come seconda punta e che con Mazzarri ha avuto la sua consacrazione su livelli che lo proiettano nella stratosfera del ruolo. Al Napoli conclude la carriera con 104 gol in 138 partite, al PSG i gol sono 183 (and counting...) in 265 presenze, praticamente va a segno - se gli va male - una partita sì e una no e comunque con il computo degli assist le squadre che lo hanno in rosa partono sempre, o quasi, dall'1-0 di vantaggio. Un mostro, è un mostro!